Natale col gufo a Sorrento…Un ritrovamento che scatena le credenze popolari
SORRENTO – Il ritrovamento di un Gufo nel centro di Sorrento, a via Pietà, che grazie al WWF di Claudio D’Esposito e la Lipu di Vincenzo Astarita è stato recuperato e rimesso in libertà alle pendici del Faito, è sicuramente insolito perchè, come spiegano i volontari del WWF “…abbiamo pensato che si trattasse di un errore di identificazione, convinti di imbatterci in una civetta, un rapace importante e prezioso ma più comune nei centri urbani“. Invece si trattava proprio di un gufo, appollaiatosi sulla cancellata di un negozio e che non appariva per nulla disturbato dalla calca dei curiosi intento a guardarlo. “Si trattava di un esemplare adulto in migrazione – racconta Claudio d’Esposito – e non sappiamo per quale motivo si sia trovato a volare nel dedalo di vicoli di Sorrento, forse si è fermato per riposare, o era disorientato dalla luce delle luminarie oppure, più probabilmente, era in cerca di topi…ora ci auguriamo riprenda il suo viaggio verso sud“.
Questo ritrovamento, davvero insolito, di un gufo in pieno centro cittadino ha indotto qualche riflessione sulla simbologia popolare legata a questo rapace notturno comparso misteriosamente in città alla vigilia della festa dell’Immacolata che dà il via alle festività natalizie. Quasi a voler essere presago di qualche evento o a rappresentare un’ammonizione. Proprio su questo aspetto c’è qualcuno chi si sofferma a riflettere: “In un momento di crisi, di difficoltà generali e di angoscia per il futuro l’apparizione del Gufio appare come un monito alla città che spende e spande come nulla fosse…Attenzione quindi a sottovalutare la simbologia e il significato che la tradizione popolare attribuisce a certi eventi, soprattutto quando appaiono evidentemente inusuali…“. Non sembra che il sindaco della città, Giuseppe Cuomo, sia superstizioso, ma siamo certi che nell’apprendere la notizia qualche scongiuro l’abbia spontaneamente fatto! In effetti il gufo, a differenza della civetta e di altri rapaci, è tradizionalmente considerato portatore di cattivi presagi. Su quest’uccello notturno si raccontano tante storie. “…Il gufo infatti viene considerato a torto animale che aspetta la morte per potersi cibare dei cadaveri (uccello del malaugurio). Si diceva che sentisse la morte e si mettesse in attesa, da cui il termine gufare. Durante il Medioevo, molte persone credevano che i gufi avessero a che fare con la stregoneria. Si credeva che la notte di Halloween, demoni in forma di gufi viaggassero assieme alle streghe e ai loro gatti a bordo di manici di scopa per andare al Sabba delle Streghe. I gufi erano quindi anch’essi dei famigli e di alcuni si credeva addirittura che fossero streghe travestite. Ragion per cui vedere o sentire un gufo era fonte di paura per molte persone. Anche nell’antica Roma il gufo era uccello di malaugurio: la loro presenza indicava cattiva fortuna (il gufo era chiamato STRIX dai Romani, parola che significa STREGA), e a tutt’oggi c’è chi pensa che sentire un gufo nel buio della notte indichi morte o cattivi presagi. Ma non tutti mettevano in relazione il gufo e i cattivi presagi: gli antichi Greci lo ritenevano un uccello sacro, accompagnatore di Atena – la dea della saggezza e patrona della città di Atene. Ecco perchè il gufo è anche definito un uccello “vecchio e saggio”. Il gufo accompagnava anche la dea della guerra degli antichi Romani, Minerva. Il gufo è un simbolo molto fortunato per le streghe e per le persone nate sotto uno dei tre segni di Terra (Toro, Vergine e Capricorno). Secondo alcune superstizioni popolari, gufi e civette essendo uccelli noturni,quando posti in casa, veglierebbero sul nostro sonno avvertendoci col loro stridulo verso di una imminente sventura. Nella tradizione fiabesca e nel mondo dell’animazione il gufo è quasi sempre rappresentato come un animale saggio ed erudito, che diffonde la sua cultura a tutta la comunità animale con cui entra in contatto. In Spagna, alcune credenze popolari ritengono che al momento della crocifissione di Gesù fosse presente un gufo, il quale dopo avere assistito a quella atroce agonia, non potè più fare a meno di ripetere il suo tradizionale verso “cruz”, cioè “croce”.