Diario Politico©Raffaele Lauro

Opinioni/Troppi interrogativi sul futuro dell’Italia

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di Gaetano Mastellone

Gaetano Mastellone

Martedì 23 agosto 2011:  la manovra inizia il suo iter parlamentare. Come cittadino italiano, quindi come “datore di lavoro” – in quota parte – dei signori della politica lancio loro un appello e faccio qualche considerazione sul dove intervenire. L’Italia non è fatta solo di “ritocchi alle pensioni” è fatta anche di far pagare le frequenze TV, invece di pensare a “regalarle”! Operate con il buon senso del padre di famiglia! Noto troppe discussioni accese, troppi personalismi, troppi parlamentari che “cinguettano” sui blog e sui media solo per farsi “visibilità”. Fatti? Pochi! Noto poca “voglia” di ri-costruire la nostra Italia. Vi rammento che oggi avete – tutti – una responsabilità enorme. Mi auguro in primis che il rapporto tra maggioranza e opposizione possa essere finalmente costruttivo. Dovete ridare fiducia ad un paese che ha grandi risorse umane, un grande risparmio che si può mobilitare, una grande patrimonio che si può mettere a frutto. Ma la politica deve dimostrarsi all’altezza del compito. Date un esempio forte! Non fate come l’abolizione dei “vostri viaggi aerei in prima classe”! Una bufala! Perché non iniziate immediatamente anche l’iter costituzionale per modificare gli articolo 56 e 57 della Costituzione, quelli che stabiliscono in 630 il numero dei deputati e in 315 quello dei senatori? Vi costa troppo? Ho letto che basterebbe una legge di due righe per dimezzare questi numeri, una legge che se ottenesse i due terzi dei voti del Parlamento potrebbe completare il suo iter con doppia approvazione entro tre mesi e non sarebbe soggetta a referendum. Non credete che sarebbe un buon esempio? Gli italiani ne sarebbero felice e vedrebbero in questa legge un esempio di buona volontà e di capacità della politica di chiedere innanzitutto a se stessa i sacrifici per rendere più moderno, e ricco di fiducia, questo paese. Cosa pensare di questa manovra? C’è poco da dire. In primis “quelli della politica” ci hanno ridotto in condizioni pietose, e non mi vengano a parlare che la colpa è della speculazione! Purtroppo temo che questa nuova manovra non affronti nessuno dei problemi strutturali dell’Italia. Sul fronte provvedimenti poi i punti di debolezza sono molteplici. La manovra infatti promette tagli e nuove tasse, ma non contiene praticamente nulla per affrontare il problema principale dell’attuale realtà italiana, quello della crescita che non c’è. A mio parere ci esporrà ad una vera e propria, e definitiva, crisi di credibilità. L’Italia, negli ultimi 5 anni, ha conosciuto una lunga stagnazione. E poi, una pesantissima recessione. Il reddito medio, quello pro-capite, è rimasto ai livelli del 1998-1999. Son passati dodici/tredici anni e l’italiano – quello vero – si è impoverito sempre di più. Lo sapete che dal 1990 al 2010 con un reddito disponibile stagnante, il risparmio annuo pro capite, è diminuito di quasi il 60% (circa 4.000 euro nel 1990, 1.700 euro nel 2010)? Se nel 1990 ogni 100 euro di reddito 23 finivano in banca, oggi sono meno di 10. In termini percentuali, a parità di reddito prodotto, la quota destinata al risparmio si è in pratica ridotta di quasi il 60%, da circa 4.000 euro nel 1990 ai 1.700 euro del 2010. Di contro l’italiano ricco, cioè l’italiano non vero, si è arricchito sempre di più! Gli italiani veri hanno sempre pagato le tasse, gli altri se ne sono fregati! Insomma la situazione è che l’economia, dal punto di vista del reddito delle famiglie, non è cresciuta negli ultimi 12 anni. Siamo l’unico paese dell’area Ocse in queste condizioni. Una manovra come questa non solo non fa nulla per la crescita ma risulta recessiva negli effetti. Questa manovra ci fa rischiare, altro che salvare. Rischia di rendere più lunga questa situazione. Purtroppo, non vedo provvedimenti orientati a rilanciare la vocazione di crescita della nostra economia. Bisogna puntare sulla liberalizzazione dei servivi e sul lavoro. Vi è un forte carico fiscale e previdenziale che rende relativamente più alto il costo del lavoro e nello stesso tempo più bassi salari e stipendi per operai e impiegati. Vi sono vincoli amministrativi e oneri impropri che limitano le possibilità di nuovi investimenti. Liberalizzare i servizi significa affossare le molte protezioni che vi sono in Italia, bisogna dare più libertà e più spazio alla concorrenza. Da ciò ne trarrebbero beneficio sia le famiglie che le aziende. Dove c’è poca concorrenza nei servizi, questi costano di più. Quindi, le nostre imprese affrontano costi superiori rispetto alle concorrenti con le quali si confrontano nei mercati internazionali. Non riescono ad esportare. Questi sono solo alcuni esempi. Poi c’è il problema del lavoro e dei giovani. Parliamo del  precariato. Il problema è assai grave. Oggi i giovani vengono assunti subito con un contratto a tempo indeterminato. Ma questo contratto, per i primi tre mesi, concede al datore di lavoro la possibilità di licenziamento e al lavoratore tutele che crescono nel tempo. Così facendo abbiamo un mercato del lavoro molto rigido ed un mercato che non investe sulla formazione. Ed è questo il punto fondamentale. Ieri i giovani erano oggetto di formazione; oggi, purtroppo, non lo sono piú. Poi c’è il problema della evasione fiscale. La lotta all’evasione fiscale, per esempio, è certamente un richiamo doveroso e importante che tutti gli italiani che pagano le tasse fanno ai politici ed al Governo: ma l’impegno contro l’evasione dovrebbe essere una pratica costante di un buon governo e non una risposta ad una situazione di emergenza. Come crescerà il nostro paese? E’ forse questo l’interrogativo più inquietante.

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