La notizia dell’
assunzione di
13 infermieri nei due Ospedali peninsulari ha scatenato i commenti e gli interventi dei
lettori e probabilmente dei
soliti interessati a manipolare i fatti. Ovviamente non li pubblichiamo tutti anche perchè, e lo ripetiamo, quando
si posta un
commento che alla verifica risulta
anonimo e il suo contenuto potrebbe risultare
offensivo, non lo pubblichiamo. Ultimo a giungerci, in ordine di tempo, è invece la seguente
nota che merita di essere evidenziata perchè fornisce un lettura diversa e interessante circa le motivazioni dell’assunzione di questi infermieri.
Leggiamola: “
Questa notizia fa ridere anche i polli, perchè se era per RUSSO GLI OSPEDALI DI VICO E SORRENTO potevono anche essere chiusi.Gli infermieri vengono assunti perchè hanno vinto due cause nei confronti dell’asl na 3 dopo che il commissario VITTORIO RUSSO gli aveva bloccato nel mese di agosto le loro assunzioni. Quindi non è opera di RUSSO MA DELLA GIUSTIZIA“. Ovviamente questa ulteriore precisazione fa emergere un’altra
verità che riconduce il ragionamento nei confini del
diritto e se così non fosse aspettiamo l’intervento dei
responsabili dell’
Asl na 3 affinchè chiariscano la questione, sempre e solo in onore di quella verità che, in generale, è diventata difficile da individuare. Aggiungiamo però: che la decisione, squisitamente politico-dirigenziale, di assegnare queste preziose unità lavorative nell’ambito dell’Asl Na3 all’area sorrentina, viene incontro a un impegno pubblicamente assunto da
Russo per rispondere a un’emergenza reale di queste strutture. Su questo argomento si sono spesi molto gli amministratori locali e in particolare
Vincenzo Iaccarino, vice sindaco di Piano, che per incarico dei Comuni peninsulari sta sovrintendendo al programma di realizzare un ospedale unico in penisola sorrentina. Prendiamo allora spunto da qeusti episodi e dalla lettera inviataci e pubblicata del sig.
Gargiulo il quale praticamente sostiene che
i medici non debbano fare politica. Opinione rispettabile sicuramente, ma che non condividiamo in assoluto perchè con questo criterio gli
avvocati, gli
ingegneri, i
commercialisti, i
docenti, gli
imprenditori, i
giornalisti e così via neanche dovrebbero fare politica. Quindi non regge, anche se offre lo spunto per distinguere tra la
qualità dei professionisti e la
qualità dei politici che sono in campo e a tutti i livelli. In
Penisola Sorrentina, per esempio, la politica è “
dominata” dalla
classe medica che occupa tutti i ruoli chiave della pubblica amministrazione. E’ un bene o è un male? Questo le devono giudicare gli
amministrati e gli
utenti della sanità cercando però di non confondere il ragionamento:
giudicare automaticamente un buon medico anche un buon politico se invece non lo è. In questo senso
spetta ai cittadini-elettori saper esercitare il diritto di
scelta e di
voto adottando un criterio preciso che non può valere quando l’interessato è agli
esordi sulla scena politica, cioè quando si candida per la prima volta! In questo caso gli
elettori sono motivati nella scelta e quindi nel voto dalla
conoscenza che hanno del candidato proprio in virtù della professione e dell’attività che svolge. Cosa diversa, necessariamente diversa, è quanto accade in seguito, cioè quando il candidato eletto ha maturato un’esperienza nel governo della città e dovrebbe quindi
ottenere il consenso per quello che è stato in grado di fare come pubblico amministratore nell’esercizio del suo dovere di sindaco, di assessore, di consigliere. Purtroppo l’
errore lo commettono gli
elettori che molto spesso
rinunciano a fare questo discrimine tra le due funzioni e quindi continuano a votare il
medico, l’
avvocato o il
commercialista solo perchè è il proprio medico, il proprio avvocato o il proprio commercialista. Senza parlare del caso in cui il
politico è il proprio
datore di lavoro. Egregio sig.
Gargiulo, qui sta l’
equivoco, non già nell’assumere come
principio che alcuni professionisti non debbano fare politica, perchè sarebbe un grave errore. Invece sicuramente c’è una categoria di persone su cui dovrebbe essere mantenuto alto il livello di attenzione circa il
proprio impegno in amministrazione: si tratta dei
dipendenti comunali che sempre più spesso si ritrovano a passare nel ruolo politico-amministrativo in Comuni diversi da quelli in cui lavorano. Ciò sta determinando una nuova e speciale “
casta” che interessa trasversalmente le
municipalità ed è in grado di
condizionare l’amministrazione più di quanto possa apparire. Senza pregiudicare il diritto di ciascuno occorre però che il legislatore introduca su questo aspetto norme di tutela per la p.a. Per ora dobbiamo contare sull’assoluta
buona fede anche di queste persone che, forse ancora più degli altri visto che conoscono dall’interno i meccanismi e le disfunzioni delle amministrazioni locali, debbono assicurare e dare un contributo maggiore
ciascuno per il buon governo della cosa pubblica.