Italia

Rapporto Censis 2024…Ma l’Italia è una barca che non va!

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L’Italia “galleggia”, caratterizzata da un ceto medio “sfibrato”, una povertà assoluta a livelli impressionanti e una povertà relativa “con busta paga”. Un’Italia che non vota più è un’Italia che teme i migranti. Un’Italia nella quale i redditi reali sono calati del 7% in 20 anni e la ricchezza pro-capite è diminuita del 5,5% nell’ultimo decennio, tanto che non è possibile migliorare la propria condizione sociale. L’italiano medio è molto preoccupato.
Siamo una nazione dove si deve pagare per la salute che si sta spostando verso quella pubblica, cioè la salute “dei ricchi”. Un’Italia che non sa padroneggiare la lingua italiana (anche chi frequenta la scuola superiore) tanto che uno su due non legge neanche un libro l’anno, ma dove si guardano solo tanti video sui social.
È questa solo una prima parte della fotografia – preoccupante – che emerge dal Rapporto Censis 2024 presentato ieri a Roma.
Poi il Censis ci ha indicato, in modo molto chiaro, fra i tanti, tre dolenti punti italici attuali:
1) le noti dolenti della crisi del ceto medio italiano
2) l’arretramento della perdita del potere di acquisto
3) la denatalità.

Ad esempio, che c’è qualcosa che non va nella ripartizione della ricchezza, dal momento che dal 2023 al 2024, il numero di italiani con un patrimonio superiore al miliardo di dollari è salito di 6 unità, passando da 56 a 62, pari a un incremento di circa il 10%. Inoltre la ricchezza dei cosiddetti Paperoni ‘vale’ l’8,4% del Pil.
A questo dato ne aggiungo un altro: la classifica di Eurostat non premia l’Italia perché il 34% delle persone intrappolate nelle difficoltà finanziarie lo era già a 14 anni, mentre la media europea è del 20%. Quindi il “cancro italico” parte da lontano.
Sono dati che fanno emergere in modo evidente (non li ‘vedono’ solo coloro che hanno il prosciutto davanti agli occhi) un problema di equità sociale, dove a farne le spese sono gli indigenti e il ceto medio produttivo che si è impoverito. Una torsione sociale evidente e lo è – credo – da quando non c’è più in Italia la mediazione dei grandi partiti della prima Repubblica. Dove le istanze sociali erano ben presenti nelle agende dei partiti di allora.

Per essere precisi, erano tempi in cui i segretari di partito come Moro, Andreotti, Forlani, Berlinguer, Craxi o un Almirante, avevano più potere e prestigio di ministri e primi ministri. Perché dalle Sezioni politiche di paese (la vita della politica che sono scomparse) alle Assemblee Nazionali emergevano richieste e richiedevano precisi impegni, che non solo i Governi ma anche le grandi imprese e gruppi statali dovevano tener fede, non a parole ma nei fatti.
Oggi? Governi che governano con una risicata maggioranza frutto di solo il 50% degli italiani, quindi non rappresentativa di tutti. Politici, spesso improvvisati o messi sulle sedie del ‘potere’ per lobby, amicizie, familismo o amicismo. Politici che, come già scritto, fanno politica dai vari social e solo con post di annunci! Politici che fanno politica, anche internazionale e cercano di accreditarsi con selfie, di scarso livello.
Chiudo con una convinzione: l’Italia è una barca che non va! Auguriamoci in un classico colpo di reni della politica nazionale, di Regione e di Paesi che coinvolga di più le forse sane di esperienza, professionali in dibattiti finalizzati a progetti – programmi – azioni.
Lo faranno? Ho i miei dubbi ….

*Commendatore al merito della Repubblica Italiana

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