Elezioni USA: Imparai ad andare controcorrente. Nessuno ha mai fatto un viaggio epico navigando in acque calme*
di Luigi Poi
Tra poche ore gli Stati Uniti d’America sceglieranno a chi affidare le chiavi della Casa Bianca dove si insedierà la persona che assumerà nelle proprie mani (e nella propria testa) una buona parte del potere che governa il Mondo. Potere oramai, senza più ombra di dubbio, fortemente insidiato da nuove alleanze politiche-strategiche che puntano decisamente a sovvertire l’attuale ordine sociale e economico. La tattica delle guerre per procura e lontane dai propri confini attuata da decenni dagli USA per indebolire gli storici avversari non sta dando i risultati sperati. Anzi! Male in Ucraina, malissimo in Medio Oriente. Troppe vite innocenti (vere e proprie stragi di bambini) stanno disorientando la coscienza dell’umanità al di là del credo politico. Si parla e si scrive di centinaia di migliaia di morti come se fossero noccioline o bruscolini. La guerra in Ucraina sta decimando una intera generazione di giovani, cioè il futuro di quel Paese dai tanti confini. Il popolo Palestinese stretto tra i terroristi di Hamas e la smisurata violenza della tecnologia bellica Israeliana è oramai una larva di comunità affamata, martoriata, mortificata, violentata anche nell’anima. Qui da noi il dibattito politico, almeno agli occhi di quelli che si sono liberati dai paraocchi della propaganda, degli slogan preconfezionati e dell’imperativo ideologico, sembra veleggiare quasi come se navigassimo in un mare perennemente calmo e chiudendo gli occhi e tappandoci le orecchie su quello che succede oltre le sponde italiche. I nostri problemi ci sono, indubbiamente da decenni, e non hanno trovato risoluzione adeguata e tanto dovrebbe invitare a valutare la possibilità di “larghe intese“ su tematiche di sopravvivenza, fermo restando che in democrazia chi vince regolarmente le elezioni ha tutto il diritto–dovere di governare. E la politica degli slogan fatta per di più guardando dai buchi delle serrature non porterà da nessuna parte.
Qualche volta l’andare controcorrente è scomodo, attira “male parole“, genera antipatia ma se è fatto in buona fede ed è basato su analisi statistiche certe e su dati inconfutabili può risultare un giusto percorso per ampliare i confini di una discussione critica e favorire un bagno di sano pragmatismo scrollandosi di dosso eccessi ideologici precostituiti. Ecco, tanto per portare all’attenzione del lettore di “Politicainpenisola“ qualche campione, l’eccesso di enfasi del dibattito sulla Autonomia Differenziata o sul terzo mandato al governatore De Luca o su altre cose che al cittadino semplice interessano poco e niente. Spesso si alzano, poi, cortine fumogene semplicemente per distrarre da altre magagne oppure per mancanza di argomenti seri o per preconcetta volontà di rifiuto a dibattere e confrontarsi pragmaticamente. Un esempio per tutti? A proposito della legge proposta dalla Lega c’è poco da mescolare le carte quando si leggono e si esaminano i risultati di ricerche effettuate da riviste e centri studi specializzati in merito alle città dove si vive meglio ed i parametri utilizzati sono obiettivi e gli standard impiegati sono rigorosi. La realtà è quella! Il 17 ottobre è stata pubblicata da Money.it il “Rapporto sul Ben Vivere e la Generatività (anche i sapientoni della statistica usano paroloni per distinguersi dal volgo) delle provincie italiane 2024 “ che ha messo ancora una volta in evidenza il forte sbilanciamento in favore del Settentrione della classifica delle città dove si vive meglio.
Ad eseguirlo è stato un team di economisti indipendenti. Ebbene nella lista delle 10 città più vivibili non ne compare alcuna del Centro Sud. La migliore è Pordenone a seguire Siena e Milano. La decima è Bolzano. Le peggiori (comprese le loro province, ci siamo anche noi, ahimè) sono Caltanisetta, Foggia, Catania e Napoli. I parametri usati? Capitale umano, lavoro ed occupazione, servizi alla persona, assistenza sanitaria, economia, ambiente, turismo e cultura. Consolano i miglioramenti, lievi, di Bari, Benevento e Isernia. Allo stesso risultato è pervenuta una ricerca di “Quality of life in European cities“ pubblicata il 19 ottobre che ha considerato un “mix di fattori“ come sicurezza, opportunità lavorative, inclusione sociale, economia e servizi pubblici. Per quanto riguarda l’Italia sono Trento e Trieste a fare la parte del leone seguite da Cagliari, Bergamo, Brescia, Bolzano. Anche questo studio segnala il miglioramento di Bari e, a sorpresa, di Messina. Ma le città del nord occupano tutte le prime posizioni. Tragica la situazione di Roma, il dato peggiore in assoluto. Ed in materia di servizi ed accoglienza anche per noi brutte notizie vengono dalle recensioni dei turisti che sentenziano la Costiera Amalfitana come una delle località turistiche internazionali con la maggiore percentuale di giudizio come “fregatura“. La criticità evidenziata è “il famoso viaggio in auto da Sorrento lungo la Costiera”. Cosa ben nota oramai da anni ed obiettivamente, in uno con tutto il disagio della mobilità in uscita ed entrata in Penisola, è una vera spada di Damocle per la qualità della vita e del turismo stesso. L’insieme di queste evidenza non conforta ma a ben vedere e ragionare apre una riflessione sulla polemica in corso tra le forze politiche sulla utilità o meno della legge sull’autonomia differenziata e perché è tanto ostacolata.
L’utilità del polverone alzato sulla “Autonomia differenziata“ a prescindere e sui presunti danni all’economia ed allo sviluppo civile e sociale di parte del Mezzogiorno d’Italia andrebbe meglio meditata. Chiaramente la “Politica“ di entrambi i fronti meriterebbe maggiore e più alta dedizione e il superamento degli slogan meramente propagandistici, e andrebbe messa da parte la voglia matta di piazzare bandierine. Sarebbe stato necessario un maggiore confronto e tempi più lunghi per una più profonda analisi di costi e benefici ma anche non sparare a zero, tanto per rifiuto puramente ideologico ed elettoralistico. E’ un errore in momenti difficili (guerre, fanatismo pseudo religioso e rinascita degli estremismi)! I politici (e i governatori) del Meridione avrebbero tutto il diritto ad opporsi strenuamente contro la legge Calderoli se regioni come Campania, Calabria, Puglia fossero esempio di efficienza e potessero vantarsi come modelli da imitare nei campi più sensibili, delicati, vicini alle esigenze quotidiane della cittadinanza come la sanità (il turismo sanitario, malati che si vanno a curare al Nord, è costato nel 2023 alla regione Campania 530mln di euro di cui circa 300mln per minore quota attribuita e 230mln persi prettamente per il fenomeno emigratorio), l’istruzione, la qualità della vita, i servizi fondamentali come il trasporto urbano.
Ma purtroppo e amaramente non è così! I ritardi accumulati sono tanti, il Sud continua a rimanere una risorsa ma il tempo passa e non si vede la luce. Se non ci fosse stato l’irrigidimento della Lega (per motivi prevalentemente elettorali) e la levata di scudi (per motivi prevalentemente elettorali) di alcuni governatori meridionali e del PD si potevano superare le criticità del provvedimento legislativo e meglio specificare ed equilibrare i vari passaggi, le nuove attribuzioni e le maggiori competenze assegnate dal fresco assetto regionale previsto dalla legge di Autonomia differenziata. Anche perché ci sono problematiche che tutti gli Italiani (specie quelli più deboli economicamente e con mena forza rappresentativa) stanno pagando caramente sulla loro pelle e che possono essere risolte solo in un clima di concordia nazionale e di esplicazione di una politica con la “P “ maiuscola. E per di più ed a maggior forza non si può negare che esistono complesse spinosità che non investono solo le regioni del Meridione ma tutto il territorio Italiano e tutta la comunità dalle Alpi alle sponde siciliane. Problemi che vengono da lontano, indubbiamente, ma che non possono essere più lasciati senza soluzione.
E sono quelli che investono la sicurezza della quotidianità, la qualità della vita, la convivenza civile, il benessere economico diffuso e sono maleficamente collegati tra di loro. L’elenco è lungo: – scurezza (gestione carceri, “movida” fuori controllo, baby gang, spaccio di droga sotto casa, esposizione a furti e rischio incolumità nelle metropolitane e nelle stazioni ferroviarie); – mancanza di abitazioni per giovani coppie, per meno abbienti, per giovani studenti e lavoratori alla prima assunzione; – carenze e disomogeneità sanitarie, medicina di famiglia, esodo di giovani specialisti; – emigrazione irregolare con conseguente clandestinità incontrollabile; – fanatismo religioso e odio verso il benessere occidentale; – riconoscimento del merito specie nella scuola e nel settore pubblico e maggiorazioni e più equilibrio delle remunerazioni; – lentezza burocratica e giudiziaria (con errori che seppelliscono anche in vita chi li subisce); – corruzione e criminalità organizzata.
Una somma di problemi che può alla lunga infettare in modo letale il sistema democratico del nostro Paese e se ciò malauguratamente accadesse metterebbe a rischio proprio gli strati più deboli e particolarmente quelli che abitano nelle regioni del Sud. La saggia fermezza del Presidente della Repubblica è al momento un solido baluardo ma la foga di chi sente il vento in poppa e sull’altro versante la paura di chi sente il terreno venir meno sotto i piedi non promettono niente di buono. Fermarsi finché si è in tempo è solo un minimo e banale auspicio. Ma qual è l’alternativa ?
Tanto più che alcune di queste problematiche (ambiente, emigrazione, diffusione di droghe sempre più potenti, povertà, violenza urbana) non sono esclusività italiana, anzi! Anche dal punto di vista squisitamente economico essendo la nostra nazione produttrice di manufatti per le grandi industrie Europee ed Americane, esportatrice di prodotti agricoli e gastronomici in tutto l’occidente e non solo, dipendente energeticamente, grande “Hub“ dell’accoglienza i cui risultati economici sono indubbiamente fondamentali per la nostra crescita, diventa quasi ridicolo litigare per il terzo mandato a De Luca o a Zaia, della guerra fratricida tra Conte e Grillo, del campanilismo tra Nord e Sud (più politico che popolare), della testa spaccata dell’ex ministro Sangiuliano, se è più “perfida“ la Lucarelli o la Bruganelli, se i criptici (quasi bizzarri) eloqui del neo ministro della cultura, Giuli, sono frutto di troppe letture filosofiche o di congenita difficoltà a parlare con semplicità o quant’altro di gossip inutile e deviante. C’è altro invece di cui preoccuparsi, come ben fa il Corriere della Sera nei suoi editoriali del 3 u.s: “un leader volgare ed una candidata debole si contendono una democrazia impoverita ed incattivita“. Ecco perché il risultato delle elezioni Usa sono assolutamente più importanti di quelle regionali di Umbria ed Emilia –Romagna e al di là dell’esito il rischio è grosso perché come appena evidenziato entrambi i candidati alla più prestigiosa e potente carica di governo del Mondo hanno evidenti punti deboli caratteriali e culturali. E questa volta dato i cataclismi belligeranti in corso alzare gli occhi al cielo ed esclamare “Dio ce la mandi buona“ è veramente poca cosa.
*Da raccolta di aforismi “ Verso la consapevolezza “