Renzi “malaware” della politica italiana manda in frantumi il “campo largo”
Il fotogramma dell’abbraccio galeotto tra Elly Schlein e Matteo Renzi in occasione della “partita del cuore” del luglio scorso prelude a quello che poi è maturato l’altro ieri nel salotto televisivo di Porta a Porta: la rottura di Giuseppe Conte sul progetto di costruzione del cosiddetto “campo largo“, l’ultima formula inventata per costruire, o tentare di costruire, un’alternativa elettorale e di governo al centro-destra di Giorgia Meloni. Azione, il partitino di Renzi, è incompatibile con il Movimento 5 Stelle, ha dichiarato Conte: l’insistenza e l’ambiguità della segretaria PD rispetto alla richiesta di Conte di escludere definitivamente dai giochi l’inaffidabile e pericoloso Renzi alla fine ha provocato la rottura che per il momento manda all’aria qualunque prospettiva alternativa e rimette in corsa il centro-destra anche nella partita elettorale delle regionali che si terranno in Liguria (27 e 28 ottobre ’24), in Emilia Romagna e in Umbria (17 e 18 novembre ’24). La rottura è stata indubbiamente clamorosa e ha messo a nudo, tra l’altro, una serie di fragilità di quest’area progressista: l’estrema litigiosità sui temi, sulle alleanze, sui ruoli. Succede così che Renzi che in Parlamento vota, sul 90% dei provvedimenti, insieme al centro-destra decide di schierarsi col centro-sinistra, corteggia, ricambiato, la Schlein immemore dei disastri che l’ex segretario del PD ha provocato al governo-Letta al governo-Conte favorendo di fatto proprio l’ascesa di Meloni&C.
Letta è prossimo a uscire dal Parlamento avendo ottenuto la nomina di decano dell’Istituto de Empresa (IE) di Madrid; Conte è alle prese col redde rationem interno con Beppe Grillo e la pattuglia dei nostalgici del Movimento che non vogliono attuare la riforma proposta da Conte per rendere più competitivo quello che ormai deve considerarsi a tutti gli effetti un partito. In ballo c’è non soltanto la leadership dei 5 Stelle, ma anche la sua nuova collocazione sugli scenari nazionali e internazionali nel momento più drammatico che il mondo sta vivendo dal 2022 (quando è iniziata la guerra russo-ucraina) e che potrebbe sfociare nel terzo conflitto mondiale vista l’escalation in allargamento del conflitto israelo-palestinese. L’annuncio di Conte nel salotto di Bruno Vespa ha oggettivamente spiazzato tutti soprattutto per la radicalità della scelta, ma non essendo Conte uno sprovveduto è chiaro che sia frutto di un calcolo di cui in questo momento possono avvantaggiarsi soltanto Meloni, Tajani e Salvini. Qualche giorno fa c’era stato il segnale dell’imminente frattura: il voto dei 5 Stelle per il nuovo CdA della RAI (insieme a Sinistra e Verdi) lasciando al palo il PD. Ora che c’è da eleggere il presidente della RAI e alla maggioranza mancano due voti soltanto per promuovere il proprio candidato (finora Simona Agnes proposta da Forza Italia) Conte potrebbe risultare determinante e anche in questa ottica potrebbe essere letta la decisione di rompere il campo largo.
Certo è che in materia di politica estera Conte e la Schlein rappresentano due posizioni antitetiche e difficilmente conciliabili sul piano politico-programmatico e la politica estera è il cardine di qualunque alleanza di governo. Non è che sul fronte della destra ci sia assoluta omogeneità di vedute e di comportamenti, anzi! A differenza però dell’area progressista, Meloni&C sanno compattarsi nei momenti elettorali in difesa del potere. E si tratta di una differenza di non poco conto! Renzi, che incarna tutto il peggio della politica contemporanea, si è insinuato come un malaware nel sistema progressista infettandolo e producendone l’implosione rendendo di fatto un grande servigio alla Meloni a breve termine, cioè per i risultati delle elezioni regionali di ottobre e novembre, e nella prospettiva elettorale nazionale ancorché lontana. Missione compiuta, anche se in politica vale sempre il “mai dire mai“.
Indubbiamente a Conte l’idea della Schlein leader dello schieramento progressista non va giù e quindi rimescolare le carte con possibili e probabili ripercussioni elettorali gli serve anche per affermare il ruolo decisivo svolto da lui e dal Movimento se si ambisce a vincere le elezioni politiche quando sarà il momento! Dal canto suo la Schlein ha finto di non comprendere il disagio di Conte a convivere nell’alleanza con Renzi palesando l’interesse a tenerlo nello schieramento nonostante si tratti di un pedina inaffidabile, incontrollabile e in grado di qualunque azione. E Conte si è comportato di conseguenza riaprendo, a suo modo, i giochi interni all’area progressista dimostrando un indubbio cinismo politico. Ma fa parte del gioco e questo la Schlein lo sa…ora però si gioca un’altra partita che non è quella di un cuore…falso!