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Grillo e Conte: round finale. Ma il “Movimento 5 Stelle” è un brand politicamente scaduto!

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Giuseppe Conte

Beppe Grillo

Che si giungesse a una “resa dei conti” tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte sull’identità e sul ruolo del Movimento 5 Stelle era scontato e la convention di ottobre, con i trecento chiamati a confrontarsi e a scegliere quale sarà il modello di movimento-partito sovvertendo o meno alcune regole di fondo statuite ab origine dalla coppia Grillo-Casaleggio, sancirà la separazione. In ogni caso inizierà un nuovo corso di questo soggetto politico che potrebbe svolgere un ruolo fondamentale nella costruzione dell’alternativa di governo all’attuale centro-destra.

In ballo ci sono due visioni: quella di Grillo, movimentista e aggressiva, tanto per restare fedele a un modello ampiamente superato, ma più comodo da gestire sul piano pratico e mediatico; quella di Conte improntata a una logica partitica con una chiara proiezione in chiave governativa e quindi politico-programmatica su temi come la tutela del reddito delle fasce deboli della società, una politica sanitaria che non stravolga il modello del servizio sanitario nazionale garantendo a tutti i cittadini le stesse opportunità di assistenza, la pace e quindi l’opposizione ai conflitti in corso. Su quest’ultimo tema e quindi in materia di politica estera le differenze col PD sono enormi e probabilmente insormontabili, circostanza che rappresenta un limite oggettivo al varo di una piattaforma di governo alternativa.

Attorno a queste due visioni si giocherà la partita Grillo-Conte dovendosi tener presente, soprattutto da parte di Conte, che il brand 5Stelle non è più commestibile agli occhi dell’elettorato e che quindi ossessionarsi alla sua conservazione costituisce un handicap al ruolo futuro che immagina di svolgere a livello politico-parlamentare. Un brand che non si può riabilitare neanche riscoprendo antiche battaglie civili e che quindi può restare solo patrimonio di “nostalgici” di quello che è stato il M5S per ritagliarsi uno spazio d’azione e una fetta di rappresentanza sostenuta prevalentemente da una vecchia guardia collocata però ai margini del campo di gioco proprio a causa della regola dei limiti di mandato! Una regola sicuramente identitaria, ma valida nella stagione contestatrice dei 5Stelle, non certo dopo la proiezione governativa dove immagine e soprattutto esperienza giocano un ruolo fondamentale nell costruzione di un progetto alternativo di governo e di paese. Conte con molto ritardo, forse dovuto alla necessità di avere una rappresentanza parlamentare più vicina alla sue posizioni, giunge a questo “redde rationem” perchè se intende giocare un ruolo significativo sui nuovi scenari politici deve proporre e costruire un soggetto politico nuovo che possa autenticamente essere percepito in senso riformista dall’elettorato e che sia autorevole nel proporre  una classe dirigente qualificata a tutti i livelli e più commestibile anche sul piano mediatico, scrollandosi da dosso i residui di uno storytelling che ha tarpato le ali ai 5Stelle a partire dalla seconda esperienza di governo-Conte.

Antonio Tajani

Non si può lasciare ai Renzi e ai Calenda e, ultimo, ai Tajani di una nuova F.I. teleguidata dagli eredi Berlusconi – che hanno compreso l’aria nera che tira attorno al governo-Meloni e al suo ceto politico-parlamentare –  un riposizionamento di convenienza e strategico rispetto a un campo larghissimo, forse troppo se si vuol dar voce univoca a un progetto di governo alternativo. La seconda gamba di questo campo a fianco della Schelein non può che essere quella di un Conte nuovo e saldamente alla guida della sua nuova area politica. Questo spazio ambisce a ritagliarselo addosso Forza Italia nelle vesti di una rinata Democrazia Cristiana ben al centro dello scenario politico italiano e quindi non assimilabile alla destra melonian-salviniana. Questo non fa dormire sonni tranquilla alla Premier, altro che il “caso-Arianna” confezionato ad arte per distogliere l’opinione pubblica dalla realtà, italiana e internazionale, che stiamo drammaticamente ma quasi inconsapevolmente vivendo.

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