A proposito di reperti storici: recuperiamo la nostra memoria e facciamone tesoro
Un reperto storico si racconta meglio e racconta di più se esposto nelle vicinanze del luogo di ritrovamento. Non è un indebito mal tolto, ma sicuramente è immorale e controproducente sottrarre a una comunità le testimonianze della propria storia specialmente se esse vanno oltre l’interesse culturale (che è sempre primario) rappresentando anche un interesse economico e sociale. Alziamo la testa e la voce per una concreta, decisa e non effimera azione tesa al recupero della nostra memoria storica, un diritto sacrosanto per una comunità e un territorio con un grande passato come quella massese, non a caso narrati e conosciuti come “Siren Land”!
La cittadinanza massese per diverse circostanze storiche e per varie responsabilità politiche, per la disattenzione (ahimè) di associazioni culturali e turistiche, ma soprattutto per la sottovalutazione (spesso condizionata dal timore di incappare in “lacci e lacciuoli“ ed in vincoli paesaggistici ed ambientali) ha permesso che venisse manomesso o lasciato disperdere gran parte del suo patrimonio culturale. Per buona sorte molto si è salvato, ma ora proprio sulla base di quanto è successo bisogna impedire che “il sacrilegio“ continui e dimostrare di avere un minimo di dignità e di amore per la propria terra. Specie chi qui combina i propri affari e vive sui meriti degli avi e sui doni della “Mano Divina“.
Tanto si è perso, ma tanto si può ancora recuperare, anche se la strada della ragionevolezza e della giustezza delle iniziative e dei dovuti provvedimenti trova sempre tortuosi ostacoli e illogiche barriere!
La realizzazione di depositi archeologici (o piccoli musei) in uno con posto di sosta, assistenza, punto vendita e d’informazione in località Termini di Massa Lubrense, in località Monastero Benedettino al Deserto di Sant’Agata sui due Golfi e una grande teca a Piazza Vescovado con incorporato il Ninfeo della Lobra ora “depositato” al Museo Vallet a Villa Fondi a Piano di Sorrento. Sarebbe come rivoltare finalmente il calzino della nostra storia e dare spazio a nuove prospettive di futuro non solo economiche, ma anche di crescita sociale e culturale.
Sembrerebbe una impresa facile ma ……..! “Nel mondo di oggi, più di ieri, domina l’ingiustizia, ma di eroici cavalieri non abbiamo più notizia, proprio per questo c’è bisogno soprattutto di uno slancio generoso, fosse anche un sogno matto!” – Don Chisciotte – Guccini.
Bisogna insistere per far capire non soltanto ai governanti, ma anche agli imprenditori, alle istituzioni scolastiche, alla comunità “doc“ e ai giovani che lo sviluppo sociale ed economico è particolarmente compatibile con il grande patrimonio ambientale e con quello culturale, quest’ultimo meno conosciuto ma di grande suggestione e di grande potenzialità per nuove occasioni di lavoro e più dignitose. Entrambi fondamentali per la definitiva affermazione degli itinerari turistici e quindi per l’economia e l’occupazione, per il recupero della sensibilità collettiva verso il bene comune e per incentivare la conoscenza delle giovani generazioni. Ecco! Napoli in qualche modo e tra tante contraddizioni docet!
Possiamo competere con la nostra gastronomia, l’esperienza dell’accoglienza e la bellezza dei luoghi e con il fascino degli alberghi storici, con i paesaggi ancora intatti, con la vic! Non è il caso ne il momento per andare a caccia di responsabilità anche perché nel calderone degli errori si può mescolare un poco di tutto: scarsezza e modestia della politica culturale locale, residui del più dannoso campanilismo, eccesso di burocrazia, paura di vincoli urbanistici, smarrimento della memoria storica a causa del boom dell’edilizia e dell’arrivo di nuovi abitanti per nulla legati al passato della nostra terra, mancanza di resa elettoralistica dei beni culturali, disinteresse delle categorie dell’accoglienza e dintorni che hanno visto dal 1970 (dopo il colera) in poi la mangiatoia quasi sempre piena considerandola erroneamente una manna infinita.
Pubblicare un inventario di tutto il distrutto, il sottratto e il deportato non è difficile perché è sotto gli occhi di tutti, almeno di quelli che hanno conoscenza, vista, cervello, memoria e soprattutto hanno vissuto e conosciuto bene la terra nati . Ecco allora un buon e doveroso suggerimento per quanto attiene il Comune di Massa Lubrense ma in effetti per tutta la Penisola, destinato in particolar modo a chi vuole fare politica o aspira a funzioni ed incarichi pubblici.
L’escursionismo, la gastronomia, la buona ospitalità presto non saranno più sufficienti: bisogna ingegnare l’intelletto e rimboccarsi le maniche anche per un dovere morale. Il nostro territorio ha enorme potenzialità per un patrimonio ambientale, culturale e storico che va difeso e recuperato. Ma in primis va armonizzato.
Per esempio.
“La Punta della Campanella è l’ultima estremità del braccio roccioso proteso nel Tirreno che è la Penisola Sorrentina, vicinissima a Capri ed ai suoi faraglioni. E’ essa stessa un luogo di struggente bellezza e di magnifici incanti con i venti, spesso presenti, che portano i suoni del mare che si infrange sulle scogliere”-
Luoghi, natura, colori e sapori di Napoli e della sua provincia. Vari autori – Napoli 1999, Massa editore.
“Il consiglio è di abbinare l’escursione al San Costanzo con quella a Punta Campanella da dove si tocca con mano l’Isola di Capri, percorrendo l’antica via Minerva, recentemente restaurata. Il Monte San Costanzo con la sua potente mole, come una gigantesca piramide naturale , domina il villaggio di Termini e la Marina del Cantone ed offre anche al visitatore più apatico una vista mozzafiato. “ Passeggiando tra i due Golfi”, Luigi Poi e Matteo Gargiulo – Edizione Archeoclub Lubrense per CRSL Massa Lubrense, Febbraio 2022.
Trekking, escursionismo o semplice passeggiata abbinati alla possibilità d visitare e vedere i reperti del mondo etrusco, greco, romano e quelli della tradizione contadina e marinara. Questo è quello che manca per competere con le altre belle località Campane e Nazionali! Questo è quello che manca per tenere la coscienza pulita e per compiere il dovere civile e morale!
La mancanza dei riferimenti storici, la spiegazione concreta del grande passato, il resoconto visivo dell’importanza che gli antichi davano a questi luoghi, i reperti del tempio di Atena prima e di Minerva poi, il fascino mitologico delle tempio delle Sirene, la presenza dei patrizi romani e dello loro lussuose ville lungo le coste, i promontori, il Ninfeo di Pipiano appunto) E se permettete una bella risata in faccia a quelli che dicono (magari senza nemmeno pensarlo perché portatori di vacui pensieri) che di opere come il Ninfeo della Lobra o l’altare prezioso della chiesa di Sant’Agata se ne trovano a bizzeffe. Un pietoso mix di non sapere, non conoscere e minchioneria! (Pardon, ma “ quanno ce vo, ce vo “).
Ecco dunque cosa si potrebbe facilmente fare.
Un deposito-esposizione-museo all’ingresso delle stradine che portano a queste località che possa rendere più affascinante l’escursione ed animare la suggestione e l’immaginazione e così lasciare un segno indelebile ritrovando il piacere di conoscere la nostra storia, il nostro passato, il lascito dei nostri avi e difendendola a denti stretti.
I reperti, come le testine votive di Atena-Minerva, sono facilmente recuperabili, il resto lo si trovi nel Museo Archeologico di Napoli e a Villa Fondi a Piano di Sorrento. Immaginiamo se miracolosamente la terra restituisse la statua della dea Atene-Minerva! Che fine farebbe? A riposare in pace tra le 50 e più sculture e cariatidi che costituiscono il complesso statuario del Mann di Napoli o a guardare il panorama da Ripa di Cassano?
I locali ci sono sia privati che ecclesiastici, alcuni addirittura già disponibili. La Soprintendenza non è mai stata ideologicamente contraria come mostrano le notizie documentali riportate a margine di questo articolo ma le amministrazioni locali escano da una soporifera gestione dei beni culturali e soprattutto utilizzino parte delle tasse di soggiorno per opere che rimangono sul territorio per sempre.
I costi minimi e facilmente finanziabili, sia la Regione che il Ministero di fronte a un progetto ben impostato non negheranno finanziamenti. Come giustamente sostenuto da Stefano Ruocco, presidente dell’Archeoclub di Massa Lubrense (anche lui novello Don Chisciotte), infaticabile mediatore tra le diverse istanze e posizioni , ci sono i così detti fondi residui del PNRR che attendono progetti. Grazie al suo impegno ed ai buoni apporti con la Soprintendenza napoletana a breve dovrebbero partire due iniziative di difesa e recupero di aree archeologiche a Punta Campanella ed a Marina di Crapolla. Un peccato mortale lasciare queste disponibilità economiche solamente a chi è più capace, lungimirante ed attivo. Parte delle spese può essere recuperata anche da punti di vendita che offrono terracotta imitativa, prodotti tipici, ceramica massese, pubblicazioni, stampe e quant’altro e da un minimo di ticket (perché no?) mettendo a disposizione l’uso dei bagni .
Il personale? Occasione di lavoro per giovani e piacevole volontariato per anziani.
Se si perdono queste opportunità significa non volere puntare a migliorare e a dare impulso a progetti per la realizzazione di strutture che resterebbero per sempre sul territorio; significa, invece, rinunciare alle proprie risorse e ad una migliore qualità della vita per i giovani, al depauperamento della memoria storica ed a perdere turisti (non quelli del mordi e fuggi) che nella scelta terranno in maggiore considerazione chi offre un migliore binomio tra cultura ed ambiente.
Allora non potendo andare oltre i buoni auspici questo resta solo un invito, un suggerimento. Proviamoci cari amministratori; è anche una possibilità per dare valore e significato al vostro ruolo e magari lasciare un ricordo della vostra presenza.
Perché farsi condannare alla “Damnatio memoriae” ( col tempo essere cancellati da ogni ricordo )? In fondo non ci vuole molto.
1) Napoli -2 luglio 198
Al dott. L.P. , Presidente del comitato civico “ Amici del deserto di sant’Agata sui due Golfi “
e.p.c. all’On. Giuseppe Galasso -Ministero Beni Culturali ed Ambientali
Via del Collegio Romano n.”7 –ROMA
Oggetto: S. Agata sui due Golfi – Proposta di utilizzazione sala maiolicata – Eremo del Deserto
In riferimento all’ultima nota della S.V. relativa all’oggetto , questa Soprintendenza non può che ribadire quanto già espresso nella precedente corrispondenza, rinviando il trasferimento dei corredi tombali provenienti dagli scavi in S. Agata, al momento in cui saranno individuati ed acquisiti idonei spazi espositivi.
Il Soprintendente Reggente (Enrica Pozzi).
) 2Posizione ribadita il 1 aprile del 2003 ed il 12 maggio 2004 sempre su istanza del Comitato e della Associazione albergatori e grazie alla “pressione” del Sottosegretario di Stato per i beni culturali ed ambientali.
3) Pochi anni prima, nel 1995, un’altra benemerita associazione culturale (il Vadabillo voluta da Leone Gargiulo e Giulio Aversa), forte dell’appoggio dell’archeologo Georges Vallet, aveva ulteriormente “battagliato“ per evitare che quanto stava venendo fuori dagli scavi alle falde del Deserto fosse trasportato altrove riuscendo finanche ad organizzare una mostra con i corredi tombali ritrovati. Nonostante il successo di pubblico e di critica improvvisamente le Suore Benedettine annunciarono che non erano più disponibili ad ospitare l’esposizione. Perché? E perché non si propose subito un’ alternativa come la storica Villa Cerulli?
4) Ed il Ninfeo della Marina Lobra ?
La domanda sorge spontanea : “ Chi ha remato contro “?