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Francesco Esposito sulla riforma della giustizia: “Non toccate l’abuso d’ufficio, nasconde mazzette e ruberie”

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Sulla riforma della giustizia e in particolare del reato di abuso d’ufficio si è sviluppato un vivace dibattito non solo tra i maggiori giornalisti e opinionisti italiani, ma anche tra gli addetti ai lavori, coloro che col problema giustizia si confrontano quotidianamente nei Tribunali per far valere le ragioni del diritto.
Francesco Saverio Esposito di Piano di Sorrento è uno degli avvocati più noti ed affermati della Penisola Sorrentina, con una plurideccenale esperienza e sempre in prima linea anche quando ha ricoperto la carica di Presidente degli Avvocati di Torre Annunziata, animato dalla grande passione per la ricerca storiografica di cui è un approfondito cultore e autore di due importanti pubblicazioni. E’ intervenuto sull’argomento con un editoriale pubblicato su Il Fatto Quotidiano che vi proponiamo.

Avvocato Esposito, cosa ne pensa della riforma del reato di abuso d’ufficio voluta dal Ministro Nordio?

“Ascoltare il Ministro della Giustizia Nordio preannunziare la riforma o, come qualcuno spera, la cancellazione del reato di abuso d’ufficio desta non poca perplessità in chi, come me, opera nel mondo giudiziario da oltre 45 anni.
Ricordo che quando ho iniziato la carriera di avvocato, ormai nel lontano 1977, il codice penale individuava in materia due diverse fattispecie: l’abuso d’ufficio (art.323 c.p.) come reato minore di competenza pretorile e l’interesse privato in atti d’ufficio (art.324 c.p.) come fattispecie più grave di competenza del Tribunale.
Successivamente, nel 1990, il reato di interesse privato in atti d’ufficio è stato abrogato e la fattispecie è stata tutta accorpata nel reato di abuso d’ufficio con cui l’ordinamento intende colpire quelle condotte di pubblici ufficiali o amministratori pubblici che, nello svolgimento delle loro funzioni, violando specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge oppure omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto intenzionalmente procurano a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale o, ancora, arrecano ad altri un danno ingiusto.
La pena, con ulteriore riforma introdotta nel 2012, è stata incrementata per cui chi commette tale reato è punito con la reclusione da uno a quattro anni con la possibilità di ulteriormente aumentarla nelle ipotesi di cui il vantaggio o il danno arrecato siano particolarmente considerevoli”.

La contestazione del reato di abuso d’ufficio conserva un suo valore nel procedimento giudiziario?

“Per l’esperienza maturata in oltre 45 anni di frequenza nelle aule di giustizia posso asserire, senza tema di essere smentito, che, con notevole frequenza, l’abuso d’ufficio è contestato ogni qualvolta tardività o inidoneità delle indagini svolte dalla Polizia Giudiziaria e dalle Procure della Repubblica non hanno consentito di individuare reati più gravi che si nascondono dietro quegli atti adottati da pubblici ufficiali o pubblici amministratori in palese violazione di leggi dello Stato o dei regolamenti statali o locali.
In pratica, anche se, come ovvio, non è una regola, in molti casi alle spalle di questa categoria residuale di reato connesso alle attività della Pubblica Amministrazione si celano condotte ben più gravi riconducibili a ipotesi di corruzione, peculato, malversazione , associazione a delinquere e altro ancora.
Frequentemente tra la registrazione di una denunzia per irregolarità amministrative presentata da cittadini, associazioni o soggetti politici e l’inizio delle indagini ne corre di tempo e ciò impedisce di acquisire tempestivamente elementi di prova tali da consentire di ricostruire appieno la vicenda delittuosa in tutti i suoi contorni più gravi.
Magari il tempo trascorso dalla denunzia è tale da rendere ormai inutile la predisposizione di intercettazioni telefoniche e ambientali.
Ritardi dovuto sia a carenze nell’organizzazione degli Uffici Giudiziari a ciò preposti sia, evidentemente, alla mancata predisposizione di organismi inquirenti particolarmente specializzati nel contrasto dei reati della Pubblica Amministrazione.

Quindi si tratta di un reato la cui contestazioni è in grado di svelarne di ben più gravi?

“Non sempre organi di polizia giudiziaria e, per vero, neppure pubblici ministeri, allorché la Procura è promiscua (per cui ad un P.M. si affidano accertamenti per qualsivoglia tipo di reato), hanno competenza specifica per svolgere le indagini necessarie a evidenziare i reati solitamente ascrivibili a pubblici funzionari e amministratori. Faccio un esempio: dietro il rilascio di permessi a costruire o altri titoli abilitavi sia urbanistici che paesaggistici palesemente irregolari e illegittimi il più delle volte si nascondono condotte penali gravissime che, tuttavia, non vengono alla luce per inadeguatezza delle indagini e per la tardività con cui vengono disposte.
In molte decisioni prese dai TAR o dal Consiglio di Stato sono ravvisabili comportamenti penalmente rilevanti a carico di pubblici funzionari e amministratori e basterebbe monitorarle sull’apposito sito online dove vengono rese pubbliche per far partire le indagini. Altre notizie di reato vengono da articoli di giornali ma anche in questo caso nessuno si preoccupa di monitorarle.
Credo che di questo debba preoccuparsi il Ministro della Giustizia e cioè di rendere maggiormente efficienti le Procure.
Abrogare il reato di abuso d’ufficio o ridurne ulteriormente la portata è, in questo momento, un favore a chi scientemente viola leggi e regolamenti per perseguire interessi propri o di altri a lui legati. Una scelta di cui francamente non se ne sente per nulla il bisogno.
I casi di corruzione e di reati contro la pubblica amministrazione, come dimostra il recente scandalo del Quatargate, sono in aumento e comportano danni notevolissimi per la collettività e per le casse dello Stato. Infatti non è difficile immaginare che atti volutamente illegittimi danneggiano anche finanziariamente Stato e Enti pubblici o creano danni ambientali e paesaggistici spesso non più recuperabili.
Il Ministro dovrebbe, dunque, darsi pensiero per rendere più efficiente nel perseguimento dei reati della Pubblica Amministrazioni l’attività d’indagine di Procure e Polizia Giudiziarie. Di questo vi è obiettiva necessità e non di altro”.

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