Denatalità non solo demografica ma anche delle piccole e medie imprese
Ridisegnamento sociale, economico, culturale, urbano in Italia come in Penisola Sorrentina
di Luigi Poi
Già nella primavera dell’anno in corso Gianluca Di Carmine, Presidente dell’Ascom di Piano di Sorrento, il centro peninsulare con la maggiore vocazione commerciale, segnalava la sofferenza economica dei commercianti “carottesi “, anche di quelli con le spalle più forti. Preoccupazioni in linea con quelle di tutte le cittadine dal nord al sud. Infatti secondo una recente stima della Confcommercio in Campania sono più di 5.000 le imprese chiuse nel 2020 e 35.000 sono “sull’orlo del baratro” di cui 15.000 nel solo settore del commercio e quasi 20.000 tra artigianato e turismo col suo indotto. E’ ancora presto per confermare tale fosca previsione anche se i dati del primo semestre 2021 sembrano dar ragione a queste stime. Dunque trentacinquemila piccole e medie aziende campane che rischiano di spegnere le luci e di abbassare la saracinesca, trentacinquemila contribuenti INPS che non alimenteranno più le casse dell’Ente previdenziale, quasi centomila dipendenti che rischieranno di perdere il posto, incassi fiscali come Irap, Irpef, Imu, Iva che andranno persi. Ma non è solo un triste fenomeno della Campania, riguarda tutta l’Italia!
Sono oltre trecentomila le partite Iva cessate nel solo 2020. La Confesercenti, il 13 novembre, ha rilanciato l’allarme , bisogna rimettere in sesto il tessuto delle PMI sconquassate dal Covid e già da tempo in crisi per la ingiusta concorrenza dei colossi del web favoriti da benefici fiscali. Le piccole e medie imprese di servizi, del commercio, artigianali, turistiche, dei trasporti privati, del tempo libero, degli eventi sono una struttura produttiva portante per l’economia italiana. “Hanno un ruolo sociale fondamentale, come è emerso in modo forte durante la pandemia. Le imprese di prossimità sono anche quelle che ci distinguono agli occhi dei turisti che visitano le nostre città, attirati anche dalla unicità delle nostre attività commerciali e artigiane” Corriere della Sera, sabato 13 novembre 2021.
Secondo il CERVED, dai dati in possesso per il primo semestre 2021, ci sono 17.000 PMI in difficoltà sul piano economico-finanziario e 4.500 che oramai sono tagliate fuori dal mercato e nell’ultimo anno sono mancate all’appello 75.000 nuove imprese, nel senso che si registra una forte denatalità rispetto ai 5 anni precedenti. Quindi non solo natalità puramente demografica che priverà tanti di noi del dolce sorriso dei bambini e che nel futuro causerà un drammatico deficit di cassa dell’INPS, ma anche denatalità delle attività che non svolgeranno più il ruolo di sentinella nei quartieri, nei paesini, nelle stradine secondarie e che sarà causa di ulteriore disoccupazione. Non solo! Tante famiglie che vivono di questa imprenditoria scoraggeranno chi vorrebbe investire in quel tipo di impresa, si presenteranno sul mercato di lavoro aumentando il numero dei disoccupati, cercheranno di accedere a beneficenza statale, passeranno dal ruolo di contribuenti a quello di assistiti.
Nel 2020 e nel 2021 sono arrivati gli aiuti sia sotto forma di fondo perduto che di mutui agevolati con i decreti “Sostegni” e “Ristori“, si è registrato una buona tenuta nel comparto turistico e relativo indotto anche se limitato essenzialmente al mese di Agosto, si è confermata la capacità dell’industria manifatturiera di stare sul mercato sia estero che nazionale, la ristorazione ha ripreso fiato grazie agli effetti benefici del vaccino, sono usciti dalla terapia intensiva i settori cultura, spettacolo, sport, wedding, si registra una ripresa dei consumi, si sono incrementati i depositi bancari e postali, logicamente di quelli che con la pandemia non hanno perso un euro o addirittura ci hanno guadagnato. Abbiamo rivisto i turisti circolare nelle città d’arte ed anche in Penisola Sorrentina; chiaramente gli arrivi ed i soggiorni sono ancora ben lontani dai numeri degli anni 2017-2019; ma comunque tali da limitare le chiusure definitive di molte attività commerciali e piccole imprese operanti nel settore dell’artigianato, del turismo e dei servizi.
Ma solo parzialmente! Infatti nei primi sei mesi del 2021 l’apertura di nuove attività d’impresa sono calate del 13,30% rispetto alla media dei cinque anni precedenti. Si calcolano in 75.000 le imprese mai nate di cui un terzo nel commercio e nel turismo (report Cerved settembre 2021). Una crisi di natalità pesante per l’economia italiana che incide concretamente sul futuro, specie se coniugata con la longevità del popolo Italiano e con la denatalità demografica e che colpirà soprattutto la “generazione zero”, quella che statisticamente riguarda i nati dal 1995 . Una generazione che col “blablabla“ dovrebbe stare al centro dell’attenzione e dell’agenda della politica ma nei fatti vede concorsi fermi, assunzioni zero, aumento della dispersione scolastica, difficoltà per il peso burocratico e fiscale a subentrare nelle piccole imprese familiari. Secondo una recentissima analisi del Forum della Pubblica Amministrazione lo stesso settore pubblico che avrebbe dovuto fare da parafulmini alla disoccupazione giovanile segna il passo. I dati sono pubblicati sul numero di novembre dell’Espresso, in uno con una proiezione al 2070 .
“Parole, parole“ cantava Mina! “Ad oggi nessuno è stato ancora assunto, neanche le 821 persone che quest’estate hanno superato il famoso concorso dei 2.800 tecnici per il Sud. Risultato nessuno è stato contrattualizzato”. “Sono questi gli elementi che in generale, disincentivano il giovani eccellenti dal partecipare ai concorsi pubblici, prediligendo una più agevole carriera all’estero”. Solo il 22% degli under 35 è presente nel mondo del lavoro; 15 anni fa se ne contava il 36%. Meno del 30% sono i ragazzi che riescono a laurearsi contro il circa 50% di Francia e Germania. E l’ultimo report della Fondazione Italiani nel Mondo denunzia che a causa della pandemia c’è stato un calo delle partenze di circa il 15% ma che non ha riguardato i più giovani che “continuano a prendere la via dell’estero, nonostante la pandemia in atto”. Con questo andamento , in Italia, avremo nel 2070, 21.435 milioni di lavoratori e 15.415 milioni di pensionati. Praticamente ogni lavoratore dovrà caricarsi sulle spalle il costo di almeno un pensionato considerando anche il gran numero delle cosidette pensioni d’oro!
Intanto anche sul piano culturale qualche “mente“ più avveduta teme che venga meno quella “miracolosa italica propensione“ a fare impresa che in uno con l’insopportabile fardello fiscale, gli eccessi della burocrazia e la lentezza della giurisdizione civile potrebbe far raccogliere solo cocci. In effetti anche la comunicazione naviga a vista e su spinta ideologica, tanto è vero che è stato dedicato più spazio ai 2800 navigator che a fine anno finiranno il loro compito che non alle 327.000 imprese che hanno serrato i battenti. Ci viene assicurato che il Pil tricolore crescerà di quasi il 6 %, trascinato dai settori delle costruzioni, manifattura, agricoltura, beni di lusso, gastronomia. Bene! Ma intanto, ad oggi, le uniche nuove imprese in crescita sono quelle finanziarie ed assicurative.
Un dato questo che fa riflettere, specie se messo insieme ad un’altra certezza statistica: la vendita dei beni di lusso marca un più 30% ed il settore non conosce crisi. Insieme confermano il vecchio motto che nelle guerre c’è sempre chi perde e chi vince. E la pandemia è una guerra, una guerra silenziosa, ma sempre guerra. L’aumento della richiesta di beni di lusso e quindi della relativa produzione non è un male assoluto in quanto comunque mantiene in vita la parte migliore e poco imitabile del “made in Italy” e tutta la filiera che garantisce lavoro di qualità e fornisce tasse ed imposte per lo Stato, i Comuni e le Regioni. Parliamo di moda, design, nautica, enogastronomia, gioielleria, cosmetici, vacanze esclusive ed in top class, antiquariato di valore ed opera d’arte. A naso un fenomeno questo osservato anche a Sorrento e dintorni durante l’estate appena trascorsa con alberghi di lusso e ristoranti stellati che hanno lavorato assiduamente e con i migliori numeri.
Dal 10 al 12 ottobre il sindaco Massimo Coppola è riuscito a trasmettere un messaggio fortemente positivo a tutto il mondo ospitando con successo il G20 del commercio. I partecipanti sono rimasti entusiasti non solo per la bellezza dei luoghi ma anche per il caloroso senso di accoglienza manifestato e la perfetta organizzazione. Merito anche della Comandante della polizia municipale di Sorrento, dottoressa Rossella Russo, che ha emanato le giuste direttive ed ha tenuto sotto controllo quello che è uno dei punti deboli dell’immagine della città, cioè il traffico. Una bella vetrina sfruttata bene! Come quella della “Giornata Mondiale del turismo” del 27 settembre dove si è lanciato “un messaggio di speranza, nonostante le statistiche impietose e l’emergenza sanitaria ancora in corso, per riavviare un settore cardine anche per l’economia dei nostri territori”.
L’assessore al turismo Alfonso Iaccarino è fiducioso in una ripresa più consistente nel 2022 ed insiste affinché si dia più spazio ad eventi e manifestazioni di qualità , all’escursionismo, alla combinazione cultura–crescita economica. In effetti quella che era considerata “il paese di Bengodi”, la penisola del benessere con i suoi sei comuni virtuosi che tanta invidia incassava e sopportava avendo da decenni puntato quasi esclusivamente sul turismo ha accusato il colpo e stenta a riprendersi. “Dove c’era un continuo brulicare di persone, di visitatori italiani e stranieri, almeno per dieci mesi l’anno, dove c’era un clima di festa e di allegria, oggi c’è il vuoto” Il sole 24 ore –Economia, 2020-2021.
Se si riuscissero a superare i disastrosi effetti della pandemia Covid si ha avanti un’altra minaccia: il rischio che gli aumenti dei costi energetici in tutta Europa possano creare altri problemi a causa dell’invitabile incremento del costo dei trasporti aerei, su gomma e marittimi. Sono fresche, di pochi giorni, le previsione Banca d’Italia e ISTAT su un aumento dell’inflazione già al 3% e di una perdita del reddito disponibile (potere di spesa) di circa 550,00 euro a famiglia, mentre la BCE ci informa, bontà sua, che in Europa è aumentata la popolazione inattiva e che l’aumento delle materie prime, specie quelle energetiche, inciderà per poco meno di mille euro a famiglia (per l’Italia il CODACONS calcola una stangata di 922,00 euro per nucleo familiare a causa dell’aumento dell’inflazione). Previsioni e statistiche che bisogna stimare sempre con l’ironia e la sagacia del poeta romano Trilussa (all’anagrafe Carlo Alberto Salustri -1871-1950).
“Secondo le statistiche di adesso risulta che ci tocca un pollo all’anno. E se nun entra nelle spese tue, t’entra nella statistica lo stesso! Perché c’è un altro che ne magna due”. Intanto molti sociologi ed economisti, in primis Statunitensi, iniziano a preoccuparsi che il posto Covid segnalerà una trasformazione sociale ed economica caratterizzata da instabilità con conseguente ulteriore crisi dei servizi commerciali ed un consistente taglio dei consumi non necessari, un sostanziale cambiamento del modo di vivere e forte criticità per un ampio segmento di comunità (“lavoratori con competenze a rischio di obsolescenza, commercianti ed artigiani non più competitivi perché spiazzati dall’avvento di nuove tecnologie, microimprenditori operanti nei settori che più sono stati colpiti dalla chiusura delle attività e dal distanziamento sociale 25-agosto 2021, Impresa sociale a cura di Luca Tricarico e Lorenzo De Vidovich“.
Saprà la Penisola Sorrentina evitare di essere coinvolta in una eventuale trasformazione economica e sociale al ribasso ed ad un ridisegnamento urbano e culturale? Sarà sufficiente la vocazione turistica ad evitare gli spettri della crisi e della disoccupazione? Saprà l’ex terra di Bengodi gestirsi e sopravvivere con decine di migliaia di visitatori in meno e sopportare (come tutto il Paese Italia) la difficile ripresa tra le forche caudine dell’impossibilità ad attingere ancora al debito pubblico (giunto a livelli over the top) e la fine della distribuzione dei fondi PNRR? Incrociamo le dita sperando che a livello nazionale ed Europeo si riesca a trovare uno stabile equilibrio tra tre valori fondamentali: sociale, economico, sanitario.
E per i sei comuni della Penisola bisogna solo augurarsi in una ripresa (meno nei numeri, più nella qualità) del turismo unica leva “strategica – fondamentale per la crescita socio economica“ anche se purtroppo il declino dell’effetto vaccinale, la situazione sanitaria di Nazioni come Germania, Austria ed Olanda creano ancora timori e preoccupazioni. E sullo sfondo sempre la sinistra ombra della Circumvesuviana e l’handicap della viabilità in entrata ed uscita, la rumorosità urbana e gli schiamazzi notturni. “Io non cammino, non marcio: strascico i piedi, io, mi fermo per strada, addirittura torno indietro, guardo di qua e guardo di là, anche quando non c’è da traversare. E poi mi sono accorto che andando in centro trovi sì qualche conoscenza, ma ti accorgi subito, che la tua conoscenza è un fatto puramente ottico”. Da La vita Agra di Luciano Bianciardi 1922-1971 (commentando il boom economico e considerando la sua inevitabile dispersione aggiungeva: “Occorre che la gente impari a non farsi nascere bisogni nuovi e, anzi, a rinunziare a quelli che ha!”).
Luigi Poi