Per chi suona la Campana! Quale futuro per la Penisola Sorrentina?
di Luigi Poi
Le polemiche intercorse dopo la presentazione del progetto per la costruzione del nuovo e grande ospedale, con l’intervento del Presidente della Regione Campania, impongono (al di là delle posizioni di parte, delle singole e personali riflession , delle solite ed inevitabili diatribe politiche e delle invidie tra i potentati locali) a chi ancora ha a cuore le sorti della Penisola di chiedersi se l’attuale assetto territoriale e amministrativo può reggere alle nuove sfide che ci attendono. Chiaramente non si limita il ragionamento alla vicenda ospedale in cui i “pro” e i “contro” si equivalgono, anche se non sembra accettabile la contrabbandata previsione di due o tre anni per la realizzazione dell’opera. In verità, con la massima onestà intellettuale e l’esperienza del già visto, sembra proprio una bugia per cittadini creduloni. Vedremo!
Cari Sindaci, cari aspiranti sindaco, cari amministratori tutti, cari neofiti e pretendenti di cariche amministrative, cari candidati vari ad incarichi pubblici forse è venuto il momento di un ardimentoso ed innovativo salto verso una nuova forma di governo più sostenibile per il nostro territorio, un superamento di anacronistici campanilismi, una nuova organizzazione amministrativa, più economica e più efficiente.
La nostra bella penisola da Vico a Massa ed i suoi sei comuni che insistono tra il Golfo di Napoli e quello di Salerno hanno subito un’enorme espansione urbanistica e in gran parte sono alimentati da una economia monodose: il turismo, la gastronomia ed il loro indotto. Essi sono sempre stati tenuti insieme da vincoli storici, interessi economici, legami culturali e sociali, formando così un sistema abbastanza omogeneo e, come tutti i sistemi territoriali, andrebbero gestiti, coordinati ed amministrati con condivisione di intenti e obiettivi al fine di una migliore valorizzazione delle risorse e di una sana, efficiente e misurata spesa. Il titolare della cattedra di Storia Moderna – Università Federico II Professore Guido D’Agostino in un suo saggio dal titolo “Penisola Sorrentina, uno sguardo tra ieri,oggi e …domani“ sosteneva il rischio che i “grumi territoriali corrispondenti ai suoi molti ( troppi ) comuni …. potrebbero o possono diventare veicoli di estraneità e persino di sterile irriducibilità”. Mentre evidenziava l’omogeneità di tutta una serie di indicatori e processi sociali analizzati dal 1990 ai primi anni del 2000, dal decremento della natalità all’invecchiamento della popolazione, dalle “corse vere o presunte a forme di società affluente ed a regimi consumistici spinti ed emulativi”, dall’abbandono del lavoro agricolo al rigonfiamento abnorme del terziario ed ad un comune dissennato boom edilizio con conseguente scempio del territorio. Non si registravano diversità , “anche micro locali” nel proprio patrimonio identitario.
Perfino nella politica o, meglio, nelle tendenze elettorali degli ultimi decenni i flussi nei Comuni della penisola manifestavano una costante comune “tendenza auto conservativa ed auto protettiva”. “Dalla più vicina Vico Equense (rispetto all’epicentro napoletano ) alla più distanziata Massa Lubrense passando per i valori intermedi di Sorrento significativa è la resistenza degli stessi esponenti del ceto politico locale più volte nella carica di Sindaco, persino se nel frattempo sia intervenuto un cambio dell’appartenenza politica”. Unici indicatori disomogenei erano e sono quelli relativi alla densità abitativa. “A Vico stiamo a 696 abitanti per kmq su una superficie totale di 29,3 kmq; lo stesso dato a Sorrento appare di tre volte superiore su 10kmq, mentre a Massa contiamo 705 abitanti per kmq su un territorio di circa 20kmq” .I dati aggiornati al 2019 ci dicono che la densità abitativa di Sorrento è diminuita negli ultimi anni attestandosi a 1600 ab/kmq, causa forte esodo per mancanza di abitazioni. Sant’Agnello 2164 per kmq, Piano 1756 mentre Meta, il meno esteso con soli 2,25 kmq, vanta una densità elevatissima, circa 3522 ab/kmq. Da tener presente che i quattro comuni che formavano la “Grande Sorrento” dal 1927 al 1946 occupano una striscia di terra altamente abitata e la densità indicata (comunque eccessiva) beneficia statisticamente della superficie collinare con molto meno residenti. La Città Metropolitana di Napoli nel suo insieme conta una densità abitativa di 2672 ab/kmq.
A parte questo, esistevano e ancora esistono alcuni elementi fondamentali che pongono in evidenza “una mutualità di valori sociali,interessi economici e culturali, origini storiche, necessità amministrative e ovviamente, prossimità geografiche. Anche il fattore ambientale, sotto l’aspetto fisico-naturale e la stessa conformazione morfologica peninsulare del territorio comportano una condivisione di problematiche logistiche ed amministrative la cui gestione potrebbe essere meglio realizzata sotto un unico ente decisionale” Gennaro Ferrara-Rettore Università “Partenope “.
Lo strumento legislativo c’è! O meglio, gli strumenti legislativi ci sono! Infatti il T.U. che ha raccolto le leggi sull’ordinamento degli enti locali (DL 18 agosto 2000, n.267) si avvale del placet della Corte Costituzionale che non ha trovato disarmonie con gli art. 119 e 120 della Carta ed ha confermato che gli obiettivi stabiliti possono essere perseguiti sia attraverso il Comune Unico che l’Unione di Comuni ed anche con consorzi, accordi di programma e forme di cooperazione. Di particolare interesse e dal percorso meno burocratizzato si mostra la figura dell’Unione dei Comuni già attuata in molte realtà territoriali e che in buona sostanza permette l’esercizio congiunto di una pluralità di funzioni di loro competenza, vedi art. 32 citato T.U. Nella nostra stessa Campania sono in corso, tra gli altri, due importanti tentativi di agglomerare comunità omogenee ma divise in Enti comunali diversi. Dovrebbe vedere la luce, anche la Regione si sta impegnando in questa direzione, il Comune Unico del Vallo di Diano, composto da 15 comuni con una popolazione di oltre sessantamila unità. Soluzione molto caldeggiata perché aprirebbe la strada per un accesso più veloce ed agevole ai contributi e finanziamenti della Comunità Europea che insieme ad un notevole risparmio delle spese ordinarie aprirebbe nuove orizzonti a questa nuova realtà. Inoltre lo stesso Stato Italiano finanzia le unioni di Comuni.
Programma più ambizioso quello in atto a Ischia. Il Comune Unico, esperienza che l’isola verde ha già vissuto per sette anni nel 1938 e terminata nel dopo guerra con la motivazione (udite! Udite! ) che l’unificazione “era avvenuta sotto la spinta di un prefetto di marca fascista e che pertanto si scioglieva il comune unico“. Per ritornare al 1938 si è costituita una associazione, AGUII, che sta cercando di ottenere un nuovo referendum ed intanto si sta battendo per far partire protocolli di intesa ad hoc e gestione di servizi in comune. L’ostacolo sta nei campanilismi spesso di convenienza e nell’egoismo degli attori politici locali che chiaramente temono di perdere il proprio orticello elettorale . Tra gli argomenti utilizzati dai detrattori, non sempre in buona fede, c’è anche la “favola” della perdita di servizi e presenza amministrativa su alcune parti del territorio e di un possibile indebolimento dei centri minori, alcuni dei quali a rischio di accorpamento da parte dei centri maggiori. Si tratta “di una favola, taglia corto la presidente dell’associazione per il Comune Unico perché rimarranno tutte le municipalità, senza perdere il loro nome, la loro storia ed il loro valore culturale”. Un percorso quello di Ischia, ma ancor meglio quello meno complicato e più semplice del Vallo di Diana, che anche i sei Comuni sorrentini dovrebbero intraprendere. Il rifiuto di assecondare queste opportunità modernizzatrici, la volontà di molti storici esponenti della politica di continuare in una ottica conservatrice e forse anche l’incapacità di comprendere che perseverare in una ottica di immobilismo penalizza le comunità nel loro insieme e si scontra con le nuove e più impegnative sfide in campo sociale ed economico. Con l’aggravante che si ci priva di una rappresentanza politica di rilievo a tutti i livelli, ci si priva della possibilità di mettere in campo progetti di effettiva valenza ed ampio respiro. Ma soprattutto si continua con una politica dal fiato corto, basata su personalismi, clientelismo spicciolo, interessi di bottega, di ridicoli “vessilli” di campanile ed ancora con una visione urbanistica e sociale incapace ed inadeguata per guardare ad un domani ed ad un mondo che cambia velocemente.
Cari Sindaci, cari aspiranti Sindaco, cari amministratori tutti, cari neofiti della politica e cari candidati e pretendenti di cariche amministrative e pubbliche, veramente pensate che la Penisola Sorrentina, già terra delle Sirene, possa continuare a garantirsi un pregevole futuro nei prossimi decenni? Veramente siete convinti che di fronte agli inarrestabili processi di globalizzazione e di fronte al trasferimento di enormi risorse Europee e di Stati nazionali nelle casse di nuove località con un enorme potenziale, anche turistico, la Penisola possa reggere ancora molto? Veramente credete che con una offerta culturale così ridotta e limitata, una patrimonio ambientale continuamente manomesso, una mancanza di occasioni di lavoro oltre l’occupazione alberghiera e ristorativa, una catastrofica mobilità possa ancora a lungo compiacere i vostri concittadini? Veramente siete convinti che problematiche come la tratta ferroviaria tanto malamente gestita dalla Circumvesuviana, che le politiche ambientali, la difesa del suolo, l’ottimizzazione delle risorse idriche ed il relativo “caro bolletta”, la difesa del patrimonio naturalistico dal Faito a Punta Campanella sia in termini insediativi che economici-sociali, la gestione dei rifiuti (ed il caro Tari), la qualità della vita possano essere assicurati dai singoli Comuni?
O forse la soluzione di questi problemi sempre più evidenti e fastidiosi trova una più adeguata e solida soluzione “procedendo alla costituzione dell’Unione dei sei Comuni ai sensi dell’art.32 del decreto legislativo 267/2000. In tal modo l’Unione assumerebbe la titolarità delle politiche strategiche di governo e gestione del territorio, mentre i Comuni continuerebbero a svolgere le fondamentali funzioni di accordo con le singole comunità locali. Una decisione in tal senso aprirebbe rinnovate prospettive di sviluppo qualificato alla Penisola sorrentina” Alessandro Dal Piaz .
Qualche segnale positivo bisogna segnalarlo. I sei attuali Sindaci della Penisola il 14 gennaio dell’anno in corso si sono presentati insieme dal Presidente De Luca per sollecitare risposte alla criticità della Circumvesuviana e alla mancanza di personale specializzato, in primis anestesisti, nelle strutture ospedaliere. Un ulteriore, se pur minimo, segnale si legge nella volontà di realizzare un programma unico per le festività natalizie.
Un altro piccolo passo avanti ed indizio di buone intenzioni dovrebbe essere fatto con un coordinamenti dei sei assessori alla mobilità ed ai trasporti . “Ogni municipio, in maniera indipendente, organizza i suoi sensi di circolazione, i suoi divieti nel proprio ambito comunale senza un raccordo con quelli vicini, senza una visione comune e globale del territorio,obbedendo e salvaguardando piccoli interessi localistici e di corto respiro che penalizzano in maniera drastica l’interesse generale” Nicola De Martino.
Poca roba ? Certo! Ma “se non muoviamo un passo verso il Paradiso, lui non verrà mai da noi !“.