Campania,  Italia,  Sorrento

Ora o mai più! Il turismo sorrentino un caso che può fare scuola

Stampa

Siamo lieti di ospitare l’intervento dell’imprenditore turistico Luigi Poi che fa il punto sulla crisi e sulle prospettive del turismo in Penisola Sorrentina analizzando la situazione di oggi alla luce delle scelte operate nel passato e che hanno condizionato l’offerta territoriale sul mercato nazionale e internazionale. Una riflessione che andrebbe approfondita anche alla luce di più recenti scelte operate dall’Amministrazione sorrentina con gli Stati Generali del Turismo e che non sembrano coerenti con una visione organica del problema e delle implicazioni che possono derivare all’economia e alla società locale da iniziative fuori tempo e prive di significative ricadute sul settore. (PinP)

di Luigi Poi

A molti amministratori locali e regionali, attuali e passati, si adeguerebbe il motto di Seneca: “non esiste un vento a favore per un marinaio che non sa dove andare“. Se la storia è veramente maestra di vita (e lo è) lo sviluppo turistico di una delle aree più appetite al mondo dai tempi del grand tour (ma anche prima da romani e greci) merita una analisi dei dati della crescita turistica dell’area che va da Vico Equense a Massa Lubrense; le cifre impressionanti di arrivi e partenze, dopo aver superato la crisi economica globale degli anni 2008-2013, rappresentano un esempio classico, nel bene e nel male, di cosa non bisognava fare e di cosa invece va fatto subito. In verità a qualcosa di simile si era assistitito già nelle località termali come Chianciano, Fiuggi ed altre. Nel 2001 la Direzione regionale laziale della Agenzia delle Entrate, motu proprio, propose di modificare i riferimenti statistici per gli studi di settore relative ad alberghi e motel: in pratica riconoscendo la crisi del turismo iniziata già nel 1990 a causa del taglio delle provvidenze da parte del Servizio Sanitario Nazionale alle prestazioni per cure termali.

Penisola Sorrentina

L’analisi dei dati evidenziava che in 10 anni (1990-2001) le perdite della permanenza media avevano raggiunto il 50% e la stagionalità si era flessa passando da 7 a solo 5 mesi; inoltre a causa della riduzione delle tariffe nel disperato tentativo di accaparrarsi gruppi destinati a Roma o di passaggio verso località del Sud, si registrava anche una notevole flessione della occupazione. In dieci anni si persero oltre il 30% dei posti di lavoro, si compromise il reddito di un vasto indotto, si smarrirono professionalità e competenze.
Lo stesso tessuto sociale ne subì le conseguenze ed anche quello ambientale con edifici in disuso ed abbandonati, alberghi come tristi “cattedrali nel deserto“, aumento dell’emigrazione giovanile.
Con l’aggravante di tenzioni per la convivenza sociale e civile in quanto molti alberghi per la disperazione si adattarono ad ospitare immigrati (nel solo 2017 ,due alberghi per circa 180 ospiti extracomunitari).

Qual è la lezione ? Il boom turistico, in questo caso delle cittadine termali, portò ad un’esasperazione dei posti letto disponibili  senza mettere in conto che prima o poi i benefici elargiti dal S.S.N. e dagli altri enti assistenziali pubblici e privati sarebbero finiti. Senza dunque pensare ad un’alternativa sia turistica che economica, senza avere il coraggio di valutare e quantificare il rapporto tra domanda ed offerta.
A Sorrento non si arriva per beneficiare di contributi assistenziali, si viene per la storica buona letteratura che vanta, per la presenza di una ricettività alberghiera molto qualificata ed apprezzata, per l’affermazione di una gastronomia di qualità e sopratutto per la vicinanza a località come Pompei-Vesuvio, Capri, Costiera Amalfitana e negli ultimi tempi per un escursionismo di valore.
Ma l’errore è lo stesso! L’offerta ha superato nettamente la domanda e anche un economista con studi mediocri sa che, quando succede, o i prezzi crollano o parte della produzione rimane invenduta. Inoltre nel comparto del turismo la domanda è variabile (capita che si verificano situazioni impensate e non prevedibili tipo Covid) e concentrata nel tempo e nello spazio.
Mentre l’offerta è rigida non potendosi adattare di volta in volta alla richiesta ed intrasferibile (le strutture ricettive non possono essere spostate a secondo dell’andamento e delle preferenze della domanda). Questi sono gli inconfutabili meccanismi del mercato del turismo!

Come rimediare? E’ troppo tardi? Il covid ha messo a nudo una realtà economica e sociale insostenibile per un ristretto territorio? Cosa fare?

Un simpatico dibattito a distanza tra due importanti e benemeriti imprenditori sorrentini pro e contro la realizzazione di un centro fieristico in Penisola Sorrentina riapre il problema della forma di turismo che più si adatta ad un territorio come la Penisola ed in particolare a Sorrento, dai tempi del grand tour calamita per il turismo internazionale.

Alfonso Iaccarino

Sul piatto della bilancia c’è un terzo incomodo, il settore della gastronomia di qualità e della ristorazione stellata, capeggiata dall’attuale assessore al turismo di Sorrento, Alfonso Iaccarino che da sempre si batte pe un turismo di qualità, la valorizzazione dell’ambiente, il disinquinamento della Penisola e propone per migliorare la sostanza del flusso turistico una seconda via: un campo da golf di livello internazionale.
Più sostenibile e più qualificante, con un carico di potenzialità notevole, la proposta sostenuta dal senatore Lauro, con l’obiettivo di puntare su tirocini, stage e scambi culturali a livello internazionale che permetterebbero di destagionalizzare occupando parte dell’offerta nei periodi dell’anno diversi da quelli comunemente utilizzati. Permetterebbe, inoltre, di sostenere tutto l’enorme indotto, allungare i contratti di lavoro, far risparmiare all’INPS naspi e sussistenze varie. Ed in assoluto migliorare la qualità dei flussi turistici.

In effetto la vera sostanza del dibattito è se dire no e come al turismo di massa e come allungare la stagione turistica e riqualificarla avendo oramai tutti compreso che l’offerta di oltre trenatamila posti letti è ridicola, alla distanza punitiva, insostenibile ambientalmente, conflittuale tra residenti e turisti, decadente per la qualità della vita e della stessa offerta di attrattive per i visitatori, ingestibile dai servizi pubblici già carenti (vedi Circumvesuviana).
Un problema vecchio esploso dopo una scellerata legge sui B&B e dalla incomprensible e poco avveduta politica mirata ad ampliare a dismisura i posti letto da parte di molti albergatori.
Facciamo, dunque, un salto indietro, al 1950.
Capri is like Hollywood now! Pah! As for the mainland Sant’Agata and the heights above Sorrento. Awful!
Uplands of Sorrento: gone are the happy days , even on these Siren Heights repose is shattered by that delirious massing together of mortals unable to stand alone” lo scriveva alla cugina George Norman Douglas“.
Ed il suo amico Aaron Davidson condivise che il turismo stava alterando la genuinità e la tranquillità dei luoghi, mentre il suo editore fiorentino Orioli pochi anni dopo scriveva “fummo fortunati in quella stagione poichè la turba di gitanti napoletani non aveva cominciato ancora ad affluire“.
Ecco! L’avvento del turismo di massa e la conseguente urbanizzazione di agrumeti ed oliveti è una storia vecchia.

Si usciva da una devastante guerra, c’era fame, il cemento rendeva ed era necessario per dare case più dignitose agli abitanti, rientravano emigranti col portafoglio pieno e con tanta voglia di investire nei luoghi natii,la domanda turistica era superiore all’offerta. Poi anno dopo anno interessi speculativi, cattivo gusto e poca memoria storica hanno finito con confermare quel grido di dolore “AWFUL“.
Ora è troppo tardi per recuperare cultura, tradizione, ambiente, salute, compatibilità civile e sociale, trasporto e servizi efficienti?
Certo non con un centro fieristico e nemmeno con un campo di golf ma con interventi di micropolitica locale e di macropolitica regionale e nazionale, come lasciar uscire dal mercato, con incentivi e senza intoppi burocratici, tanti alberghi non più competitivi trasformandoli nelle tanto agognate abitazioni per coppie di giovani che qui vogliono vivere, come una politica fiscale che disicentivi i BB e favorisca la locazione di appartamenti ai nativi, come l’utilizzo per prossime opere pubbliche (scuole o presidi sanitari o musei) di edifici già esistenti, come un sistema di trasporti innovativo ed ecosostenibile, come la rivitalizzazione dell’artigianato locale, come controlli serrati e severi sui fracassoni ed i disturbatori notturni, come una sede universitaria di alta specializzazione, come riorganizzare e rinnovare tutta la mobilità interna, da Meta al Capo di Sorrento.
Ben venga il campo di golf tanto la pineta, peggio di così non può stare.
Il centro fieristico? Qualcosa a mezza strada tra una mostra ed una fiera, ma riservato esclusivamente ai prodotti di nicchia e di valore e sopratutto solo dopo che si va spegnendo la stagione turistica ed utilizzando esclusivamente edifici già esistenti come i tanti bei conventi e monasteri abbandonati.
La constatazione che già prima del Covid l’offerta aveva nettamente superato la domanda e le difficoltà dei grandi e storici T.Op. internazionali (nel 2019 il fallimento della Thomas Cook ha lasciato un segno) è stata recepita ma nessuno si pone o ha il coraggio di dirlo che il problema dei problema è che un lembo di terra di origine tufacea non si poteva permettere di dilatare il patrimonio ricettivo oltre la sostenibilità ambientale; ricettività che invece andava qualificata ed adeguata.

Invece esso è cresciuto in maniera incessante tanto che uno studio accurato e scientifico condotto dai professori M.L. Gasparini e G.Pignatelli (annali del turismo ,V,2016, n.1-ediz.Geopress) contava, a fine 2015, 166 alberghi per 17.525 posti letti dichiarati con un flusso turistico di 3.472.947 di cui 1.722.659 italiani e 1.750.288 stranieri.
Inoltre venivano censiti:
38 campeggi con 10.734 p.letto
501 case in fitto con 5.334
77 agroturismi con 816
423 BB con 2223
Dal 2016 al 2020 presumibilmente si sono aggiunti un altro migliaia di posti letti, regolari e dichiarati e abusivi.

Tre quarti della ricettività alberghiera assorbita nel super affollato comprensorio Sorrento-Sant’Agnello mentre quella extra meglio distribuita tra i sei comuni. Una crescita imperiosa che non è stata seguita da una altrettanta crescita dei servizi e dai miglioramenti della viabilità e dei trasporti, ANZI! Mettendo seriamente a rischio quel “contesto ambientale assolutamente unico a lungo caratterizzato da un armonico equilibrio tra presenza umana e risorse naturali” ed a rischio anche la convivenza civile, sociale ed umana (da Vico a Massa gli abitanti hanno raggiunto il numero di 81.700, con lieve decremento demografico per la città di Sorrento causa dell’esodo di molti cittadini per mancanza di una abitazione). Troppi interrogativi senza risposte e sullo sfondo il drammatico problema della viabilità in entrata ed in uscita! Et res non semper, spes mihi semper ades!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


*