Il caso del presidente del consiglio comunale D’Apice a Castellammare…
Emanuele D’Apice, neo eletto presidente del consiglio comunale di Castellammare di Stabia, è finito nella bufera per le dichiarazioni che ha pronunciato in consiglio comunale ad elezione avvenuta ringraziando il padre defunto, Luigi, per gli insegnamenti trasmessigli, i valori e l’educazione. Particolare non secondario è che il genitore del Presidente è stato condannato, nel 2004, per associazione camorristica. Gli applausi della maggioranza del sindaco Gaetano Cimmino hanno ulteriormente inasprito l’ambiente e la reazione di quelle forze politiche che hanno duramente condannato le parole di D’Apice invitando la maggioranza a prenderne le distanze.
Ora è pur vero che le colpe dei padri non possono e non devono ricadere sui figli, ma nel caso di D’Apice, non risulta che la sua sia stata una netta presa di distanza da quello che è stato e che ha rappresentato il genitore in vita. Senza questa negazione di una storia criminale, che prescinde dall’affetto filiale, non si può rivendicare il diritto di sentirsi legittimati a svolgere un ruolo istituzionale senza dover subire critiche anche dure! Va pure detto, però, che situazioni del genere neanche dovrebbero verificarsi per la semplice ragione che certe scelte bisogna farle a monte da chi si assume la responsabilità di una candidatura senza valutare adeguatamente la situazione. Comunque la sceltaè stata infelice e il polverone mediatico che si è sollevato infligge un ulteriore schiaffo in faccia a una città che non riesce ad emanciparsi dalla propria natura e dalla propria identità.