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Verso gli Stati Generali del Turismo: non basta un brand…già dieci anni fa se ne fece uno!

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Correva l’anno 2011 quando al Comune di Sorrento l’allora vice sindaco Giuseppe Stinga presentava il “brand penisola sorrentina” frutto di un’iniziativa da lui promossa e sposata dalle sei amministrazioni peninsulari con l’intento di avviare una promozione turistica dell’area. Obiettivo: far leva sui punti di forza e di attrazione del territorio e intercettare, oltre al turismo internazionale, nuovi target di visitatori evidentemente sensibili alle tante eccellenze dell’area. L’iniziativa vedeva, forse per la prima volta, l’Amministrazione di Sorrento farsi promotrice di un’iniziativa in chiave turistica che non si limitasse alla Città, ma coinvolgesse l’intero comprensorio come logica vorrebbe in virtù di quello che è e che rappresenta la Penisola Sorrentina nel suo insieme e quello che è in grado di esprimere facendo leva sulle peculiarità e sui diversi punti di forza delle singole realtà locali.

Dopo tanto entusiasmo il progetto di Stinga e dei sei Comuni fu lasciato abortire anche per l’uscita dalla scena amministrativa del suo ideatore e quindi il brand finì negli archivi comunali e nessuno, anche chi ci ha lavorato sul piano burocratico, ha pensato di ripescare il lavoro per rivalutarlo, aggiornarlo e ripartire dall’idea che si era concretizzata nella generazione di un brand, non solo, ma anche di un disciplinare che ne richiamasse valori e contenuti. Così dieci anni dopo si riparte daccapo con un’idea praticamente datata, che prescinde dal lavoro fatto (e anche dalle risorse a suo tempo investite) e che era condiviso dai sei Comuni peninsulari e quindi “brand” rappresentativo dell’area su cui, ovviamente, occorreva investire risorse consistenti per affermarlo attraverso una serie di iniziative di ampio respiro internazionale.

Nel 2021 si torna a parlare di brand turistico, ma lo si fa a livello di singole municipalità e senza porsi la domanda di come siano stati soltanto affrontati i veri problemi dell’area (in primis mobilità e trasporti) mentre da un anno a questa parte si fanno i conti con una realtà di mercato turistico mondiale letteralmente sconvolta dalla pandemia covid.

Per di più incombendo la prospettiva di una “terza ondata” che gli esperti prevedono si concretizzi, anche con le varianti del virus intanto affermatisi in Italia, verso la metà di marzo: praticamente alla vigilia di quella che rappresenterebbe la classica stagione di riapertura delle attività turistiche in prossimità della Pasqua.

E veniamo al problema cardine di qualunque ragionamento (del quale in verità si stanno congiuntamente interessando tutti e sei i Sindaci): per riparlare di turismo occorre “mettere in sicurezza” il Paese rispetto alla pandemia e quindi tutti gli sforzi devono essere indirizzati a realizzare una campagna vaccinale capillare e quanto più rapida possibile. Questa è l’unica certezza e da qui non si prescinde, anche perchè permangono i limiti agli spostamenti tra le regioni e quindi muoversi per andare in vacanza è praticamente escluso! Quello che più conta è mettersi nelle condizioni di “comunicare serenità“, perchè nel momento in cui ci si potrà spostare più liberamente dovranno prevalere termini come “sicurezza&serenità” al posto di “emergenza&criticità” che oggi monopolizzano l’informazione e che dilagano sui social rendendo vana una contrinformazione non suffragata da elementi oggettivi.

Quindi, come suggeriscono gli esperti, è utile impiegare questo tempo (il 2021 purtroppo non rappresenterà l’anno della ripresa e del rilancio) per comunicare come il territorio si sta organizzando per garantire agli ospiti (oltre che ai residenti) vacanze sicure, esperienze suggestive e accattivanti che mal si conciliano con un ritorno alla semplice normalità ante-covid:quella cioè di una Penisola quotidianamente stressata da traffico e smog, da un sistema del trasporto pubblico assolutamente inefficiente oltre che indecoroso per una località turistica di rango internazionale.

Ci sono due filoni sui quali si dovrebbe cominciare a operare congiuntamente da parte pubblica e privata: interfacciarsi col mercato turistico tradizionale per recepirne umori e aspettative, dimostrando loro interesse anche a riceverne suggerimenti per rimodulare la filosofia dell’accoglienza. In secondo luogo elaborare un programma di ampio respiro finalizzato a destagionalizzare l’offerta turistica individuando i nuovi segmenti e target di riferimento sui quali costruire una dimensione attrattiva nuova per Sorrento e per la Penisola Sorrentina a livello mondiale a garanzia del mondo delle imprese e del lavoro entrambi duramente provati dalla pandemia.

Su quest’ultimo aspetto – la destagionalizzazione – nel recente dibattito elettorale sono emerse proposte originali e lungimiranti, riprese di recente anche dalla stampa, ma che sembrano essere state accantonate dalla stessa maggioranza rinforzata che da settembre 2020 governa la Città. Nella prospettiva incombente degli “Stati Generali del Turismo” sarebbe il caso di rileggersi i programmi elettorali per dare coerenza all’azione amministrativa e concrete prospettive all’economia prevalente della Penisola che, senza una rivisitazione e una ricollocazione strategica sul mercato, può riscoprisi un bel giorno orfana di materia prima! (2 – continua)

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