Sorrento

Il futuro del Vallone dei Mulini

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Pubblichiamo l’intervento di Antonino De Angelis sui rischi incombenti sul Vallone dei Mulini.

“Non occorrono i rendering o le capziose raccomandazioni della Soprintendenza per rassicurare sui risultati degli interventi nel vallone dei Mulini di Sorrento. Basta sapere qual è l’obbiettivo posto dal progetto, cioè quello di “rendere disponibile il sito per la sua fruizione turistica”. Basta sapere questo per acclarare che quel vallone, per quello che oggi è e rappresenta, sarà distrutto. Il risultato sarà quello che conosciamo bene già realizzato nel tratto a nord della piazza Tasso e lungo la costa, così come queste poche immagini dimostrano. La stringente normativa esistente per garantire la sicurezza nei luoghi pubblici imporrà la radicale “bonifica” del costone tufaceo, notoriamente friabile e instabile. Ragioni di sicurezza imporranno l’estirpazione della vegetazione, qualunque essa sia, al di là degli acrobatici (e ripeto capziosi) distinguo della Soprintendenza. Dovranno essere consolidate tutte le parti della falesia affinché neppure una briciola o una piccola scheggia di tufo possa cadere sul frequentatori (Vds. costone di via L.De Maio, ex hotel La Terrazza, Marinella, villa Fondi ecc.) con intervento di integrazione muraria, suggellatura con malta, chiodature, reti e simili. Basta solo questo per certificare, anche a priori, che il vallone sarà completamente snaturato. Il quadro si completa se a questo uniamo gli indispensabili accessori (imposti anch’essi dalla legge) quali servizi igienici, smaltimento reflui, opere provvisionali ecc., nonché quelli necessari alla gestione, quali illuminazione, camminamenti, tavoli, sedie, panchine, ombrelloni. Si capisce benissimo che non di restauro o di ritorno ad un romantico passato come s0i vuol far credere, ma si tratterà invece di una vera e propria urbanizzazione di un sito che è di grandissimo pregio naturalistico, storico e ambientale. Un sito che in se accoglie strutture di archeologia industriale, cioè di un bene che appartiene a una scienza (nuova rispetto al XIX Sec) che si lega strettamente a quella dell’ archeologia tout court, con tutte le implicazioni tecniche, normative e vincolistiche (ampiamente eluse e/o ignorate in sede di valutazione del progetto). Agli osservatori, turisti e non solo, che dalla balaustra oggi ammirano questa bellezza, non apparirà più l’immagine di questo spettacolo unico al mondo ma si mostrerà come un luogo a cui accedere (ancora non si sa come) magari attratti dagli effluvi della cucina (il centro storico è tutto un ristorante) e dai colori non più della flora spontanea ma degli addobbi delle aiuole e del verde “coltivato” lungo le siepi e i vialetti. Addio flora spontanea, addio fauna stanziale e rapaci notturni. Questo è ciò che accadrà se i lavori dovessero essere realizzati come da programma, e sarà l’ennesimo scempio che i sorrentini avranno realizzato dopo quelli di fine millennio. E’ evidente che la responsabilità di tutto ciò non potrà ascriversi ai cittadini e neppure agli imprenditori che come si sa fanno il loro mestiere laddove c’è profitto; la responsabilità è tutta delle istituzioni preposte alla gestione e alla tutela del territorio le quali non riescono, anche perché spesso non vogliono, a contrastare queste operazioni dannose per la collettività e per l’ambiente. Ciò non ha fatto soprattutto l’amministrazione comunale, la quale con una cifra tutto sommato modesta, avrebbe potuto acquistare il sito e bonificarlo a regola d’arte per poi offrirlo alla più corretta e naturale fruizione scientifica e paesaggistica. Non solo, ma l’impressione è che neppure si sia impegnata, malgrado l’abbondante normativa vincolistica disponibile, per contrastare questo stravolgimento che nulla ha a che fare con lo sbandierato amore patrio e neppure con gli interessi della popolazione. Un comportamento che invece si configura come colpa grave ai limiti della complicità”. 

di Antonino De Angelis

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