“Aspetta e spera….” gli albergatori che aspettano gli stranieri senza pensare alle novità
Oggi la stampa locale – Il Mattino e Agorà – propone interventi di prestigiosi rappresentanti del settore turistico sulla grave crisi provocata dalla pandemia e che, evidentemente, sarà pagata a caro prezzo dal comparto turistico per una molteplicità di ragioni su cui è utile riflettere e confrontarsi tra addetti ai lavori, rispetto alle istituzioni pubbliche, ma anche nei riguardi del sistema-Italia più in generale dalla cui capacità di ripresa dipendono le sorti del turismo e della variegata economia ad esso legata.
Il loro ragionamento, in sintesi, è che la ripartenza è legata alla movimentazione dei flussi turistici a livello internazionale con il recupero dell’agibilità pre-covid sotto tutti i punti di vista! E questo era scontato: senza inglesi, tedeschi e statunitensi per il turismo in Costiera non sembra esserci prospettiva di ripresa, forse neanche nel 2021. A questo punto però ci si aspetta che, al di là delle legittime e preoccupate considerazioni sul presente, i principali attori dell’economia turistica territoriale sviluppino un ragionamento di più ampia portata provando a indicare una strada non solo per sopravvivere alla crisi, ma per prospettare un’offerta turistica differenziata proprio alla luce della tragedia abbattutasi all’improvviso sul mondo intero. Una considerazione sin qui è mancata: il fatto che la pandemia si sia manifestata tra l’inverno e la primavera, con tutte le strutture chiuse, è stato di per sè un “colpo di fortuna“!
Proviamo infatti a immaginare cosa sarebbe accaduto al Paese e al comparto turistico se il lockdown si sarebbe verificato nell’arco di 24 ore nel pieno della stagione turistica, con tutti i motori accesi e con decine di migliaia di persone all’improvviso trasformate da “ospiti” in “ostaggi” nelle strutture alberghiere ed extralberghiere, impossibilitati a muoversi e pronti a trasformarsi in ammalati di covid innescando una reazione a catena che nessuno sarebbe stato in grado di gestire sul piano sanitario. I danni, sotto tutti i punti di vista, sarebbero stati davvero devastanti per l’imprenditoria turistica che, a livello di strutture, è rimasta praticamente indenne dall’emergenza: cosa che non sarebbe avvenuta se la pandemia le avesse investito in esercizio. I danni economici che ne sarebbero scaturiti per le imprese sarebbero stati molto, ma molto più pesanti rispetto a quanto è avvenuto, mentre allo stato le maggiori ripercussioni si sono avute sul mondo del lavoro legato al turismo e al suo indotto oltre, ovviamente, ai mancati fatturati delle aziende.
Le quali, però, obiettivamente non rischiano collassi finanziari stante la pregressa floridità che gli deriva dagli esercizi precedenti dove l’Italia, e quindi anche la Campania e la Costiera, hanno visto moltiplicare a dismisura il business turistico anche a causa della crisi internazionale derivante dal terrorismo internazionale e che ha visto l’Italia come una zona franca, sicura, attraente per i turisti di mezzo mondo! Una crisi pandemica universale nessuno l’aveva messa in conto e quindi fronteggiarla è stata (e lo è ancora) un’impresa ardua, ha messo a dura prova la politica, la scienza e inevitabilmente anche il mondo imprenditoriale.
Peggio, molto peggio di una guerra, ma di ciò non sembra esserci ancora piena, realee generale consapevolezza, altrimenti non continueremmo ad assistere alla vergognosa sceneggiata politica italiana che, per come si è manifestata e per come continua a manifestarsi, meriterebbe ben altro che solidarietà e sostegno economico-finanziario a livello europeo se vogliamo dirla tutta. E poi gli Italiani trasformatisi in un popolo di tifosi incapaci di discernere e valutare qual è il vero interesse nazionale e generale, colpa anche di media completamente asserviti e che non svolgono quella preziosa funzione di vigilanza sui poteri, ma lavorano ossessivamente al soldo di specifici interessi.
“Aprire l’albergo…aspettando che tornino gli inglesi“: in questa affermazione si coglie il ruolo cronicamente passivo di un’imprenditoria alberghiera adusa a “vivere di rendite” e che per la prima volta si trova a dover fare i conti con la crisi di attrattività del territorio che viene molto prima della proposta turistica aziendale nelle valutazioni della destinazione turistica! Se non si ripensa all’economia turistica guardando al territorio e promuovendolo come sistema a tutti i livelli, la nostra sarà sempre un’offerta turistica limitata agli interessi individuali che una qualunque crisi è in grado di compromettere e addirittura affossare.
Se neanche la “lezione del covid” smuoverà le coscienze e stimolerà le intelligenze, Sorrento e tutta la Costiera rischiano di restare a secco, non per una o per due stagioni turistiche, ma per molto, molto tempo ancora mentre altrove si saranno consolidati nuovi modelli e nuove offerte a livello internazionale. I nostri tesori diventino attrattivi, si individuino segmenti di offerta territoriale nuovi e si investa in marketing, relazioni internazionali e tecnologie per creare una nuova dimensione turistica globale.