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Patrizia Danzè e “L’Universo delle Fragranze” di Raffaele Lauro

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image2Come un prezioso preannunzio dell’imminente e attesissimo evento di presentazione, che si terrà, con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale, al Palazzo Municipale di Sorrento, sabato 25 maggio alle ore 17.30, prima di approdare in Senato e, poi, in una serata speciale, su “Cinema, Letteratura e Profumi”, al Social World Film Festival 2019, abbiamo il piacere di pubblicare l’incisiva recensione del nuovo romanzo biografico di Raffaele Lauro, ”L’Universo delle Fragranze”, redatta da Patrizia Danzè, critico letterario, saggista, giornalista, docente e organizzatrice di eventi culturali di rango nazionale. Dopo i pregevoli commenti della “book critic” Giovanna Brunitto, del “book editor” Riccardo Piroddi e del regista cinematografico Giuseppe Alessio Nuzzo, anche questa recensione coglie nel profondo la lettera e lo spirito della nuova fatica, la sedicesima, dello scrittore sorrentino (www.raffaelelauro.it). La Danzè segue, infatti, dal 2002, la fertile attività di Lauro e pubblicherà, nel prossimo autunno, un saggio critico sulla sua intera opera narrativa.

PATRIZIA DANZÈ: “L’UNIVERSO DELLE FRAGRANZE DI RAFFAELE LAURO, MAESTRO DI NARRAZIONI SEMPRE AFFASCINANTI, È UNA FILOSOFIA DI VITA CHE SI FA ROMANZO, IN UN MONDO MISTERIOSO QUANTO LA NATURA STESSA CHE NE È LA MADRE MERAVIGLIOSA”

foto-patrizia-1di Patrizia Danzè *

Una filosofia di vita che si fa romanzo e leggenda personale con l’epopea artistica di un maestro profumiere: Maurizio Cerizza, gran cerimoniere di un universo di fragranze, un mondo affascinante e misterioso quanto la natura stessa che ne è la madre meravigliosa.
Ed è una storia d’amore quella che Raffaele Lauro mette in scena in “L’Universo delle Fragranze” (GoldenGate Edizioni, presentazione di Andrea Casotti), con una narrazione avvincente, che ricrea la sinfonia delle fragranze, a partire dalla magnificenza del paesaggio ligure e di quello sorrentino. Luoghi sacri agli dei che vi hanno profuso i loro doni; luce speciale, tripudio di colori, tra gli azzurri cangianti del mare e del cielo, l’oro del sole e i rossi magmatici del tramonto, balsamiche fragranze ristoratrici, e brezze olezzanti che diffondono aromi penetranti e pungenti.
Una natura viva, palpitante, sensuale, davanti alla quale l’uomo non dovrebbe continuare a odiare. “Solo la bellezza della natura salverà il mondo”, così pensava la zarina Maria Aleksandrovna, imperatrice di tutte le Russie, moglie dello zar Alessandro II, che nel 1874, per fuggire i rigori dell’inverno di San Pietroburgo, era arrivata a Sanremo, dove la sua salute cagionevole trovava ristoro e un’illusione di guarigione. E lì, in quella terra meravigliosa, cui la zarina donò cento palme, respirando l’odore del mare s’inebriava di quei profumi sempre più riconoscibili (la zarina aveva avuto come maestra di botanica la sua governante Marianne Gransi che le aveva insegnato il linguaggio dei fiori), rose, lavanda, garofano, tulipani, ranuncoli, narcisi, orchidee e, infine, gli amati iris, fiori degli dei.

Sì, “soltanto la bellezza della natura salverà il mondo”, diceva la zarina alla sua piccola corte sanremese, in un momento di grazia, di celeste armonia tra natura e anime, ricordando le celebri parole del “suoDostoevskij, davanti a quell’arcano che un secolo dopo, con la “leggenda dell’Imperatrice”, avrebbe motivato un bambino speciale a creare la sua leggenda personale.
In quello scrigno di bellezze naturali, nella Riviera di Ponente, sarebbe nata la floricultura, che al lavoro della natura univa quello dell’uomo, man mano che naturalisti, floricoltori, genetisti, ibridatori, botanici, genetisti, provenienti da tutto il mondo, si ritrovavano lì per dare vita ad una realtà fervida di commerci, invenzioni, tecniche, laboratori di creatività, bellezza, e che guardava all’industria produttiva delle essenze e dei profumi d’Oltralpe.
image1Non sfuggì agli industriali lombardi del settore, specializzati nella trasformazione delle materie prime naturali in essenze speciali, la ricchezza di quella realtà, e così anche la famiglia Cerizza, che nell’immediato secondo dopoguerra aveva avviato la sua attività nel campo della profumeria, con la costituzione della società EMA (Essenze Materie Aromatiche), produttrice di essenze e di materie aromatiche, si trasferì a Sanremo nella persona del figlio, l’ingegnere Aurelio, che vi viveva con la sua bella famiglia, la moglie Miranda, anche lei discendente da un grande profumiere milanese, e i suoi cinque bambini, per gestire la sede ligure dell’EMA.

Tra quei bimbi, che l’ingegnere Cerizza ritrovava la sera nella sua bella casa affacciata sul mare di Sanremo, c’era il piccolo Maurizio, che tra Suor Lucia, la sua maestra appassionata di floricultura, e il papà che descriveva i fiori più pregiati e le relative fragranze naturali, allertava la sua attenzione, anzi il suo “naso”. Era un bambino speciale, che stava sviluppando una sensibilità eccezionale per gli odori, soprattutto quello dei fiori al tramonto, e voleva scoprire, come diceva la regina di Russia (di cui suor Lucia gli aveva raccontato la leggenda) se la bellezza della natura poteva salvare il mondo.
Maurizio, il futuro maestro profumiere, un artista dell’olfatto, arte che a differenza di quella di un pittore, di uno scultore, di un musicista, di uno chef stellato, ancora oggi rimane sconosciuta alla maggior parte delle persone. Pochi si chiedono, quando indossano il profumo che li distingue, quanti studi, quante conoscenze scientifiche, quanti esperimenti di laboratorio stanno dietro quella nuance.
Una sinfonia di fragranze di cui Raffaele Lauro, maestro di narrazioni affascinanti, giunto alla sua sedicesima opera narrativa, ripercorre la storia, tra suggestioni letterarie (da Proust a de Faydeau, a Suskind, a Maurin) e ricostruzioni storico-documentarie, con la puntuale rievocazione della nascita stessa dell’arte del profumo grazie a Caterina dei Medici, che, dopo aver scoperto il profumo soave e persistente di un agrume, il bergamotto di Calabria, dà una svolta fondamentale alla nascita della profumeria alla Corte di Francia.

Insomma, una recherche, quella di Lauro, che costeggia l’altra di Maurizio Cerizza, una vita ad “annusare” sostenuta da una prodigiosa memoria olfattiva e selettiva (la lezione di Proust) e completata da un’eccellente formazione professionale, alla scuola di grandi maestri profumieri, come René Ricord.
Benedetto da una profezia genitoriale, segnato da un destino familiare, sostenuto da una rara curiosità intellettuale – come scrive Raffaele Lauro – l’astro di Cerizza diventa sempre più luminoso, sino a brillare come maestro profumiere di marchi internazionali e creatore di fragranze, sperimentatore di nuove nuances.
image3Un territorio immenso da esplorare, mutuando dalla bellezza della natura (quella che Cerizza- si ripete come un mantra- può salvare il mondo), note nuove e inedite (dal fico al fior di loto). Ogni profumo possiede un’anima ma la creatività del profumiere consiste nel cercare il giusto equilibrio, perché anche un minimo sovradosaggio potrebbe guastare l’armonia. E un “naso” deve “sentire” quella che poi, da profumo “invisibile” come la musica diventerà una sinfonia comprensibile, percepibile.
Intanto le sfide del maestro Cerizza continuano, insieme alla generosità del suo tratto: la sua impresa creativa si volge a guardare ai profumieri emergenti cui rivolge il suo insegnamento. Prova ne è l’incontro, promosso da Andrea Casotti, amministratore delegato di CFF SpA-Creative Flavours & Fragrances, e che ha firmato la bella introduzione di “L’Universo delle Fragranze” e Mauro Laurenzi creatore del brand “Mauro Lorenzi Profumi”.
Un bell’incontro creativo che conferma come la profumeria artistica o di ricerca, come è stata ribattezzata, oggi sia caratterizzata da una forte espansione e da rapide trasformazioni, con nuove tendenze, dalle fragranze eco-sostenibili, a quelle curative, a quelle “proustiane”.
* Critico letterario, saggista, giornalista e docente

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