Alfonso Longobardi: “Aperto al confronto, ma dobbiamo aggiornare il PUT alla modernità”
L’On. Alfonso Longobardi (Gruppo “De Luca Presidente“) ha il pregio, come pochi, dell’attenzione e della disponibilità a partecipare al confronto sui temi più scottanti e forse questa è la ragione del crescente consenso che incontra il suo Movimento – Sviluppo e Territorio – rispetto all’azione politica tradizionale. Proprio perchè è diventato il principale protagonista e interlocutore privilegiato della proposta di legge regionale di modifica del PUT e sull’argomento si sta sviluppando un vivace dibattito, l’abbiamo sentito con l’intento di approfondirne alcune aspetti tecnici e di conoscere quali sono le sue intenzioni sul prosieguo dell’iter legislativo. Partiamo allora dalla proposta di legge di modifica del Put: “La mia proposta di legge regionale di modifica del Put è un testo aperto – esordisce Longobardi – e sono pronto come sempre al confronto e alla sana dialettica costruttiva. È assolutamente necessario promuovere ulteriori momenti di confronto in Penisola Sorrentina, nella piena consapevolezza che nulla verrà approvato contro il territorio ed il suo sviluppo, ma solo con la condivisione. Al tempo stesso però è importante partire da un dato: il Put è una legge che va aggiornata alla modernità”. Che cosa intende chiarire per rispondere alle voci critiche che in queste ore si stanno alzando contro la sua iniziativa legislativa?
“Il primo equivoco da chiarire è i lseguente: nel Put del 1987 si uniformavano, ad una stessa visione, aree molto diverse come i Monti Lattari e la Penisola Sorrentina che invece hanno oggi caratteristiche ed esigenze diverse. Su questo la mia riforma fa chiarezza. Da un’attenta analisi della mia proposta di legge regionale si puo’ verificare che non vi è traccia alcuna di nuove costruzioni, nuovo cemento o dello stravolgimento del paesaggio e del territorio. Che in Penisola Sorrentina come in Costiera Amalfitana e sui Monti Lattari vanno assolutamente tutelati e protetti. La mia proposta contiene puntuali modifiche su vincoli che a 30 anni di distanza sono a dir poco desueti e necessitano di essere adeguati ai tempi. Non si può più aspettare: il territorio attende da troppi anni una risposta seria che consenta nel rispetto assoluto di paesaggio e ambiente di avere una legge moderna”.
Allora per fare chiarezza, quali sono i punti salienti della sua proposta di modifica del PUT?
1. (modifiche all’art. 5): si chiariscono gli interventi di recupero e ammodernamento del patrimonio edilizio esistente, senza consumo di suolo, ammessi anche nelle more dell’adeguamento degli strumenti urbanistici generali al P.U.T.
2. (modifiche agli artt. 9 e 10): si introducono alcune precisazioni per evitare vecchi equivoci interpretativi in ordine alla determinazione del fabbisogno consentito. Inoltre si è ritenuto opportuno chiarire, anche in virtù delle evoluzioni della normativa edilizia statale (art.23-ter D.P.R. 380/01), che è da considerarsi indifferente il passaggio tra differenti categorie d’uso di tipo terziario ovvero privo di rilevanza urbanistica.
3. (Modifica dell’art. 11): si adegua l’obbligo di reperimento delle quantità minime di superfici da destinare ad attrezzature pubbliche che si sono rivelate alquanto sovradimensionate rispetto alle reali necessità dell’area del PUT e hanno sempre comportato grosse difficoltà pianificatorie per i Comuni.
4. (modifiche all’art. 15): la viabilità esistente potrà essere, senza incertezze, adeguata alle norme di sicurezza stradale moderne, così come le strutture portuali e gli approdi esistenti devono poter essere adeguatamente ammodernati con idonee opere di difesa e di miglioramento funzionale.
5. (modifiche all’art. 21): vengono fugate le incertezze sulle opportunità che le strutture ricettive, ai fini della loro competitività e sopravvivenza, possano avere a disposizione per qualificare la propria offerta e i propri servizi, introducendo la facoltà di realizzare specifiche innovazioni ed elementi volti proprio a riqualificazione tale ricettività.
6. (modifiche all’art. 22): si introducono precisazioni per la progettazione della viabilità urbana minore ovvero per il suo adeguamento e messa in sicurezza, eliminando la rigida limitazione della sezione stradale a tre metri, in favore di una sezione più ancorata alla normativa di settore di riferimento (codice della strada) e che quindi consenta più adeguati requisiti di sicurezza per la circolazione.
7. (modifiche all’art. 26): si ammoderna finalmente la disciplina sui materiali da costruzione ai fini paesaggistici in modo da valorizzare le nuove tecnologie, le quali oggi garantiscono elevate prestazioni e risultati ottimali in termini d’integrazione ed inserimento nel contesto. E’ insensato continuare a bandire determinati tipi di materiali, perche’ ciò che conta è la prestazione paesaggistica perché essi devono in ogni modo garantire. I nuovi materiali inoltre possono assicurare minore consumo di energia e quindi maggiore tutela ambientale.
8. (modifiche ed integrazioni dagli articoli 27 al 34): Le definizioni degli interventi edilizi contemplati dal P.U.T. sono aggiornati e allineati alla disciplina statale del Testo Unico sull’Edilizia (D.P.R. 380/2001), compreso il mutamento d’uso non urbanisticamente rilevante (art. 23-ter D.P.R. 380/01). Per esempio: la manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici, comprensiva dell’indispensabile adeguamento sismico-strutturale ove necessario, non può essere appannaggio solo di alcuni edifici in ragione della loro fortunata ubicazione di zona. Abbiamo così integrato nella disciplina del nuovo P.U.T. il recupero e la riqualificazione del costruito e della sostenibilità dell’attività edilizia.
Questi otto punti a suo avviso, quindi, non stravolgono l’impianto della Legge, ma l’adeguano a esigenze contemporanee del territorio?
“Esatto! Tutto ciò dimostra l’utilità sana della riforma, senza impatto sul paesaggio e che finalmente consentirà la messa in sicurezza di edifici e strutture senza alterazioni di volumi e sagome”.
Via libera quindi al confronto col territorio, conclude l’On. Longobardi, dichiarandosi disponibile a partecipare a tutte le iniziative che vorranno approfondire questi temi. Ci lasciamo con una promessa: che non ci saranno bliz ferragostani del Consiglio Regionale su un argomento così delicato e spinoso e che all’esame dell’Aula ci si arriverà dopo aver ascoltato le voci del territorio. Fermo restando solo un punto: “bisogna modernizzare questa legge“!