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Oltre 5000 pagine l’inchiesta su Tito e sull’Amministrazione di Meta. Video

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Giuseppe Tito
Giuseppe Tito

E’ un faldone di oltre 5000 pagine contenti atti, documenti di ogni tipo, intercettazioni quello che ha messo a tappeto il sindaco di Meta Giuseppe Tito e la sua Amministrazione letteralmente travolti da un’inchiesta che la Guardia di Finanza di Massa Lubrense, con la regia del PM Silvio Pavia della Procura di Torre Annunziata,  ha condotto con uno scrupolo e con una puntualità da lasciare davvero pochi margini di manovra a una difesa che appare tutta in salita in vista dell’udienza che deciderà le sorti giudiziarie, ed inevitabilmente politiche, del primo cittadino metese e consigliere della città metropolitana di Napoli, esponente di spicco del PD peninsulare e campano, uomo di fiducia del governatore Vincenzo De Luca.

Antonella Viggiano
Antonella Viggiano

I difensori degli imputati hanno potuto accedere alla corposa documentazione e da questo momento scatta il conto alla rovescia e il lavoro più difficile: impostare una difesa su vicende che, fatti e atti alla mano, appaiono difficili da smentire. Tito non scivola sulla classica buccia di banana, piuttosto paga il prezzo di una cultura e di una gestione della cosa pubblica assolutamente personalizzata e che l’hanno reso artefice di espedienti avallati anche da alcuni funzionari che non hanno retto al minimo riscontro giudiziario. Sul caso delle luminarie natalizie del 2014, per esempio, montate nella notte in modo abusivo e illegale, il Sindaco contrariamente a quanto dichiarato e denunciato all’Autorità Giudiziaria insieme al comandante dei VV.UU. Rocco Borrelli (anch’egli indagato) era presente sul posto col titolare dell’Azienda Aniello Donnarumma e col Presidente del Consiglio comunale Michele Castellano (non indagato). A documentarlo una foto scattata da un cittadino e che è parte della denuncia presentata dalle consigliere di opposizione  Antonella Viggiano, Laura Attardi e Maria Laura Gargiulo.

Paolo Trapani
Paolo Trapani

Con tutto il garantismo di questo mondo e pur volendo dar credito alle rituali dichiarazioni di innocenza che, in queste circostanze, provengono dagli indagati, è difficile, se non impossibile prevedere un esito positivo per questa storia di malamministrazione pubblica. Per il PD della Penisola Sorrentina e napoletano si tratta davvero di un brutto colpo, difficile da digerire peraltro in una fase così delicata per le sorti del partito, ma soprattutto da spiegare visto che Tito rappresentava, a dispetto della giovane età, un nuovo corso, ambizioso e improntato alla cultura della soluzione dei problemi. Come avveniva tutto ciò lo spiegano il PM Pavia e i finanzieri che hanno indagato dal 2012 ad oggi tracciando un quadro desolante della situazione. Siamo però solo all’inizio della storia che, di fatto, decapita l’Amministrazione. Anche perchè allo screening giudiziario non sono sfuggite tante altre situazioni su vicende che rischiano di alimentare le cronache giudiziarie, non solo locali, per mesi. Il commento del segretario PD di Meta, Paolo Trapani, è stato stringato, ma nello stesso inequivocabile: “…si confida nella giustizia e nella capacità di Tito di dimostrarsi estraneo alle situazioni contestate, ma se dovesse intervenire il rinvio a giudizio non ci sarà più posto nel partito!”  L’auspicio che da più parti si invoca in queste ore è che a prevalere, una volta tanto, sia l’interesse generale e non quello personale e politico di tutti gli attori coinvolti in questa storia come degli altri che, inevitabilmente, sono destinati a diventarlo in corso d’opera man mano che emergeranno tutte le vicende indagate in questi anni. Proponiamo due video di cui è protagonista il sindaco Tito: il primo è l’intervento conclusivo della campagna elettorale nel 2014; il secondo un’intervista all’indomani della sua elezione a consigliere metropolitano.

Comizio di chiusura della campagna elettorale  –  “In vino veritas”

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