Diario Politico©Raffaele Lauro,  Italia,  Napoli

Saviano e de Magistris facciano ognuno il proprio mestiere…se no la camorra se la ride!

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Roberto Saviano
Roberto Saviano

Luigi de Magistris
Luigi de Magistris

Nel dibattito che sta “dilaniando” gli opposti sostenitori del Sindaco di Napoli Luigi de Magistris e lo scrittore Roberto Saviano forse si tralascia un aspetto che non è secondario della problematica “lotta alla camorra o alle camorre“. E cioè: secondo Saviano Napoli non è cambiata e non cambia perchè la camorra continua a fare i suoi affari e a sparare per cui è improprio parlare di un nuovo corso della Città. Ovviamente, per lui, la colpa di tutto ciò è da imputarsi al sindaco de Magistris! Secondo lo scrittore, anch’egli napoletano e da alcuni anni nel mirino della camorra per i suoi libri e per le sue denunce, il sindaco di una città (quindi non solo Napoli) deve combattere la camorra e impedire che spari e faccia business. Non spiega però, Saviano, come il sindaco di Napoli debba farlo e come lui qualunque altro sindaco di qualunque altra città italiana, se non attraverso il corretto, puntuale e trasparente esercizio della funzione di governo locale cui è stato preposto a seguito delle elezioni.

Altri strumenti, non solo de Magistris, ma qualunque Sindaco non ne ha. A meno che i primi cittadini non debbano trasformarsi tutti in sceriffi e poliziotti impegnati sul campo a contrastare la criminalità organizzata con funzioni che lo Stato assegna alla Magistratura e alle Forze dell’Ordine. Che altro voglia intendere Saviano, diversamente, non lo si comprende… A meno che, come tutti coloro che hanno scarsa o nessuna confidenza con la pubblica amministrazione, non ritenga un Sindaco dotato anche dei poteri peculiari di magistratura e forze dell’ordine per cui debba occuparsi istituzionalmente di contrastare la criminalità sul territorio di propria competenza.

Marco Minniti
Marco Minniti

O piuttosto bisogna intendere la polemica come il segnale di un cambio di passo annunciato di recente da parte del neo Ministro dell’Interno, Marco Minniti, allorquando ha ipotizzato di accrescere il controllo sul territorio contro il terrorismo internazionale impegnando le pubbliche amministrazioni e quindi, se ne deduce, i Sindaci? Annuncio passato, o lasciato passare, quasi inosservato! Allora ci chiediamo e lo chiediamo anche a Saviano: come dovrebbero esercitarlo questo controllo interdittivo contro terrorismo e mafie varie i Sindaci e gli Enti locali? Probabilmente quella di Minniti è stata la solita boutade del politico-ministro esordiente che, non sapendo come rispondere ai più che legittimi interrogativi della pubblica opinione, ne ha sparata una talmente grossa che probabilmente non è stata recepita per quella che è neanche dai diretti interessati e dai media (non sia mai detto contraddire un Ministro!). Nella querelle Sindaco-Scrittore non si tratta di rinfacciarsi colpe o di attribuirsi meriti o imputarsi demeriti vicendevolmente: piuttosto di fare perbene, onestamente e competentemente ciascuno il proprio mestiere senza invasioni di campo che alla fine fanno il gioco delle mafie e risultano soltanto strumentali e ad uso e consumo di chi manovra contro Napoli e contro la nuova Napoli di de Magistris.

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