Diario Politico©Raffaele Lauro,  Italia,  Sant'Agnello

Il senso dell’8 marzo

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di Lucia Gargiulo*

Lucia Gargiulo
Lucia Gargiulo

La giornata internazionale della donna non è mai stata una festa, ma una celebrazione istituita in America nel 1909, per ricordare ogni anno le conquiste, i successi, ma anche le discriminazioni e i soprusi che subiscono le donne di tutto il mondo. Oggi non si è più in grado di stabilire perché fin dai suoi albori il giorno dedicato alle donne sia quello dell’otto marzo. La presunta coincidenza con una nota tragedia americana in uno stabilimento di camicie è risultata falsa, perché questo avvenne il 25 marzo del 1911 e non l’8 marzo di quel mese.

Forse più logico legare la ricorrenza al lontano 1908, quando le donne scesero in piazza al grido di ”Bread and Roses”, per chiedere pane, cibo e garanzie economiche per i loro figli e fiori per una qualità della vita migliore. Nel tempo comunque il giorno delle mimose, celebrato da milioni di donne, è diventato il simbolo per il futuro rosa del pianeta, una data utile a ricordare l’importanza e la centralità di ciò che è femminile nella Società moderna. Se le battaglie vinte sono state tante, ci sono ancora moltissime lotte da portare avanti, perché il ruolo della donna non è paritario a quello dell’uomo. E ci sono tantissime donne, in Italia e nel mondo, che sono vittime di abusi e di violenze. Nel 2016 infatti il femminicidio è ancora il più diffuso dei delitti in ambito familiare e, secondo i dati ISTAT del giugno 2015, quasi sette milioni di donne italiane hanno subito nel corso della propria vita una violenza fisica o sessuale.

Quindi di strada c’è ne è ancora tanta da fare. Ma molte donne, soprattutto quelle più giovani, purtroppo non ne sono consapevoli e pensano che la festa della donna sia solo un giorno in cui scambiarsi le mimose e in cui poter uscire da sole la sera con le amiche, senza fidanzati e mariti al seguito. Insomma in pochi ormai si ricordano i veri motivi per cui esiste questa celebrazione. Tutto insieme: costanza, umiltà, senso del dovere, responsabilità, al truismo, sono proprio questi gesti che cambiano il mondo. E spesso sono gesti femminili, anche in campi maschili: la soldatessa che si preoccupa della salvezza dei commilitoni a spese della sua incolumità; la giornalista che sfida i narcotrafficanti e i mafiosi; la preside che affronta con ostinazione e amore la scuola più indisciplinata e sgangherata. Oppure sono gesti che pochi uomini saprebbero compiere: la vedova di un carabiniere che apre le braccia alla madre, distrutta, del giovane omicida del marito; la parrucchiera di successo che dedica il suo tempo prezioso alle donne nullatenenti, con la stessa attenzione che rivolge alle clienti facoltose. Sono donne che non cercano la celebrità e spesso sono diventate famose per caso, o per necessità. In comune hanno il coraggio e la forza della ragione.

Perché hanno scelto di stare dalla parte giusta. Certo è dura perché dobbiamo lavorare il triplo, ma alla fine raggiungiamo l’obiettivo. Il maschilismo globale ci vuole ancora molto indietro(in Italia su 93mila incarichi politici poco più del 21 percento è ricoperto da donne) ma in questi anni abbiamo scalato qualche posto in classifica: occupiamo i vertici delle istituzioni monetarie mondiali, quelli dei governi, delle grandi industrie pubbliche e private. Angela Merkel, la cancelliera che guida la Germania, è una leader che condiziona le politiche planetarie, come pure Hillary Clinton che marcia(per ora, migliore su tutti) verso la Casa Bianca. In tutte le biografie delle donne di potere ritroviamo un tratto del nostro modo di affrontare la vita. Nonne, zie, madri, sorelle, amiche, mogli incapaci di ignorare la sofferenza degli altri, pronte a tendere la mano a chi ha bisogno. In tutte quelle che ce l’hanno fatta c’è quella parte di Noi che ci fa sentire protagoniste di un mondo migliore! Ci sarà vera parità quando in tutti i settori della Vita pubblica e privata ci misureremo alla pari con gli uomini. Le ultime generazioni femminili sono sempre più istruite e le più giovani superano i coetanei per l’eccellenza dei percorsi formativi. Anche se ci sono più donne in Parlamento, al Governo e nei consigli di amministrazione, ci sono ancora forti diseguaglianze nel mondo del lavoro, che ci fa pagare prezzi troppo alti per la maternità.Sebbene le qualifiche delle donne siano uguali o anche migliori rispetto a quelle degli uomini, spesso le loro competenze non ricevono lo stesso riconoscimento e la loro carriera è più lenta.

Nell’UE questo fenomeno determina un divario retributivo medio tra donne e uomini del 16%.Le responsabilità familiari non sono condivise in maniera equa. Di conseguenza, le donne subiscono interruzioni di carriera più frequenti e spesso non tornano a lavorare a tempo pieno. Guadagnano quindi in media il 16% in meno all’ora rispetto agli uomini; su base annuale il divario raggiunge addirittura il 31%, considerando che il lavoro a tempo parziale è molto più diffuso tra le donne.Poiché le donne percepiscono una retribuzione oraria inferiore e accumulano un minor numero di ore di lavoro nel corso della lorovita rispetto agli uomini, anche le loro pensioni sono ridotte. Di conseguenza, tra gli anziani vi sono più donne in stato di povertà rispetto agli uomini. Il GovernoRenzi interviene a favore della donna che lavora adottando alcune misure come il contributo economico per il servizio di baby-sitting o per i servizi per l’infanzia e sua estensione alle lavoratrici autonome.Indegna di un Paese civile è anche la mentalità maschile, ancora diffusa, che ci considera non all’altezza in molti campi. Non bisogna mai smettere di lottare a fianco di tutte le donne finché i nostri obiettivi di parità e giustizia non saranno raggiunti.L’uguaglianza delle donne significa progresso per tutti.

*Segretario Citadino PD Sant’Agnello

Un commento

  • Raffaele Lauro

    Carissima Lucia, leggo solo ora, nell’ultimo scorcio della mia giornata, l’8 marzo 2016, il Tuo commento sulla ricorrenza, lucidissimo e completo, oltre che ben documentato. Lo condivido, dalla prima all’ultima parola, e mi compiaccio anche per la Tua sensibilità. Aggiungo, quindi, agli auguri, che Ti ho mandato stamane, scomodando Aristofane, anche i miei complimenti. Ma, credimi, io son davvero convinto che se, in futuro, governeranno le donne, forse il mondo potrà salvarsi? Un forte abbraccio e a presto!
    RAFFAELE

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