Campania,  Napoli

Regione Campania, la Beneduce: “Cosa c’è dietro la legge sul ciclo delle acque?”

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Flora Beneduce2014NAPOLI – Non ci sta Flora Beneduce, consigliere regionale di Forza Italia, a subire metodi e volontà della maggioranza su un tema delicato come quello del ciclo integrato delle acque e suona un campanello d’allarme allontanandosi dall’aula contestando “un modo illiberale e irrispettoso di governare posto in essere dalla maggioranza”  spiega la Consigliera che ha abbandonato i lavori in aperta contestazione. “Votare una legge licenziata in modo superficiale e antidemocratico da una Commissione Ambiente chiusa agli emendamenti dell’opposizione che, tra l’altro, erano pochi e miravano a migliorare il testo dal punto di vista della correttezza in punto di diritto, specie sulle locuzioni giuridiche utilizzate, mi sembra un atto contrario all’impegno di tutelare i cittadini campani. Lo stesso metodo – continua la Beneduce – è stato adottato anche in Consiglio, dove è stata approvata una legge non discussa e sicuramente non rappresentativa della volontà popolare”. GORIMa questa è solo la prima parte di un j’accuse che passa in rassegna il “metodo Gori”, l’ente gestore che “non solo non ha migliorato il servizio idrico, come da impegno contrattuale, ma lo ha peggiorato portandolo ad un degrado quasi vergognoso, aumentando i prezzi e le tariffe in modo esponenziale”. Flora Beneduce teme che il testo all’esame del Consiglio possa riservare criticità ancora maggiori della normativa precedente e ipotizza giochi di potere che rendono l’acqua non un bene per tutti, ma un tesoro per pochi. “Io non so se la fretta dimostrata su questo argomento nasconde accordi sotterranei o situazioni già precostituite – continua la Consigliera che è anche componente della Commissione Ambiente – Non so se ci siano intenzione e indirizzi già consolidati a danno dei cittadini e all’insaputa di questo Consiglio. Chiedo dunque ai responsabili della Giunta risposte chiare da dare ai cittadini campani. L’acqua è un bene pubblico e tale deve rimanere. Il modello di gestione fino ad oggi proposto va invece contro ogni idea dell’acqua come bene pubblico. Non possiamo tollerare di consegnare ancora una volta un bene vitale nelle mani di chi vuole fare soltanto affari. Non si possono chiudere i rubinetti e presentare bollette aumentate del 100%.  Non si può consentire alla Gori di staccare il contatore alla povera gente e nel contempo maturare inadempienze per centinaia di milioni di euro a danno del denaro pubblico”. Infine il dubbio: “Non vorrei scoprire, un giorno, di aver contribuito a confezionare un abito modellato su precisi interessi lobbistici e speculativi”.

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