Sanità, Carla Riganti e la “sostenibilità economica del sistema salute”
L’annuncio di Mario Monti sulla insostenibilità dell’attuale servizio sanitario nazionale in termini di spesa, oltre che di organizzazione, è molto di più di una battuta sfuggita al Presidente del Consiglio impegnato a tirar fuori dal baratro il Paese. E’ il segnale di una situazione economico-finanziaria sempre più critica con l’esigenza di fare altri tagli. Sulla salute però non si tratta solo di tagliare i csoti, ma di garantire un livello accettabile di assistenza pubblica pur in un costante regime di “spending review” in cui l’Italia si è rassegnata a fare i conti. Sull’argomento e sulle sue implicazioni in materia di organizzazione dei servizi e di disponibilità di farmaci anche molto costosi assicurati dal pubblico se ne discute lunedì 3 dicembre a Napoli, nell’aula magna dell’Università “Federico II” in Via Partenope 36 nell’ambito di un seminario dedicato a: “La sostenibilità economica del sistema salute” cui partecipano i più autorevoli esperti del settore a livello regionale, medici, direttori sanitari, docenti, politici regionali e nazionali come Stefano Caldoro e Raffaele Calabrò…
L’introduzione sulla “sostenibilità economica del sistema sanitario nazionale tra ricerca e assistenza: i piani di rientro” sarà svolta da Mario Morlacco, subcommissario sanità per la Regione Campania, cui faranno seguito due tavole rotonde moderate dalla dottoressa Carla Riganti (Esperta di organizzazione sanitaria Struttura Commissariale Regione Campania per il piano di rientro in sanità – AOU Università “Federico II” di Napoli) e da Ottavio Lucarelli (Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania). Abbiamo chiesto alla dottoressa Riganti di introdurci ai temi del convegno che affronterà molti aspetti di una problematica tanto complessa quanto delicata. Si parte, ovviamente, “…dalla grave crisi economica che coinvolge l’Europa e che richiede un cambio di strategia nella gestione della spesa ed in particolare di quella sanitaria. Quindi maggiore controllo dell’efficacia dei servizi e delle cure da somministrare, gestione oculata delle risorse, sempre più scarse, a disposizione. In questo scenario un ruolo rilevante lo assumono quei farmaci che, per la loro stessa denominazione, incidono in maniera significativa sui costi delle terapie somministrate dal SSN: i farmaci “ad alto costo”, con particolare riferimento agli oncologici“. Dottoressa, qual è la situazione su questo fronte? “I tumori costituiscono la seconda causa di morte in Italia, con il 30% dei decessi, e la seconda patologia come anni di vita persi in un buono stato di salute nei Paesi dell’Unione Europea, rappresentando il 16,7% dei Dalys (Disability Adjusted Life Years). Nel nostro paese la mortalità per cancro è diminuita negli ultimi 10 anni mentre si registra un incremento dei nuovi casi (253.000 all’anno anche in ragione dell’invecchiamento della popolazione). La sfida che le Regioni dovranno affrontare è quindi quella di trovare il giusto punto di equilibrio tra revisione della spesa e garanzia di accesso alle migliori terapie oncologiche per il maggior numero possibile di pazienti. In questa prospettiva la Regione Campania ha cercato di intraprendere delle azioni mirate a ricondurre, secondo criteri di appropriatezza clinica, economicità ed efficienza, le prestazioni sanitarie erogate a favore dei cittadini, con oneri a carico del Servizio sanitario regionale, ad un regime di erogazione appropriato“. Ecco quindi le ragioni di questa iniziativa? “La società italiana HHS ha ritenuto utile opportuno promuovere un incontro con esperti clinici, rappresentanti regionali e dell’ospitalità pubblica e privata e dei farmacisti ospedalieri, con il compito di analizzare il contesto normativo e fornire concrete soluzioni applicative. In questa prospettiva l’evento scientifico vuole essere un momento di documentazione e di dibattito per contribuire alla diffusione di conoscenze ed esperienze sugli aspetti gestionali, organizzativi ed economici in oncologia, attraverso una formula snella ed innovativa, al fine di creare un’opportunità per individuare soluzioni e sinergie nella scelta delle politiche per la salute“.
Restando in tema di sanità, pubblica e privata, e di spesa ALTROCONSUMO ha diffuso i dati di una ricerca realizzata in 8 città italiane e che ha coinvolto 160 strutture sanitarie. Il modello di offerta sanitaria che troviamo nelle città e nelle regioni italiane oggi vive di contraddizioni, tra eccellenze, rami secchi, servizi efficienti. Con una costante: che ci si rivolga al pubblico pagando ticket salati o al privato, a volte persino competitivo per prezzi e flessibilità d’orari, il risultato è che buona parte delle prestazioni sanitarie le pagano i cittadini. Chi non ha possibilità rinuncia a esami e cure. Perché poter stare in salute costa, e non a tutti lo stesso prezzo: Altroconsumo rileva che a Milano, per quattro visite e esami specialistici si pagano in media 891euro, esattamente 500euro in più rispetto a quanto si paga a Napoli: 391.
Altroconsumo ha coinvolto 160 strutture tra case di cura, poliambulatori e strutture pubbliche di otto città (Bari, Firenze, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Roma, Torino) per valutare costi e tempi d’attesa su quattro esami e visite specialistiche tra i più richiesti: una gastroscopia, una visita ortopedica, una panoramica dentale, un’ecografia dell’addome. Dettagli sull’indagine su www.altroconsumo.it
Ogni città offre servizi articolati diversi, le realtà sul territorio si compongono di variabili, punte di eccellenza e sacche di inefficienza. Ma in media tra strutture miste, convenzionate con il Servizio sanitario e cliniche private il cittadino ha accesso pagando prezzi notevolmente diversi regione per regione ma anche all’interno della stessa città ed esempio per una gastroscopia a Roma si spendono da 100 a 1000euro.
I risultati dell’inchiesta parlano chiaro: ci sono strutture private che offrono prestazioni a prezzi competitivi con il ticket del Servizio sanitario.
Sono le differenze tra regioni a colpire per ampiezza: la visita ortopedica a 19euro a Napoli, arriva a Milano a costarne 200. L’ecografia completa all’addome a Bari 40euro, a Torino 269euro.
Sull’attività intramoenia c’è un dibattito arrivato anche in Parlamento che dovrebbe portare a stilare regole comuni, per garantire trasparenza per esempio attraverso un tariffario unico, con importi fissi per le prestazioni in ciascuna Asl.
Dunque l’offerta sta cambiando: curarsi privatamente a volte conviene anche per il portafogli, considerando i tempi d’attesa, ma una sanità più efficiente, rapida non deve disgiungersi da professionalità ed etica dei medici.
La riduzione dei servizi sociali e delle coperture per far quadrare i bilanci sta colpendo indiscriminatamente sacche d’inefficienza e progetti validi, costruiti con cura negli anni da professionisti e storie di eccellenza.
Lo Stato vuole risparmiare, ma oggi a pagare per primi, sulla propria pelle, sono i più deboli, che rinunciano alla propria salute.