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Crisi: la Grecia e gli interventi di BCE e della Commissione Europea

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di Santolo Cannavale

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Secondo il Wall Street Journal la BCE “ha salvato momentaneamente i governi europei dalla crisi del debito, pur incontrando il profondo scetticismo in Germania, dove crescono i timori che la BCE abbia seminato inflazione”. Il futuro confermerà o dimostrerà approssimativa questa visione.
Molti errori sono stati compiuti nella gestione della crisi europea in corso. Tra essi il più eclatante riguarda il comportamento irresponsabile e volutamente attendista di Bruxelles proprio di fronte alla crisi della Grecia, con perdita di credibilità complessiva dell’Europa a moneta unica. Ben limitato sarebbe stato l’onere da sostenere in caso di rapido, convinto intervento a favore di uno Stato che utilizza l’euro e rappresenta appena il 3% del PIL comunitario…

Il massimo dell’inadeguatezza e dell’irresponsabilità ha riguardato l’avallo di Bruxelles alla decisione di Atene di infliggere una perdita del 75% ai risparmiatori privati in possesso di titoli della Grecia, considerati, a torto, sotto l’ombrello protettore dell’euro. Quali necessità impellenti di tesoreria giustificavano l’abbattimento unilaterale e sconsiderato del valore nominale di titoli ellenici  con scadenza, ad esempio, 2024 o 2037, con interesse annuo del 4,5%? Non era sensato, logico e pagante in termini di immagine e credibilità,  lasciarli in vita fino alle naturali scadenze, con il solo impegno di versare l’interesse annuo del 4,5%, a dir poco conveniente ed irrisorio per l’emittente Grecia, data la situazione di crisi? L’Europa e la BCE non avevano la forza di supportare il pagamento di interessi così modesti per un limitato lasso temporale, senza sconvolgere la vita di tanti piccoli e medi risparmiatori, salvaguardando la Grecia ed i suoi impegni finanziari?  Con questo intervento arrogante e farraginoso si è rovinato il sano concetto di risparmio popolare e di fiducia nelle istituzioni finanziarie dell’Unione  europea che negli anni aveva conquistato rispetto e considerazione nel mondo. Ne era dimostrazione – in  parte lo è ancora – il rapporto di valore e di cambio tra l’Euro ed altre valute mondiali,  in primis il dollaro.

Il buon ministro dell’economia Tommaso Padoa Schioppa – che ormai guarda dall’alto le vicende terrene –  a suo tempo ha più volte espresso il convincimento della bontà e sicurezza dei titoli emessi in euro da Stati dell’Unione europea, con i bilanci monitorati da autorità centrali. Il giudizio di Padoa Schioppa è stato frequentemente richiamato per rassicurare i possessori di titoli della Grecia, ma anche di quelli italiani, spagnoli, portoghesi, ecc., nel convincimento che l’Unione europea non può essere solo una costruzione burocratica, asettica e lontana dai cittadini, bensì la federazione di Stati con visione comune di lungo periodo, strategie condivise  e solidarietà fattiva verso i Paesi in temporanea difficoltà.
La Banca Centrale Europea, d’altro canto, è direttamente interessata alla buona gestione di titoli di Stato europei  espressi in euro per le naturali, dirette implicazioni sul valore della moneta comune e sulla sua difesa nel tempo. Questo nelle more dell’emissione diretta e centralizzata di titoli UE.
Le banche europee si sono ben guardate dal tutelare i privati risparmiatori loro clienti, possessori di “bond” ellenici, come fecero responsabilmente in occasione del “default” dell’Argentina nel 2001 (ricorso, ad iniziativa Associazione Bancaria Italiana (ABI), al tribunale ICSID di New York).
Le banche italiane ed europee hanno compensato abbondantemente le perdite sulle obbligazioni greche tenute in portafoglio mediante i 1.000 miliardi di euro elargiti alle stesse dalla Banca Centrale Europea (BCE) guidata da Mario Draghi, al tasso d’interesse annuo dell’ uno per cento per tre anni, con la possibilità di investire le risorse prestate in titoli di Stato all’interesse annuo del 4-5 per cento. I piccoli risparmiatori danneggiati non contano, sono roba secondaria senza peso.
Ad oggi non è stato ancora posto rimedio al grave errore, che toglie dignità e valore al concetto di risparmio privato. Gli errori, d’altro canto, si fa fatica a riconoscerli ed il più delle volte sono considerati conseguenza di “scelte sbagliate od inopportune degli altri”.

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