Caso-Sallusti, anche Di Pietro in difesa del giornalista che rischia l’arresto
di Salvatore Caccaviello
Italia dei Valori oltre a presentare mercoledì prossimo un’Interrogazione Parlamentare a risposta immediata, sul caso Sallusti, proporrà anche una legge per abolire la pena detentiva sic et simplicer. Il Presidente Antonio Di Pietro ha dichiarato che se il Governo non ritiene di intervenire in merito lo si può fare in Commissione Giustizia come sede deliberante oltre sperare un intervento del Capo dello Stato. Non lo si fa per Alessandro Sallusti che rimane uno dei capofila del peggior giornalismo, quale appunto quello berlusconiano, ma al diritto e alla libertà d’informazione…
La vicenda Sallusti ha origine nel Febbraio 2007, quando il giornalista era direttore di Libero. Fu querelato per diffamazione a mezzo stampa da un giudice che si sentì diffamato a seguito di un corsivo anonimo uscito sul giornale. In seguito la prima sentenza condannò Sallusti ad un’ammenda pecùnaria. In appello la pena fu inasprita in modo incredibile a quattordici mesi di detenzione senza condizionale. Per Antonio Di Pietro se difendere Sallusti significa difendere il principio costituzionale al diritto di cronaca e alla libertà di informazione allora Sallusti va difeso cento volte. Non bisogna confondere il diritto di cronaca con la diffamazione che va sanzionata senz’altro, altresì non bisogna confondere il libero giornalismo con il dossieraggio meglio conosciuto negli ultimi anni come il “metodo Boffo”. In questo caso non si tratta più di reato di opinione o libertà di informazione, bensì di associazione a delinguere che prevede senz’altro la detenzione. Infine il leader IdV ha concluso che finire in carcere per reati di opinione è assurdo ed in questo caso bisogna stabilire gli strumenti per sanzionare tra i quali assolutamente è da escludere il carcere altrimenti ogni qualvolta un giornalista scrive qualcosa di scomodo per qualcuno si sta con il patema d’animo di finire in galera. Poi se il qualcuno è un potente è inevitabile che il giornalista desiste dallo scrivere in quanto gli passa la voglia ed il coraggio. Allora sarebbe opportuno proporre di sanzionare con pene pecuniarie, con tutto ciò che prevede il codice civile, con l’obbligo di rettifica, con le scuse pubbliche, ma evitare assolutamente, in tal caso, una norma fascista come il carcere che sarebbe ora di abolire.