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Accesso al credito per le PMI: il segreto consiste nel dialogo

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di Gaetano Mastellone

Gli Industriali rilevano limitazioni nei finanziamenti e altre restrizioni sul credito alle Pmi. La soluzione? Capire il linguaggio delle banche per migliorare il proprio rating aziendale.  Ritengo che nella vita di tutti i giorni, per crescere e migliorare, bisogna evitare l’ipocrisia ed evitare di nascondersi. Oggi serve etica, trasparenza e progettualità. Quando ci sono problemi bisogna metterli sul tavolo e cercare di risolverli, se possibile, o quantomeno discuterne. Rammento che nel lontano 18 maggio del 2002 quando ero amministratore delegato dell’ex Popolare Sorrentina, organizzai a Sorrento, in collaborazione con il quotidiano economico Italia Oggi e Theorema Conference, un convegno dal titolo: Banche e Imprese, crescere insieme. Già dieci anni fa mi ero posto il problema che i rapporti fra le due categorie, già conflittuali, dovevano migliorare. Allora, come oggi, vi è lo stesso tipo di problema: cioè il finanziamento alle imprese.

Rammento anche che allora, dal duemila al duemiladue, la Popolare Sorrentina “immise” nel circuito dell’economia locale oltre cento milioni di euro di finanziamenti e/o assistenza creditizia. Lo facemmo perché avevamo come metodo di lavoro la discussione aperta e leale con gli imprenditori, almeno ci sforzavamo di farlo. Il rapporto fra banche e imprese è argomento da trattare e da discutere. Cercherò di farlo brevemente, anche se è assai arduo farlo in poche righe. Cercherò di far capire che esso si supera solo con la reciproca collaborazione e con la discussione: clima disteso e collaborativo. Il clima “teso e nervoso” non serve allo scopo. Da qualche anno, con l’inizio della crisi economica e con le stringenti regole di Basilea 2 e 3, i finanziamenti si sono ridotti, lo spread è in crescita e si assiste a un aumento delle commissioni bancarie, come si assiste a una crescita esponenziale delle perdite per sofferenze da parte delle banche. Le banche sono aziende, quindi anche loro hanno dei notevoli costi fissi, in particolare quello del personale che è in carico ad esse per oltre il 95% a “tempo indeterminato”. Nel settore poi non ci sono ammortizzatori. Il potere contrattuale delle imprese, in particolare quelle del mezzogiorno d’Italia, che richiedono credito si è notevolmente ridotto. E’ una triste realtà. Le imprese, direttamente o tramite le loro associazioni di categoria, denunciano di continuo difficoltà nel reperimento di fonti di finanziamento necessarie per la loro gestione, a causa di una politica bancaria che premia solo le grosse aziende e penalizza le Pmi. Io sono un fautore della gestione bancaria ispirata al seguente concetto di guidelines: dare al cliente ciò che gli serve, non quello che serve alla banca. E’ questa la ricetta da seguire? Non sta certamente a me dirlo, ma secondo me il rapporto banca-impresa deve essere incanalato su un principio basato sulla reciproca correttezza e trasparenza, perchè il futuro delle imprese del Sud, e di quelle italiane, si gioca nei prossimi anni. Ci sarà una dura selezione. Come già detto, si criticano le banche che “associano” l’erogazione del finanziamento ai rating. E’ così. Però non per colpa delle banche le quali hanno dovuto subire i dettati di Basilea. Se i dati di bilancio societari delle Pmi non sono rispondenti a principi di solidità e di redditività o trasparenza il rating è basso, così è più difficile avere credito. Questo allora è un limite? No, direi piuttosto un’opportunità. Se è questo un paletto da superare allora si deve puntare ad avere un miglioramento del dialogo fra i due soggetti (banche e imprese), bisogna fare bilanci veritieri e l’esposizione dei problemi alle banche deve essere corretto e puntuale, magari corredato da business plan che possono aiutare a capire come si evolve l’attività imprenditoriale. Oggi il “rapporto amicale” di una volta non c’è più! Si analizzano dati, bilanci e prospettive settoriali. Lo sviluppo e il successo delle piccole e medie imprese, da sempre, è legato a doppio filo alla linfa di liquidità concessa dalle banche. Una regola, questa, che sta però rendendo la vita delle imprese sempre più difficile. Restrizioni sui finanziamenti, spread in crescita, aumento delle commissioni e altro: questi i risultati di un sondaggio condotto dall’Unione degli Industriali. Da questa indagine di mercato è venuto fuori che il credito oggi è concesso solo ad aziende con bilanci in ordine, ma sempre con grossa fatica. Il 58% delle aziende intervistate ha riscontrato, tra gennaio e marzo 2012, limitazioni nei finanziamenti richiesti. La stessa percentuale d’imprese, poi, dice di non aver ricevuto comunicazioni sul proprio rating, e cioè sull’indice che ne misura l’affidabilità. Per molte imprese, poi, l’impatto sui prezzi è notevole: l’81% ha denunciato spread in crescita, mentre il 73% ha registrato un aumento delle commissioni richieste. Per contro, solo il 29% delle imprese interpellate ha evidenziato di aver ricevuto consigli dalle banche per migliorare la propria “reputazione” di fronte agli istituti di credito e solo il 28% conosce i fattori di giudizio che influenzano i livelli di rating assegnati. Di certo, le difficoltà economiche nazionali e internazionali stanno mettendo a dura prova l’equilibrio di tutti, sia delle aziende sia delle banche. Il margine per “migliorare i rapporti”, però, esiste. Che fare? Discutere di più e cercare di far vivere la vita aziendale alle banche, cercare di rappresentare loro le esigenze corredate da documentazione ufficiale. Da parte delle banche poi ci deve essere maggiore professionalità nel capire le varie esigenze prospettate. Alla fine delle discussioni ritorniamo sempre al titolo del convegno che ho citato in apertura di questo intervento: Banche e Imprese, crescere insieme. Ecco, insieme si può.

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