Sorrento

Per l’Italia sarebbe pazzesco l’uscita dall’Euro

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di Gaetano Mastellone

Oggi con questa crisi così dura si dibatte molto sul “cosa fare”, di contro però noto che si hanno ancora le idee confuse e poco “si fa”. Nel 1995, ben diciassette anni fa, sul quotidiano economico IL DENARO scrissi un articolo di analisi circa la situazione economica; rammento che allora lanciai due segnali di alert: 1). Italia, attenzione a non diventare il nord dell’Africa, anzichè il sud d’Europa; 2). Italia, attenzione a non finire su di un binario morto. Son passati diciassette anni e la fotografia di oggi, raffrontata con quella d’allora, è decisamente peggiore; nulla è cambiato, anzi oggi abbiamo più problemi, meno mercato, più deficit, più disoccupazione, infrastrutture deficitarie e più criminalità organizzata. Molti auspicano invece l’uscita dell’Italia dall’Euro. Questi non hanno ben capito che è il male peggiore. No, cari amici l’Europa va difesa e costruita politicamente e bancariamente con una BCE più forte. Il problema è soprattutto politico. La politica negli ultimi dieci anni ha solo pensato, e male, a governare i centri di potere territoriali e nazionali; nessuno ha mai veramente voluto l’Europa! Il risultato? Quello d’oggi.
Per esprimere chiaramente il mio pensiero cercherò ora di argomentare “facendomi” delle domande, cioè mi farò delle domande e risponderò per far capire perchè l’Europa va difesa. Solo così difenderemo l’Italia. Cosa succederebbe se uscissimo dall’Euro? Gli economisti, quelli seri, valutano questa possibilità come uno scenario apocalittico. Coloro che sono favorevoli all’uscita dall’euro forse ricordano i tempi in cui la svalutazione della lira aiutava la ripresa dell’economia con le esportazioni ……. però il debito pubblico poi aumentava!! Cari amici oggi gli scenari sono ben diversi. In quali casi l’Italia potrebbe uscire dall’euro?
«In caso di default. L’uscita dall’euro con una svalutazione dovrebbe essere accompagnata necessariamente dal default. Il nostro debito è in Euro e, riportato in Lire, praticamente significherebbe default-fallimento. Il default in realtà si può anche fare, sia in modo leggero o pesante. Quello leggero si attua rimandando il pagamento dei debiti dello Stato o, come ha fatto l’Uruguay con perdite intorno al 15%. Invece il default pesante va fatto in “stile Argentina”, dove le perdite per gli investitori sono intorno al 70%. Nel mezzo, range dal 15 al 70% esistono tanti casi possibili. Bisogna anche capire che anche solo “allungare” le scadenze dei titoli di debito pubblico porta a un default per la ristrutturazione del debito. Vediamo cosa accadrebbe in Grecia. Secondo uno studio dell’UBS (Union de Banques Suisse) se il default avvenisse oggi ad Atene «ogni greco pagherebbe tra i 9.500 e 11.500 degli attuali euro il primo anno e 4.000 negli anni successivi, costi notevolmente superiori ai sacrifici dell’austerità». Sempre nel report della banca svizzera si legge che «il costo della fine dell’euro per un contribuente tedesco o olandese sarebbe otto o dieci volte più alto del più caro dei salvataggi», quanto meno nei dodici mesi successivi alla rottura. Difficile in realtà avere idee precise su ciò che potrebbe succedere in Italia se si tornasse alla lira!! Catastrofe. Non esistono nella letteratura economica esempi di tale portata. Bisogna capire che l’uscita dall’Euro avrebbe conseguenze assolutamente devastanti.».
Se accadesse un default, chi subirebbe le conseguenze più pesanti?
«Assolutamente tutti. Lo ha recentemente detto anche l’autorevole Prof. Colombo dell’Università Bicocca di Milano. Lo Stato non riuscirebbe a onorare il suo debito, molte banche fallirebbero e di conseguenza anche tante imprese. Avremmo una situazione peggiore di quella d’oggi, caos finanziario e sociale. Poi il problema non sarebbe solo italiano, ma ci sarebbe un effetto a cascata su tutti i Paesi europei perché, come tutti sappiamo, gran parte del nostro debito pubblico è di proprietà degli altri Paesi stranieri. Quanto detto è assolutamente importante ricordarselo perché, soprattutto nella nostra imprenditoria, è diffusa l’idea che l’uscita dall’euro risolverebbe molti dei loro problemi. Non è così. Chi oggi ha 100 mila euro è come se si ritrovasse improvvisamente con 30, 40 mila euro in meno. Poi l’economia, l’intero sistema, andrebbe a rotoli ».
Però in passato la svalutazione della lira ha aiutato le imprese…
«In realtà le ha aiutate solo sul momento. Come ben vediamo oggi ne abbiamo poi sempre pagato le conseguenze con l’inflazione e un debito maggiore. La svalutazione porterebbe a un peggioramento della già scarsa competitività. Io sono un europeista convinto anche perché oggi è finita l’era del “piccolo è bello”, oggi serve massa critica e un’Europa forte. Dobbiamo difenderla, anche a costo di fare ulteriori sacrifici come già stiamo facendo a seguito della mannaia messa in atto dal Governo Monti. Monti, dopo i vent’anni di scelleratezza politica e finanziaria, non aveva soluzioni diverse. Non c’è nessuna convenienza nell’uscita dall’euro e, dal mio punto di vista, questa possibilità è totalmente da escludere. Molto meglio restare dentro l’Europa, anche con tutte le fatiche e sacrifici che questo comporta. Le prime conseguenze del ritorno alla lira sarebbero, nello scenario peggiore tra i peggiori, il raddoppio del prezzo di tutti i beni importati. Il carburante in ventiquattro ore passerebbe a quasi quattro euro. Telefonini, automobili straniere, elettricità, gas dalla Libia, computer dalla Corea e I-pad raddoppierebbero il costo. Ci troveremmo a pagare il doppio i pezzi di ricambio delle auto straniere in garage. Su anche i prezzi degli alimentari. Dall’oggi al domani gli stipendi perderebbero potere di acquisto di un 30% almeno».
La manovra “Salva-Italia” ci mette al riparo dal default e quindi dall’uscita dall’Euro?
«No, i fattori che incidono sono molteplici. La manovra di Monti è stata durissima. Se il Governo Monti continua nell’usare la mannaia e quindi i sacrifici degli italiani si prolungassero nel tempo, si rischia un blocco della crescita: un circolo vizioso che comunque metterebbe, prima o poi, il Paese a rischio default. Il compito del governo Monti è proprio quello di trovare il giusto mix tra rigore e sviluppo. Sino ad oggi ha dovuto fare “rigore”, ora però deve programmare, e fare, “lo sviluppo”».
In concreto, se l’Italia uscisse dall’euro, cosa accadrebbe alle famiglie? «C’è un esempio che dà la misura della gravità di uno scenario di questo genere, ovvero default per uscita dall’euro e svalutazione. Oltre a quanto già detto sulla perdita di valore della moneta del 30/40% ritengo che avremmo anche seri problemi sul pagamento delle pensioni. Questo perché i fondi pensione (e l’Inps è un grande fondo pensione) investono in titoli di Stato. In un caso del genere l’Inps non avrebbe i soldi necessari per pagare ai pensionati quanto dovuto. Quindi tragedia nella tragedia».

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