Una dote che manca alla politica di oggi: saper dosare le parole! Il caso De Luca-Schlein-Pd
Il “dosaggio” delle parole in politica rappresenta una virtù, per la verità esercitata da pochi, perché lascia aperta la strada al dialogo, al confronto, all’approfondimento e anche al ripensamento che, sempre in politica, fanno la differenza tra dilettanti e professionisti dell’arte del governo e non solo di quella. Complici i social e l’ossessione comunicativa dei protagonisti della vita pubblica italiana, a tutti i livelli, è possibile valutare le loro contraddizioni essendo capaci di dire tutto e il contrario di tutto, di rinnegare quello che prima hanno affermato e immortalato addirittura in un video, senza pudore, senza rendersi conto di quanto questo esercizio danneggi la loro credibilità e affidabilità rispetto ai cittadini, alias corpo elettorale, che si allontanano sempre più numerosi dalle urne.
“La megghiu palora è chiddha chi non si dici” recita un proverbio calabrese che i politici italiani dovrebbero imparare a rispettare con più attenzione perché le implicazioni delle “parole in libertà” che ci propinano ormai a ritmo continuo generano un overdose messagistica che il cittadino medio rifiuta a prescindere. Il guaio è che la politica non sembra rendersi conto di tutto ciò e persevera su questa linea che accentua la divisione fra essa e la comunità.
Veniamo al caso della “lite” tra Vincenzo De Luca, la Schlein e il PD sull’eventuale ricandidatura del presidente uscente della Campania alle elezioni regionali del 2025 resa possibile dalla legge approvata qualche giorno fa dal consiglio regionale della Campania che è stato preceduto da un’orgia di dichiarazioni, di articoli di stampa e di prese di posizione che non hanno impedito alla legge di essere approvata. Mai si è assistito da parte del PD a un fuoco di sbarramento così pesante nei confronti di un proprio esponente, il Presidente De Luca, che ha la colpa di governare la Regione Campania da dieci anni e la legittima ambizione di voler proseguire il lavoro intrapreso per non mandare all’aria tutto quanto è stato fatto in una stagione molto difficile ma che ha visto la Campania rialzare la testa e ricollocarsi sullo scenario nazionale sul piano del protagonismo politico e amministrativo, sull’impiego delle risorse finanziarie proprie, nazionali ed europee, sul varo di importanti programmi e progettualità che richiedono tempo per vedere la luce e che, se realizzati, possono definitivamente emancipare Napoli e la Campania dal ruolo di “cenerentola italiana” caro alla storytelling nazionale degli antimeridionali.
L’avvento del salernitano De Luca alla guida della Regione, ricordiamolo, è avvenuto nel momento di massima crisi del PD partenopeo che ha visto decapitata la classe dirigente cresciuta alla corte di Antonio Bassolino col rischio di un vuoto politico e istituzionale che De Luca ha scongiurato facendo della Campania una roccaforte di un centro-sinistra allargato dove, inevitabilmente, i tradizionali spazi di manovra del PD partenopeo si sono ristretti. In questo contesto il solo Mario Casillo da Boscotrecase si è rivelato figura emergente di questo PD non più napolicentrico, circostanza che ha lasciato covare rancori e ansie di riscatto tenute però a bada dallo “sceriffo” la cui forte personalità, la consolidata esperienza di governo, la formazione culturale e maturità politica fuori dalla logica correntizia sono state mal sopportate e subite dalla nomenclatura piddina che oggi aspira a riappropriarsi della Regione, E per farlo è pronta a correre il rischio di perdere le elezioni mandando all’aria tutto il lavoro sin qui svolto e che oggettivamente non è poco! La violenza degli attacchi che intellettuali e opinionisti d’area rivolgono sistematicamente a De Luca non ha precedenti e superano in ostilità e critiche anche quelle del centro-destra campano. Uno spettacolo indecente che la dice lunga sulla presunta bontà di intenti che anima questa dirigenza PD.
E’ questa la vera ragione per la quale non “si misurano le parole” attuando una strategia suicida che rischia di riverberarsi anche sul Comune di Napoli se si dovesse consegnare la Regione al centro-destra che invece i panni sporchi se li sa ben lavare in famiglia (anzi non se li lava propria) chiudendosi a riccio in difesa dei propri rappresentanti, anche quelli più indifendibili e di cui gioverebbe liberarsi. C’è quindi qualcosa di veramente insano in questa politica campana dove sicuramente De Luca non ci è andato per il sottile nelle accuse rinfacciate al PD acuendo una frattura che, ad oggi, appare insanabile! La Schlein asseconda così il piano anti-De Luca che i suoi referenti partenopei pretendono di portare a termine, sottovalutando la posta in gioco e le conseguenze di una campagna elettorale regionale dove due risultati su tre giocano a sfavore della Segretaria: la vittoria del centro-destra o la rielezione di un De Luca indipendente!