Piergiorgo Sagristani: “Il no all’Ospedale che ha diviso la Penisola Sorrentina”
Pubblichiamo l’intervista al dottor Piergiorgio Sagristani pubblicata sul settimanale Agorà, a cura di Vincenzo Califano, che fa il punto sulla situazione politica nella Penisola Sorrentina anche in riferimento alla prossima sentenza del Tar Campania sull’Ospedale Unico a Sant’Agnello.
Fra un anno si tornerà a votare per eleggere il nuovo presidente e consiglio regionale della Campania, ma il dibattito su questo importante appuntamento è già parecchio vivace e anche in Penisola Sorrentina si ragiona sulle possibili candidature nonostante il quadro politico generale appaia ancora confuso e subordinato all’eventuale terzo mandato del presidente Vincenzo De Luca. L’incontro con Piergiorgio Sagristani, già sindaco di Sant’Agnello (per due decenni), ci offre lo spunto per una riflessione generale su questo appuntamento e sui temi più scottanti che riguardano la Penisola Sorrentina.
Dottor Sagristani, il suo lungo silenzio come dev’essere interpretato: ha tirato i remi in barca rispetto all’impegno politico oppure c’è una ragione specifica del suo prolungato silenzio?
“Non mi sono dimesso dalla politica perché è una passione che mi ha animato sin dalla mia giovinezza e che seguo a tutti i livelli da cittadino che ha a cuore le sorti del Paese in generale oltre che di Sant’Agnello che resta sempre al primo posto nel mio cuore! Ci aspettano le elezioni regionali l’anno venturo e leggo anche di una mia candidatura. Per la verità di sollecitazioni in tal senso me ne sono venute e vengono indistintamente da tutte le parti politiche, ma non ho deciso nulla anche perché il quadro politico non è ancora ben definito e ogni ragionamento può essere smentito il giorno dopo. Libero da impegni di carattere amministrativo mi sono potuto finalmente dedicare, oltre al mio lavoro (per la verità anche nei vent’anni che ho fatto il sindaco ho sempre lavorato senza mai avvalermi di aspettative) molto di più alla mia famiglia e alle mie passioni riscoprendo il piacere di una vita privata cui la politica, obtorto collo, ti costringe a rinunciare in gran parte e di questo sono molto soddisfatto. Tornando al nostro discorso mi soffermerei piuttosto su alcuni problemi di primaria importanza per la Penisola Sorrentina che, ahimè, sono trascurati, anzi non mi sembrano più nell’agenda dei sindaci peninsulari…”.
A che cosa si riferisce in particolar modo?
“Faccio una premessa: chi fa politica, a livello locale o nazionale, deve ragionare e operare guardando alla prospettiva, al futuro perché le scelte e quindi gli investimenti che si fanno avranno, anzi devono avere, una ricaduta negli anni a venire e quindi sulle nuove generazioni. Invece mi sembra che tutto si continui a giocare fuori da questa logica cui si sono ispirati e si ispirano i veri politici. Detto questo dobbiamo ragionare di quello che è diventata la Penisola Sorrentina per individuare la strada maestra da percorrere per salvaguardarla, per scongiurarne un collasso socio-economico e ambientale se non si adottano strategie adeguate per dare risposte concrete ai problemi più scottanti. Mi riferisco alla mobilità e quindi al traffico divenuto ormai insostenibile per un territorio come il nostro; alla sanità che sta attraversando uno dei momenti più critici e che vede messa a rischio l’assistenza pubblica come l’abbiamo sin qui concepita e vissuta; alla programmazione urbanistica di un’area dove non è più concepibile ragionare in termini municipalistici se vogliamo dare risposte adeguate alle esigenze del territorio e dei residenti, non a caso ho parlato dell’esigenza di varare un Piano Regolatore della Penisola se vogliamo uniformare politiche e rendere fattibili interventi importanti per quanto concerne servizi e disponibilità di case per i residenti… Mi fermo qui, ma sono tanti i temi su cui bisogna confrontarsi facendo squadra: pensiamo per esempio alla questione ambientale, alla tutela del mare, a tutte le diverse sfaccettature di una sostenibilità praticata e non predicata…”
Il suo ragionamento non fa una grinza, ma in concreto qual è la ricetta che lei propone?
“La risposta alla sua domanda io già l’ho data con i fatti facendomi promotore della nascita dell’Unione dei Comuni della Penisola Sorrentina. Per la verità io sarei stato favorevole al Comune Unico, ma vista l’impercorribilità di tale proposta, mi sono adoperato, fin quando sono stato sindaco, per mettere le gambe a questo progetto, lavorando con gli altri sindaci e redigendo e approvando un atto costitutivo e statuto dell’istituenda Unione… Poi tutto improvvisamente è franato e la causa è stata la frattura sul più importante progetto comprensoriale su cui, in oltre un decennio, si era costruita una fondamentale unità di intenti al di là di ogni interesse di parte e di partito: la realizzazione del nuovo Ospedale a servizio del nostro territorio che fu unanimamente deciso di realizzare a Sant’Agnello. Quando eravamo a un passo dall’avvio dei lavori, cioè alla posa della prima pietra, la malaugurata decisione della nuova amministrazione di Sant’Agnello ha fatto fallire d’un sol colpo il progetto del nuovo ospedale e l’unione dei comuni di cui nessuno più parla. Anzi registro un arroccamento di ciascuno nei propri confini e questo è un danno per gli interessi di tutta la Penisola Sorrentina oggi e soprattutto per il suo futuro sotto tutti i punti di vista. Il 9 ottobre conosceremo il destino di quest’opera perché si esprimerà il Tar Campania sui ricorsi presentati contro la decisione dell’Amministrazione di Sant’Agnello, ma a prescindere dall’esito giudiziario di questa vicenda dobbiamo avere piena e sincera consapevolezza della gravità in cui versa la sanità ospedaliera in Penisola col rischio soltanto che essa peggiori irreversibilmente. Mi auguro che, a prescindere dalla questione-ospedale, si ritorni a sedersi attorno a un tavolo, a ragionare seriamente e a rilanciare l’idea dell’Unione se vogliamo dare un futuro sostenibile sotto ogni aspetto alla nostra terra”.
Sorrento sta vivendo una stagione particolarmente dinamica con il sindaco Massimo Coppola che si accinge a concludere il suo primo mandato…
“Assoluttamente si… sono molto legato a Massimo, siamo amici e apprezzo molto la sua disponibilità a confrontarsi e a discutere con me su tanti argomenti di interesse della città e del territorio. Ha dimostrato di avere le idee chiare, di lavorare senza soste e di rimettere Sorrento in piena corsa dopo la stagione del covid che, non ce lo dimentichiamo, ha rappresentato un momento di grave criticità per la nostra economia. Sta portando avanti un progetto complessivamente ambizioso per l’intera città e l’aver messo finalmente in cantiere un’opera come il percorso pedonale meccanizzato tra il porto di Marina Piccola e il centro della città significa dare una svolta definitiva a Sorrento.
E sulla nuova Amministrazione di Sant’Agnello qual è il suo giudizio?
“Non mi piace anticipare i tempi…I giudizi li daremo, li daranno i cittadini alla fine del quinquennio sulla base dei risultati che questa amministrazione sarà in grado di produrre. Il mio punto di vista non cambia: per crescere e per armonizzare la vita di una comunità, piccola o grande che sia, occorre progettare e realizzare le opere avendo chiaro il contesto nel quale si vive e percependo il fabbisogno reale del territorio senza chiusure e senza pregiudizi. Una parentesi sull’ospedale: hanno detto ripetutamente di non essere contro l’opera, ma contro la scelta del luogo e che avrebbero proposto un’alternativa. Fino a oggi però non è stata mai avanzata un’idea di sito alternativo e questo la dice lunga sugli intenti di questa amministrazione. Non anticipiamo giudizi, aspettiamo, anche se chi ha responsabilità di governo, alla luce di quello che sta succedendo a tutti i livelli, ha il dovere di fare scelte precise, sollecite, di cogliere le opportunità che ancora ci sono sapendo che le cose cambiano e che gli insuccessi e i fallimenti avranno ripercussioni sugli anni a venire, su chi avrà la responsabilità di futuri governi cittadini… Ho sempre ragionato e fatte le mie scelte di sindaco assumendomi le responsabilità, ma sempre con la massima onestà intellettuale e politica perché concepisco l’impegno politico e pubblico esclusivamente in termini di servizio al paese. Essere sindaco non significa fare quello che si vuole o quello in cui si crede soltanto, ma realizzare quello che serve alla propria comunità. Oggi la nostra è una comunità a dimensione peninsulare e quindi dobbiamo ragionare e confrontarci su questo piano se vogliamo essere buoni sindaci e buoni amministratori”.