Capri e Massa Lubrense: eravamo tanto unite…
di Luigi Poi
Quando Capri disse addio a Massa Lubrense, come due amanti divisi da “forza maggiore“, continuarono a rispecchiarsi nello stesso mare ed i loro meravigliosi lidi mai si guardarono in cagnesco anzi spesso, al tramonto, ancora si strizzano l’occhio. Più tardi allorché finalmente la superficie terrestre iniziò ad assestarsi incominciarono ad osservare i naviganti entrare nel Golfo di Partenope, una dall’altezza del Monte San Costanzo e l’altra dalla cima del monte Solaro e da quella più bassa di monte Tiberio. Entrambi i litorali di Punta Carena e di Punta Campanellla incessantemente si riflettono e si salutano. Per la loro smisurata bellezza (eccezion fatta per qualche danno causato dalla mano vandalica ed avida dell’uomo) rimasero (e lo sono ancora) unite dalla felice denominazione di “Siren Land“ (La Terra delle Sirene), grazie anche all’omonimo libro scritto da George Norman Douglas nel 1911. La frattura avvenne secondo molti scienziati intorno agli anni finali dell’era del mesozoico. Ma tante sono le opinioni diverse. “La separazione di Capri è anteriore ai tempi storici; anteriore ai tempi storici è il “vulcanizzamento” del Cementaro” – Cenni Geologici sul tenimento di Massa Lubrense di Michele Milano, Napoli-1820.
Fu l’esplosione di un Vulcano o un tremendo terremoto o opera di un meteorite o un abbassamento tettonico? O, perché no, la vendetta o la follia di qualche potente divinità dell’acqua o del fuoco dell’epoca del giurassico o del triassico? Praticamente avvenne ciò che successe anche altrove: “Mentre la Sicilia distaccò dall’Italia, Cipro dalla Siria, L’Eubea dalla Beozia, le isole Atalanta e di Macri dalla Eubea. Besbico dalla Bitinia, Leucosia dal promontori o delle Siren “ – Plinio (ripetendo Strabone). L’argomento del distacco delle isola di Capri dal promontorio di Minerva fu ed è molto discusso e ha appassionato non solo storici, geografi, vulcanologi e naturalisti ma anche prestigiosi scienziati di tutte le discipline, sia italiani che stranieri. Per chi volesse meglio indagare non si può non consigliare l’approfondito studio dell’ ISPRA – Servizio Geologico D’Italia – Foglio 484 – Isola di Capri, fatto realizzare dalla Regione Campania – 2011 – E’ firmato dai più autorevoli e apprezzati studiosi della materia. Ma attenzione perché spesso bisogna decifrare per la prevalenza di una prosa accademica e (volutamente) manifestazione di superiore ed esclusiva sapienza.
“Per la sua posizione nel Golfo di Napoli e per la sua nota bellezza paesaggistica, per quasi due secoli l’isola è stata oggetto di attenzione di geologi, paleontologi e geomorfologi, che hanno prodotto una ricca bibliografia, gran parte della quale ha oggi un interesse storico. ”Una delle conclusioni a cui si è giunti concordemente, dopo l’individuazione di diversi depositi pleistocenici (epoca intesa ed individuata dai tempi geologici: da svariati milioni di anni fino a circa 17.000-10.000 anni fa), è che il territorio dell’attuale Capri subì almeno quattro sollevamenti. E la stragrande maggioranza degli scienziati che hanno partecipato allo studio sono convinti che “le strutture di Capri e della Penisola Sorrentina costituiscono le creste emergenti di un blocco smembrato ed inclinato di 7°- 10° a NW“. Conseguenza delle fasi di collasso e sommersione del Golfo di Napoli. Questo lungo e competente studio finisce con una indagine idrogeologica: “Punta Campanella e l’isola di Capri, costituiscono da un punto di vista geologico ed idrogeologico l’estrema propaggine occidentale dell’idrostruttura dei Monti Lattari e risultano essere costituite in prevalenza da rocce calcaree e calcareo-dolomitiche”. Insomma, in parole povere e più accessibili a noi comuni mortali, milioni di anni fa queste terre subirono diversi e forti trauma strutturali spesso accompagnati da tremendi e catastrofici scossoni che ne determinarono il distacco fisico. Resta il fatto, al di là della ricerca scientifica spesso inaccessibile per la terminologia usata e la supponenza (anche giustificata) di chi la scrive, che Capri e Atene–Minerva erano un tutt’uno come provato “dai numerosi rinvenimenti (nell’isola) di ossa di grandi animali, come alcuni mammiferi presenti nel Pleistocene, che da qualche parte saranno pur dovuti passare“!
Da “Capri è sempre stata un’Isola“ di Michele Di Sarno. Anche Mario Attilio Levi nel primo volume di “L’Italia antica“ , Mondadori 1968, accenna a ritrovamenti di “manufatti acheuleani “nell’isola di Capri, risultato della attività litica (lavorazione della pietra) prodotta dall’Homo erectus. E se oggi i nostri lidi si rispecchiano nelle azzurre acque del golfo nella loro infinita bellezza è proprio dovuto a quei cataclismi ed a quei terrificanti movimenti delle acque e della terra. E il risultato è quello che è sotto gli occhi di tutti e che da tutto il mondo vengono ad ammirare ed a descrivere! Allora paradossalmente la natura, anche quando si scatena in modo spaventevole ed agghiacciante, può determinare risultati incantevoli! Divise solo da un braccio di mare entrambe furono asservite dai coloni della Magna Grecia che secondo la letteratura storiografica più conosciuta ed affermata hanno anche qui tessuto una preziosa trama di arte, mestieri, cultura, quotidianità. E come ci riferisce Massimo Osanna (Mondo Nuovo. Viaggio alle origini della Magna Grecia) gli abitatori della terra delle Sirene sono “come una fotografia degli scambi e delle culture che si sono intrecciate in quelle terre“. Storie più antiche della emigrazione Calcidese e da tutta l’Eubea e storie di popoli che “parlavano lingue di cui ancora oggi non abbiamo decifrato l’alfabeto”. Non furono dunque solo i Greci a diffondere la cultura e dare una i comune identità alle due località dirimpettaie. “Anzi, i Greci divennero quelli che conosciamo proprio dall’incontro con i popoli italici“. La contrapposizione e il confronto tra Greci ed indigeni (uomini senza storia) prima e tra Greci e Romani dopo fecero convivere i nostri antenati, dal primo millennio a.C. in poi, tanto intensamente da sfiorarsi dapprima e dopo finire col fondersi, non senza eventi bellici (ma del resto l’umanità non ha mai apprezzato troppo la pace!).
Sulla storia del popolamento delle aree in discorso è possibile avere notizie documentate e ben esposte in “La Campania Media e la Penisola sorrentina–amalfitana dall’età del rame all’età del ferro: alcune situazioni a confronto“ di Claude Albore Livadie. Per di più possiamo leggere anche una attenta e documentata analisi sui ritrovamenti a Nerano nella Grotta dello Scoglione e comunque nel testo usufruiamo di una meticolosa analisi della formazione della presenza umana che accomuna Capri alle località delle costiere. Lo studio riguarda in particolare l’attività musteriana (periodo che gli archeologi identificano con l’uso di attrezzi di selce) anteriore alla prima glaciazione (circa 120.000-35.000 anni fa). “Le tracce più antiche risalgono al Paleolitico medio musteriano”. “Si tratta di materiale litico e schegge ossee ascrivibili a gruppi di Neandertaliani che frequentavano il versante meridionale della penisola, i n particolare grotte della baia di Ieranto e di Nerano, e l’isola d’Isca“. (Come siamo antichi noi Sireniani!) – Da – Preistoria e protostoria di Francesca Mermati – contenuto nel bel libro Surrentum/Sorrento – Studi e ricerche per la carta archeologica della città – Egregiamente e minuziosamente curato da Luca Di Franco che si è anche avvalso di documentazione pregressa e del meticoloso lavoro del prof. Carlo Rescigno. Si è applicata la regola del professore (Università di Firenze) e grande archeologo Enrico Paribeni (1911-1993): “meglio non conoscere che conoscere cose sbagliate”! La pubblicazione è corredata da 13 tavole che illustrano il passaggio dall’età arcaica all’età romana. Ed il risultato è fruttuoso, indubbio e fondamentale per tutte le future ricerche in materia. La pubblicazione, appena edita, è stata fermamente voluta dal Sindaco di Sorrento, Avv. Massimo Coppola, che nella presentazione ha motivato : Sorrento non è solo un luogo di bellezze naturali, di mare e di svago. Sorrento è anche ed innanzitutto un luogo ricco di antichità e di storia , di cui dobbiamo andare fieri ed orgogliosi“ . In conclusione il colloquio tra Capri e Massa Lubrense (e tutta la terra ferma sorrentina ed amalfitana) non è mai stato solamente visivo tanto che la divisione fisica dell’ era preistorica fu facilmente superata e quel braccio di “Mare Nostrum“ invece di essere un ostacolo divenne l’anello di congiungimento come se mai ci fosse stata separazione. Ed il traghettamento continuo di migliaia di turisti dai porti di Marina del Cantone, Sorrento e Marina Lobra fa si che ancor oggi, mai divorzio fu più proficuo.