Serve più repressione per ridurre i sinistri stradali in Penisola Sorrentina
Il numero elevato di incidenti sulle strade della Penisola Sorrentina, di cui alcuni anche molto gravi e mortali, impone una riflessione e soprattutto un cambio di rotta nelle attività di vigilanza e controllo da parte delle forze dell’ordine per tentare di arginare un fenomeno destinato soltanto ad accrescersi. Il problema riguarda il traffico veicolare, in generale, su cui bisogna ammettere che non si sta facendo praticamente nulla da parte dei Comuni, e non da oggi, ma da sempre. La problematica è indubbiamente complessa e presenta molteplici implicazioni per cui si preferisce “restare alla finestra” piuttosto che assumere decisioni che possono risultare anche impopolari. Nella quasi totalità dei sinistri che quotidianamente si verificano su queste strade sono coinvolti mezzi a due ruote che sfrecciano incuranti del pericolo e quindi di un minimo di buon senso e di responsabilità. Per questo occorre agire sul fronte della repressione visto che la prevenzione in tutte le sue forme non produce effetti. Per risultare efficace questa azione repressiva ha bisogno di essere concertata tra i comandi delle Polizie Municipali e le altre Forze dell’Ordine (anche in considerazione della carenza di addetti) avvalendosi pure dei sistemi di videosorveglianza attivi in tutti i comuni e dai quali si possono rilevare le infrazioni commesse dai conducenti e contestarle in modo puntuale.
Si tratta di un’emergenza legata alla sicurezza pubblica e di conseguenza occorre agire in modo tempestivo ed efficace attivando controlli anche con pattuglie in borghese dotate degli strumenti per intercettare e immortalare le più gravi infrazioni: non fermarsi su uno stop è una violazione grave e pericolosa commessa ormai in modo sistematico. Insomma se si vuole agire bisogna studiare e mettere in campo una strategia appropriata. Per quanto riguarda invece la disciplina del traffico automobilistico e dei grandi automezzi è necessario costituire una task force tecnica in grado di valutare le maggiori criticità che si rilevano sulla statale 145 e di proporre gli interventi da attuarsi nell’immediato, breve e medio termine perché alcuni di essi si possono facilmente attuare. Occorre però la volontà politica degli amministratori per mettere in pratica queste azioni che, oltre a garantire maggiore sicurezza, sono indispensabili per salvaguardare quella soglia di vivibilità senza la quale la Penisola Sorrentina rischia di collassare.
I tanti e diversi tavoli tematici che si sono attivati, bisogna riconoscerlo, hanno prodotto poco o nulla. Si consideri per esempio quello degli Assessorati al Turismo dei comuni peninsulari. Oltre alle foto e ai comunicati stampa non si è andati perché manca l’idea stessa di cos’è e cosa dovrebbe essere un assessorato al turismo che dovrebbe meglio definirsi assessorato per il turismo, tutt’altra cosa rispetto a quello di Eventi e Spettacoli su cui si cimentano i vari assessori nostrani. Sono due materie diverse che richiedono competenze differenziate. Oggi che il Governo ipotizza di incrementare la tassa di soggiorno turistica estendendone l’applicazione anche ai comuni che non la applicano, diventa ancora più vitale questa distinzione se si vuole capitalizzare l’impiego di queste risorse finanziarie a destinazione vincolata.
Quindi le politiche per la sicurezza stradale rientrano a pieno titolo nella sfera di un assessorato per il turismo cui andrebbe abbinata anche la delega al corso pubblico per coordinare le azioni da svolgersi e il cui impatto sulla comunità è generalizzato. Il problema principale resta però quello dell’assenza di coordinamento tra le Amministrazioni peninsulari su tematiche di natura comprensoriale. Giuseppe Tito, sindaco di Meta neo riconfermato e consigliere della Città Metropolitana di Napoli, recentemente ha posto l’accento sull’importanza di recuperare il discorso dell’unione dei comuni nell’agenda politica peninsulare confermando l’importanza decisiva di approcciare a questi temi unitariamente, altrimenti sono e restano irrisolvibili. Se Tito riesce a far ripartire il confronto costruttivo tra gli enti locali, allora è possibile iscrivere in agenda, secondo un criterio di priorità, quali sono i temi sui quali urge adottare decisioni condivise e sarebbe il caso che essi venissero “socializzati” con le assemblee civiche dei comuni affinché si creino le più ampie convergenze sulla strada da intraprendersi. Questa è la vera sfida cui è chiamata l’attuale classe dirigente peninsulare per scongiurare una deriva altrimenti inevitabile e in grado di avere pesantissime ripercussioni, oltre che sulla quotidianità, sull’economia prevalente dell’area.