Rapporto Istat 2024: lavoratori italiani sempre più poveri!
Secondo i dati del Rapporto Istat 2024, l’incidenza della povertà assoluta individuale degli occupati in Italia è cresciuta del 2,7 per cento nel periodo compreso tra il 2014 e il 2023, passando nello specifico dal 4,9 al 7,6 per cento.
Avete capito? Stiamo parlando di coloro che lavorano e sono poveri!
La soglia di povertà relativa familiare è stata indicata a 1.150 euro per una famiglia di due componenti.
Basta! Credo che così non si può più andare avanti. L’Italia diventa sempre più precaria e povera! I lavoratori a stipendio e pensionati sono sempre di più tartassati da tasse alte e costo della vita in aumento.
L’Italia ha un problema di disparità e personalmente sono almeno dieci anni che ogni tanto ne scrivo!
Istat evidenzia anche come quasi un decimo della popolazione viva in condizioni di povertà assoluta. Una situazione che la violenta crescita dell’inflazione negli ultimi anni ha aggravato, le tasse pesano proporzionalmente di più – ovviamente – sui meno abbienti.
Un altro indicatore è quello dato dall’indice di Gini. Questo indice misura la disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza. Più il dato percentuale è alto, maggiore è la sperequazione. L’Italia ha un coefficiente di Gini sulla distribuzione dei redditi del 34,8% (Fonte: World Bank). In Europa siamo negativamente al terzo posto, su 27 Paesi, preceduti solo da Lituania e Bulgaria. Questo “primato” di disuguaglianza ci penalizza sul fronte sociale, creando una spaccatura – sempre più evidente e pericolosa – difficilmente difendibile tra ricchi e poveri.
I potenziali rimedi: la tassazione?
Questa problematica non è stata affrontata a sufficienza dai vari Governi, il problema non è semplice. Poniamoci una domanda? Si può ridurre la disparità nei redditi semplicemente alzando le tasse? In parte sì.
Un primo tipo di tassazione associata a maggiore uguaglianza è proprio quella sul reddito: alcuni studi hanno mostrato come un semplice aumento della tassazione media dell’1% sia associato a un decremento dello 0,73% nell’indice di Gini.
Bisogna prendere esempio dagli altri paesi. I ricchi pagano di più, in Italia invece i ricchi ….evadono o nascondono ricchezza e patrimonio.
Nei Paesi dove le tasse sul reddito colpiscono soprattutto, e di più, i super ricchi si nota una distribuzione più eguale, e più giusta, dei redditi. Al contrario, invece, le flat tax (con la stessa aliquota per tutti) non aiuterebbero a colmare o equilibrare. E noi in Italia, con questo Governo, abbiamo fatto la flat tax!
Un’altra possibile soluzione è la patrimoniale, spesso agitata come spauracchio ma mai introdotta nel nostro Paese. Io sono favorevole. Il nostro debito pubblico deve scendere e gli italiani devono vivere! Un esempio significativo viene dalla Norvegia: il Paese ha da quasi 40 anni una tassa sulla ricchezza dello 0,85% che si applica a un’ampia fetta della popolazione. Ebbene, secondo uno studio del Fondo Monetario Internazionale, questa tassa sarebbe proprio una delle ragioni del basso coefficiente di Gini (27,7) del Paese.
Chi sono i ricchi in Italia?
Il club dei Paperoni è formato da 2 mila miliardi per 14 persone (Fonte: Forbes). Poi ci sono 1,2 milioni di milionari, cioè le persone con un patrimonio superiore al milione di dollari (Fonte: Ubs).
Poi il nostro bel paese sta vivendo, soprattutto per ragioni demografiche, una fase di contrazione: il patrimonio medio per adulto è calato del 4% contro un progresso del 4,2% della ricchezza globale.
Basta! Sono anni che lancio messaggi sulla ricchezza e sulla politica di redistribuzione che bisognerebbe attuare!
Ovviamente in tanti anni nessun Governo, per le solite ragioni elettorali e di clan economici, ha messo “mano seria” al problema.
Un saggio politico visionario adotterebbe politiche che promuovano una distribuzione equa delle risorse, garantendo opportunità e giustizia per tutti. Occorre fare!
*Commendatore al Merito della Repubblica Italiana