Europee, la debacle dei 5 Stelle…un brand senza più appeal
Il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte esce sconfitto dalle elezioni europee con una forte penalizzazione di consensi e un ridimensionamento politico destinato a pesare fortemente soprattutto nei rapporti con il PD di Elly Schlein che invece ha ottenuto un brillante successo e una sostanziosa rimonta rispetto alle politiche 2022. In un quadro politico nazionale e internazionale che si colora sempre più di rosa, la crisi dei 5Stelle merita una risposta sollecita ed esaustiva per risolvere le principali questioni che ne condizionano le performance elettorali in modo ormai costante e devastante. Conte, leader indiscusso e persona perbene oltre che di alto profilo politico-istituzionale (nonostante il 99% del sistema mediatico si impegna a dare un immagine opposta dell’uomo e del politico), deve aprire un confronto serio e profondo sul Movimento che ormai è un “brand scaduto” non più commestibile nell’attuale panorama politico nazionale.
Quando ha assunto la guida dei 5Stelle Conte avrebbe dovuto cambiar pelle e nome al M5S dando vita a un nuovo soggetto politico che si scrollasse da dosso lo storytelling imposto dal sistema politico-imprenditoriale-mediatico nazionale convergente nell’intento di cancellare Conte&5Stelle dallo scenario politico (le leggi che hanno fatto le hanno praticamente smantelleate indifferenti delle conseguenze che ne sono derivate sul piano sociale, economico, giudiziario). I temi loro cari sono stati costantemente vilipesi persuadendo l’opinione pubblica dell’inadeguatezza del M5S a svolgere qualunque ruolo pubblico. Il governo-Draghi ha rappresentato l’avvio del processo demolitivo di Conte e del suo Movimento e troppo tardi se ne sono resi conto per tentare di ridurre i danni.
Il reddito di cittadinanza è diventato il provedimento clientelare di Conte per comprare i voti degli sfaccendati, di chi non voleva lavorare e questo racconto è entrato nell’anima di un’opinione pubblica anche incattivita dalle restrizioni del covid. Il Bonus 110% è stato trasformato in un altro provvedimento dannoso per il paese e per la tenuta dei conti pubblici con un’accusa incessante a Conte di aver danneggiato l’Italia, anche quando è stato artefice del miracolo dei fondi PNRR: troppi soldi che l’Italia non poteva spendere… Quel che contava per l’establishment era invece il fatto che quei fondi non li gestisse Conte scacciato in malo modo con la collaborazione decisiva del Presidente Mattarella. Del suo Conte e 5Stelle ci hanno messo quelle regole di “provvisorietà” nell’esercizio politico e di governo in capo ai propri eletti col risultato di proporre al paese l’idea di “dilettanti allo sbaraglio“, di una classe dirigente senza continuità, prospettiva e slegata dai territori preposti a scegliere le candidature prescindendo da quello che le candidature devono rappresentare per risultare vincenti.
Il limite dei due mandati ha privato di qualunque credibilità la proposta dei 5Stelle ostinati a giocare una partita con avversari che di regole non ne hanno se non quelle della propria convenienza e della conservazione del potere a prescindere da tutto, anche dalle malversazioni ai danni della cosa pubblica, dai rapporti con la criminalità: insomma dal peggio del peggio che la politica è in grado di offrire in un Paese ormai indifferente, per la stragrande maggioranza, verso i temi della legalità, della trasparenza, della cura dell’interesse generale, della pace. E come le vuoi affrontare e vincere le elezioni se giochi la partita in netta inferiorità numerica, con l’arbitro (i media) sfacciatamente venduto agli avversari, con gli elettori soggiogati da parole d’ordine estranee alla cultura del Movimento e manipolati H24 dai social che ne hanno mortificato lo spirito critico alimentando uno pseudo protagonismo degenerato e ulteriormente degenerante. Rinunciare a candidarsi da parte del leader, con le ottime motivazioni addotte, è stato un altro errore perchè l’emotività dell’elettore non è maturata al punto da spingerlo alle urne. Il fallimento era prevedibile e ora bisogna avere il coraggio di scegliere e di inaugurare una nuova stagione.
Si riaffacciano sullo scenario big come Virginia Raggi, Alessandro Di Battista, Chiara Appendino, personalità del Movimento che Conte avrebbe dovuto impegnare e lui con loro per ottenere un risultato prestigioso e utile a restare in corsa insieme al PD. Ora per lui la strada è tutta in salita e ostinarsi a rivitalizzare il brand a cinque stelle può rappresentare davvero la fine della rappresentanza elettorale. Ci sono poi da correggere altri errori, come quello della destinazione di una corposa parte dei compensi che gli eletti restituiscono al Movimento per finanziare iniziative di utilità sociale che neanche pagano sul piano elettorale: denaro che andrebbe destinato all’organizzazione sui territori e soprattutto alla creazione di un network informativo necessario per portare avanti un’informazione alternativa allo storytelling imposto dal sistema mediatico nazionale, pubblico e privato! Ora è il momento di scegliere la strada da percorrere o di ritirarsi!