Ci è rimasta solo l’arma del voto per scongiurare la deriva bellicistica
Mai come in questa tornata elettorale europea il voto di ognuno di noi assume un valore particolarmente significativo perchè in ballo ci sono interessi vitali delle comunità universali, non soltanto europee. In primis c’è il rischio, sempre più concreto, di un conflitto mondiale per un’escalation di tensioni e di iniziative belliche sempre più audaci e aggressive tanto da destabilizzare equilibri che abbiamo scoperto essere assolutamente fragili. Oggi in un’Europa al soldo acritico di USA e NATO soffiano venti di guerra alimentati da classi di governo in maggioranza proiettate a gettare benzina sul fuoco, a esasperare il confflitto nella convinzione di riuscire a sconfiggere Putin e scrivere nuovi equilibri mondiali che vedano interlocutrice degli Usa la superpotenza cinese.
Un gioco al massacro che può sconfinare nel terzo conflitto mondiale in un’Europa che fino a oggi si è dissanguata per sostenere la guerra dell’Ucraina utilizzata per combattere Putin fino all’ultimo ucraino in attesa di arruolare e mandare sul campo di battaglia gli eserciti europei. C’è chi non ha remore a dichiararlo, come il Presidente francese Macron, e chi come il presidente del consiglio italiano Meloni aspetta di farlo, ma all’indomani della tornata elettorale per non spaventare gli italiani che sono nella stragrande maggioranza contrari alla guerra, ma distratti dalla realtà grazie ad abili e ossessive strategie di disinformazione, non solo sulla guerra, ma su tutti i principali temi di interesse nazionale. Dopo le elezioni si scopriranno le carte e saremo rappresentati in Europa dal peggior gruppo di eletti se si guarda alla materia prima messa in campo da quasi tutte le forze politiche.
Parlamentari senza alcuna autonomia che non potranno che avallare le decisioni romane accentuando la subalternità italiana a USA e NATO mentre proprio l’Italia avrebbe potuto a pieno titolo ritagliarsi un ruolo super partes di mediatore internazionale e lavorare alla costruzione della pace in Ucraina e in Palestina. Invece corriamo a imbracciare i fucili, si fa per dire, alimentando l’unica industria che sta macinando miliardi: quella bellica! La disaffezione degli elettori verso le elezioni aumenta giorno dopo giorno, la consapevolezza della posta in gioco regredisce sempre di più così come si consolida l’indifferenza verso il crescente malcostume di un ceto politico sfacciatamente strafottente dell’interesse generale, guidato solo dalla cura dei propri affari che l’opinione pubblica neanche più condanna assuefatta come si è ridotta all’andazzo dei tempi.
Riforme minacciose dell’unità nazionale e dell’universalità dei diritti avanzano insieme a spinte autoritarie di cui pochi avvertono il rischio per la democrazia. La manipolazione delle coscienze e delle intelligenze è quasi un fatto compiuto e chi ragiona e parla “fuori dal coro” è un avversario da abbattere, con tutti i mezzi! Chi ci mandiamo in Europa? I “candidati civetta” in campo solo per drenare voti alla propria causa e che Bruxellese la vedranno col binocolo? Le seconde e terze file che annoverano anche “pochi di buono” alla ricerca di un ombrello protettivo? Ignoranti ed esaltati che neanche in un consiglio comunale di una media città italiana meriterebbero di sedere? Portavoce di un establishment pronti e negoziare tutto il negoziabile per fare profitti, coltivare business e condurre l’Europa sulla strada opposta a quella ideata dai suoi fondatori? In questa campagna elettorale non si è parlato, perchè non si poteva parlare, di Europa e di politiche europee perchè esse sono subordinare all’unica politica oggi in campo: quella bellica! Non ci resta perciò che dare un segnale che è quello di una nuova voglia di partecipazione andando a votare contro chi incarna queste politiche perchè è la sola arma che ci è rimasta nelle mani per scongiurare il disastro generale!