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Quell’idea dell’Europa di Gaetano De Sanctis

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di Luigi Poi

L’8 ed il 9 giugno si svolgeranno le elezioni europee, un appuntamento importante in una fase storica delicata e finanche pericolosa per il “Vecchio Continente”. In effeti e a ben guardare l’idea di Europa si può far risalire già al pensiero greco dell’età di Aristotele almeno come organizzazione politica e solidarietà culturale. Ma si è rinvigorita ed è diventata condivisa millenni dopo, quando la terribile e nefasta esperienza delle dittature naziste, fasciste e comuniste incupirono il clima sociale, culturale, economico e politico e minarono (per sempre?) la civile convivenza e la tolleranza politica e religiosa. Soprattutto alla fine della disastrosa e nefasta seconda guerra mondiale con “la dichiarazione di Schuman“ (1950) si incominciò a pensare seriamente al superamento delle barriere ideologiche e storiche che frazionavano l’Europa!

Uno dei precursori fu Gaetano De Sanctis (Roma 15/10/1870- Roma 9/4/1957), senatore a vita con nomina presidenziale di Luigi Einaudi nel 1950, ma sopratutto uno dei 12 coraggiosi docenti universitari che si rifiutarono nel 1931 di giurare fedeltà al regime fascista. Secondo un’altra versione furono in 15 ad opporre rifiuto e “perdere il posto“, comunque un minimo drappello di impavidi rispetto ai 1225  (più qualche decina operanti all’estero) titolari di cattedra universitaria negli anni trenta. Soffermarci un attimo sul Senatore e professore De Sanctis ci permette di trovare un collegamento con la nostra terra avendo egli soggiornato nel 1936-1937 in Penisola, precisamente presso l’albergo Iaccarino a Sant’Agata sui due Golfi dove, forse, arrivò seguendo le orme del suo “maestro” Karl Julius Beloch (1854, Pieskow-Polonia – 1929, Roma), professore alla facoltà di archeologia e storia antica dell’Università romana e maestro del giovane De Sanctis. Beloch visse a Sorrento negli anni della sua gioventù, qui conobbe anche Bartolomeo Capasso (storico e scrittore – Napoli 22 febbraio 1815 – 3 marzo 1900) e qui iniziò a scrivere “Campanien“ e ancor prima “Surrentum in alterthum“. Probabilmente la scelta delle colline Sireniane fu determinata anche dalla fama della buona cucina dell’albergo Iaccarino, dall’aria salubre e dalla tranquillità del paesino, ma soprattutto perché dopo il coraggioso rifiuto di asservimento al regime fascista (un indubbio atto ardito) rischiava di entrare nel mirino di qualche facinoroso, fanatico sostenitore della dittatura. Il Duce aveva proprio nel 1936 raggiunto l’apice del suo consenso.

Il 5 maggio le truppe italiane alle ore 16 entrarono ad Addis Abeba, in pratica conquistarono l’Etiopia. In quel periodo e già da decenni Alfonso Costanzo Iaccarino e la sua numerosa famiglia (undici figli di cui tre persi per malattie all’epoca incurabili) ospitava il meglio della nobiltà e borghesia napoletana, dei viaggiatori e scrittori stranieri e dei tanti artisti, musicisti e sportivi dalla vicina Napoli. Al di là delle differenti visioni ideologiche prevaleva il senso del dovere di ospitalità e il rispetto delle idee altrui che Costanzo Alfonso aveva acquisito nei suoi anni di emigrato negli Stati Uniti.
George Norman Douglas, l’editore fiorentino Giuseppe Orioli, Salvatore Di Giacomo, Matillde Serao, Edoardo Scarfoglio, Enrico De Nicola, Ferdinando Russo, Ascarelli e Willliam Thomas Garbutt e tutta la squadra del Napoli con i suoi fuoriclasse come Enrico Colombari, difensore della nazionale italiana e il talentuoso Antonio Vojak.
La giovanissima dipendente, Assunta Cacace, che insieme alla sorella Gelsomina, lavoravano all’albergo Iaccarino ricordava che il Senatore passava le sue giornate leggendo, studiando e scrivendo. Usava uscire per percorrere i vicoli e le stradine di campagna e non rifiutava di intrattenersi con gli altri ospiti. Costanzo Alfonso Iaccarino e suo figlio Luigi conoscevano bene la posizione politica e culturale del professore ma erano così orgogliosi della sua presenza da garantirgli massima riservatezza e rispettosa socievolezza.

Tanto è anche testimoniato dalla corrispondenza intercorsa nella fase della prenotazione delle camere rintracciata presso la sezione “Gaetano De Sanctis“ dell’archivio della Enciclopedia Treccani di Roma (un doveroso ringraziamento alla Direttrice). In particolare la lettera scritta di pugno da Luigi Iaccarino il 22 luglio 1936 ed indirizzata alla signora Emilia Rosmini, moglie del Senatore, che dettagliava in modo esemplare i servizi che l’albergo metteva a loro disposizione specificando la caratteristica delle camere assegnate e informando perfino degli orari dei treni per Pompei e quelli dei battelli da Molo Beverello a Sorrento. Ma soprattutto Luigi (Gigino per gli amici ed i fratelli) mostrava particolare attenzione per garantire al professore riservatezza, sicurezza e tranquillità consigliando la migliore sistemazione. La Direzione della Treccani ci ha anche cortesemente consegnato copia di una lettera spedita da Sant’Agata il 6 Agosto 1936 e indirizzata alla professoressa Lisetta Motta Ciaccio, storica ed esperta d’arte e per di più fondatrice della società torinese “Pro cultura femminile“. Oggetto della corrispondenza tra i due studiosi: alcuni aspetti storici relativi agli ordinamenti militari delle province romane.

Fu reintegrato nei ruoli accademici nel 1944, dopo la liberazione di Roma. Fu un europeista lungimirante, pur con tanti dubbi, perché la sua idea di Europa era basata non sulla sola convergenza dei valori economici e politici ma fondata anche su solide basi culturali e solidali. Insomma non solo interessi e semplice definizione normativa! Dichiarò il suo credo nell’Europa e l’11 gennaio del 1951 concluse un suo vigoroso intervento al Senato con un auspicio: “Spero ancora nonostante i miei ottant’anni di salutare il giorno in cui ci sentiremo tutti Europei“.

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