Italia

Regione Liguria, si allarga l’inchiesta sul sistema-Toti. Il silenzio della Premier che pensa al premierato

Stampa
Giovanni Toti

L’inchiesta giudiziaria che ha travolto la Regione Liguria con l’arresto del presidente della Giunta Giovanni Toti è destinata a riservare altre sorprese e soprattutto ulteriori coinvolgimenti col risultato di gettare gravi ombre sull’operato dello stesso Toti, del suo entourage, di una classe imprenditoriale evidentemente adusa ad approfittare delle posizioni di privilegio (sotto tutti i punti di vista) godute per alimentare un circuito perverso dove politica e affari si mescolano anche con la criminalità organizzata che, là dove c’è odore di denaro, è sempre presente. Il dibattito scaturito da questa vicenda ricalca i soliti cliché con tanti (troppi) difensori garantisti e pochissimi analisti critici che richiamano la politica a ritrovare una dignità, un senso di responsabilità oramai smarrito e che alimenta soltanto l’assenteismo degli elettori.

Giorgia Meloni

A mortificare ulteriormente il discorso è la “vigliaccheria politica” della premier Giorgia Meloni che in tutte le vicende giudiziarie che stanno colpendo in particolare la sua area politica e quella della maggioranza di governo non fa sentire la propria voce che invece servirebbe a marcare una differenza rispetto al passato dove i leader, al di là dei coinvolgimenti, ci mettevano la faccia con intelligenza! Tutt’altra cosa per la Meloni impegnata soltanto a distrarre e a ingannare gli italiani per attuare il suo progetto di premierato che insieme all’autonomia differenziata sconvolgerà l’Italia.

Una donna politicamente pericolosa, priva di un reale senso morale e civico, come lo dimostrano anche le sue scelte guerrafondaie senza precedenti dal dopoguerra ad oggi in Italia. Resta un interrogativo: com’è stato possibile che, col suo avvento alla guida del governo, l’Italia si sia a lei totalmente genuflessa? Bisogna ricordare però che anche i gruppi editoriali che oggi la contrastano hanno concorso in modo determinante a favorirne l’ascesa elettorale impegnati com’erano esclusivamente nell’opera di demonizzazione di Giuseppe Conte, l’unico leader politico oggi veramente in grado di essere alternativo alla Meloni e che per questo resta l’avversario di tutti. Ci sarà una ragione, o no?

Giorgio Mulè

Intanto nella maggioranza di governo sulla vicenda Toti si è espresso Giorgio Mulè, vice presidente della Camera dei Deputati ed esponente di Forza Italia: “È ovvio che se c’è un presidente di Regione agli arresti domiciliari è abbastanza difficile che possa continuare ad amministrare la Regione. Quindi la decisione di dimettersi arriverà all’esito di alcuni passi procedurali giudiziari e cioè l’eventuale revoca dell’arresto da parte del giudice o se magari la misura dovesse essere affievolita a fronte dei chiarimenti che già forse già oggi il presidente Toti fornirà. Ci sono state decine casi di sindaci che sono stati assolti nel merito dopo 4-5 anni perché il fatto non sussiste. Se lo stesso Toti si troverà impossibilitato a condurre un’azione politica e di Governo lui stesso secondo me trarrà una conclusione, ma è talmente intelligente che è il primo a sapere una cosa elementare del genere”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


*