A proposito di “Guerra o Pace”… Si seguano le parole di Papa Francesco
di Luigi Poi
“Guerra e Pace“ o, meglio, Guerra o Pace? La scelta è indubbia e a stragrande maggioranza a ogni latitudine del globo terrestre si opta per la pace, al netto dei venditori di morte, dell’odio religioso, della follia ideologica, della smisurata innaturale sete di potere. Ma per la pace non basta mettere dei fiori nelle bocche dei cannoni, organizzare marce per la pace, pregare e cantare inni pacifisti. Da alcuni mesi tra le news quotidiane è entrata l’espressione “guerra nucleare“ che poi sarebbe la Terza disastrosa guerra mondiale. Uno spauracchio che, solo agitato, già può creare gravi danni all’economia, alla crescita, alla civile convivenza e alle prospettive e alla organizzazione di un futuro migliore. “A saper ben maneggiare le grida, nessuno è reo e nessuno è innocente” (Alessandro Manzoni). Fare leva sulla paura crea contagio e la storia del mondo ha mostrato che spesso trattenere il respiro di fronte allo spirare dei venti di guerra può causare danni maggiori della guerra stessa.
Scrivere di avvenimenti che vanno ben oltre il quotidiano e ben oltre i confini della propria terra sicuramente può sembrare poco opportuno e comunque di scarso interesse per la comunità di appartenenza. Ma, a parte che la redazione di Politica in Penisola, ha sempre rivolto lo sguardo oltre gli orizzonti locali, ci sono accadimenti che se malauguratamente dovessero figurarsi nessuno ne sarà estraneo. Abbiamo già sperimentato che appartenendo a una realtà economica che si nutre essenzialmente di turismo (anche troppo) ciò che accade anche a chilometri da noi ci coinvolge direttamente. E spesso, come ci ha insegnato la crisi economica del 2008, i danni al turismo e all’apparato economico produttivo sono venuti più dall’allarmismo e dal vociferare che dalla realtà stessa. E questo accadrebbe proprio in un anno dove si prospetta un trend più che positivo per l’Italia, la Campania e le sue “perle”, Napoli in primis che ha stabilmente occupato il terzo posto tra le città più visitate in Italia (superando Venezia)! Non c’è giornale o radio o telegiornale o programma di approfondimento politico che, in questi giorni, non metta in evidenza il rischio finora sottovalutato di una terza guerra mondiale. Il fallimento della tanto declamata offensiva militare della martoriata Ucraina è acclarato. In Russia Putin cerca attraverso elezioni “controllate“ la conferma della sua leadership in modo tale da avere le mani totalmente libere per lanciare l’offensiva finale. E con grande capacità e lungimiranza (se volete furbizia) ha saputo schierare dalla sua parte le due più popolate Nazioni del Mondo, Cina e India, che insieme superano i tre miliardi di abitanti. La stessa diplomazia vaticana, sempre ben informata, ha consigliato a Papa Francesco di assumere un atteggiamento più realistico nell’invocare la pace.
Il premier ucraino e il suo ricco cerchio magico hanno reagito malamente e hanno risposto militarmente invadendo il territorio russo con gruppi di mercenari e lanciando droni su molte cittadine governate dagli uomini di Putin. Del resto è una regola della vita, risaputa e storicamente verificata, che quando si affossano i piedi in un pantano di sabbie mobili si commettono gesti disperati. E’ questo il primo pericolo che potrebbe scatenare un putiferio: più che arrendersi meglio “mors tua, vita mea”! Oppure quando il rischio che gli ”amici“ ci abbandonano economicamente e militarmente, si determinano atti disperati dai quali nessuno si può dissociare e quindi coinvolgendo nuovamente tutti. Con l’acqua alla gola e col sangue negli occhi, annebbiati da odio e paura, ogni sciocchezza o nefandezza è da temere. Mentre dal Papa sono venute parole coraggiose e di estrema saggezza (avere il coraggio di riconoscere l’obiettivo stato delle cose e negoziare) da molti governanti, soprattutto europei, arrivano messaggi bellicosi e, a mio modestissimo parere, anche in cattiva fede. Questo perché a lanciarli sono attuali Presidenti e Capi di Governi in grossa difficoltà col consenso popolare e prossimi alle elezioni. In primis Emmanuel Macron che è oramai soffrente sia in politica interna sia in quella internazionale e deve affrontare le elezioni con tutti i sondaggi che lo danno per battuto da Marine Le Pen. Quindi costretto ad alzare il tiro, a distrarre l’opinione pubblica impaurendola con il fantasma di una invasione russa oltre i limiti dei confini dell’Ucraina, arrivando alla massima delle provocazioni verso Putin: inviare truppe NATO sul territorio di Kiev.
Praticamente sta facendo suo un antico motto francese “L’un meurt dont l’autre vit“ (Uno muore per quello di cui un altro vive) Probabilmente ha letto Jules Renard (scrittore, filosofo ed aforista francese, 1864-1910): “La mort des autres nous aide a vivre“ (La morte degli altri ci aiuta a vivere)? E non è il solo che cercherebbe di salvarsi sulla pelle degli altri. Pochi hanno l’alto senso civico di abbandonare la vita pubblica quando viene meno il consenso.
Del resto il parlamento europeo è strapieno di politici trombati (politicamente parlando) e anche nelle maggiori organizzazioni mondiali pullulano ad abundantiam. Guarda caso ai vertici della Nato ritroviamo come Segretario generale, Jens Stoltenberg, un politico norvegese poco gradito ai suoi concittadini tanto da perdere le elezioni del 2013. Per non parlare del responsabile della politica estera e della politica di sicurezza dell’Europa, il commissario spagnolo Josep Borrel, che non ha mai tenuto sotto controllo le sue visioni puramente ideologiche tanto da incorrere in una serie di gaffe e di dichiarazioni controverse sia in politica interna sia estera. Dopo la sonora sconfitta alle primarie del Partito socialista Spagnolo nel 1998 decise di dimettersi. Anche con lui la solidarietà politica è stata generosa riempiendolo di incarichi in Europa. Ci sarebbe da chiedersi, se non fosse che l’esperienza e la conoscenza maturata in tanti anni di vita ci ha insegnato che a molti potenti poco importa del parere degli elettori, ma a che serve andare a votare se poi gli sconfitti vengono puntualmente premiati?
E la Fao, la Nato, l’Onu, la UE possono essere utilizzate come centri di potere occupazionale per politici falliti o non graditi alle comunità di appartenenza? E’ giusto poi additare come irresponsabili e incivili gli elettori che non si presentano al voto? Ed è giusto che decisioni tanto importanti come le operazioni belliche siano decise da personaggi respinti politicamente dai propri concittadini? Resta il fatto che la terra tremando sotto i piedi di chi rischia di perdere il “potere” spinge chi non ha le spalle larghe e non deve dare conto agli elettori della sua Nazione a prendere decisioni le cui conseguenze le pagheremo tutti. Censurare le provocatorie parole di Macron relative alla necessità di inviare truppe Nato in Ucraina è sacrosanto. Ma attenzione a quello che può succedere alle prossime elezioni USA (Biden rischia grosso) ed UE. Qualcuno pur di salvarsi può provocare disastri inimmaginabili, inconcepibili, irrimediabili. Grazie a Dio il nostro grande Presidente, Sergio Mattarella, ha già messo le mani avanti, l’Italia non ci sta! E anche il Ministro degli esteri, Antonio Taiani, ha dichiarato in modo netto che il nostro Paese è nettamente contrario all’invio di soldati della Nato in territorio ucraino, “si rischierebbe la terza guerra mondiale”. Pare che anche la Germania abbia frenato la Francia. Il “giovane“ Presidente Francese e “l’anziano“ Presidente americano se ne facciano una ragione: il voto se espresso democraticamente e liberamente deve avere l’ultima parola e atteggiarsi a guerrieri e a paladini della sovranità e della sacralità dei confini non è un esercizio propagandistico.
Seguano il consiglio del Papa Argentino di trattare con pazienza e ad ogni costo: “Cessate le ostilità perché provocano immani sofferenze nella popolazione civile”. Trattare è un segno di forza e non di debolezza e soprattutto non dà alibi a chi si deve sedere al tavolo della pace in una posizione di vantaggio. Perché anche i “dittatori” temono il giudizio della Storia.