A proposito del 17enne violentatore e delle sue vittime
L’arresto del 17enne vicano che ha violentata e picchiata la sua ex ragazza (diciassettenne come lui) minacciandola di sfregiarla con l’acido, di ammazzare lei e i suoi genitori, non può e non deve passare inosservato mentre a Vico si celebra le festa della pizza e il popolo social, aduso a sproloquiare su tutto, si guarda bene dall’esprimere anche soltanto una riflessione su scempi umani e sociali tanto gravi che con sempre maggiore frequenza prendono forma anche nella “civilissima” penisola sorrentina. E’ una storia tristissima per la violenza subita dalla vittima e per il timore che l’accompagnerà quando il suo aguzzino tornerà libero rappresentando una costante minaccia per lei e per i suoi familiari. Ci riporta col pensiero al tragico epilogo di un’altra storia con una vittima anch’essa vicana che il 17 agosto scorso veniva brutalmente assassinata dal suo ex compagno in una garage a Piano di Sorrento senza che le denunce della donna – Anna Scala – abbiano impedito lo scempio che ne è seguito!
Per quest’altra brutta storia ci sarà un processo, ci sarà un giudizio, ci sarà una condanna con una pena da espiare! Ma in che termini, per quanto tempo e con qualie risultati? Probabilmente il giovane che tornerà libero dopo qualche anno di riformatorio sarà peggiore del ragazzo criminale di oggi e costituirà un pericolo per le sue vittime, per altre ragazze e per la comunità intera. Per educare al rispetto della donna questi criminali, soprattutto se fermati prima che ammazzino, bisogna individuare un percorso sezna sconti, ma che possa rappresentare un’opportunità di maturazione, soprattutto quando si tratta di giovanissimi.
Una “terapia” in galera per almeno un decennio (se non hanno ammazzato) dovrebbe prevedere l’obbligo di studiare, studiare e studiare. Non solo, ma di dimostrare di aver appreso e di essere una persona consapevole proprio perchè più istruita. Soltanto con l’istruzione è possibile incidere su queste personalità altrimenti irrecuperabili compensando la tragedia di dover trascorrere gli anni più belli della propria vita in una cella con l’obbligo di una seria formazione culturale, forse l’unico antitodo per incidere realmente sulla persona e prevenire “ricadute criminali”.