Penisola&Problemi: chi li studia e chi e come dovrebbe risolverli?
Proviamo a fare una disamina dei più scottanti e urgenti problemi della Penisola Sorrentina non per stilarne una graduatoria, ma per averli presenti e sviluppare una riflessione sulle responsabilità e sulle possibili soluzioni da escogitare per ridurre l’impatto che essi hanno sull’intera comunità. La loro amplificazione mediatica a mezzo social contribuisce ad evidenziarli, quasi che si trattasse della strada più idonea per portarli all’attenzione delle autorità che si ritengono siano deputate a intervenire. Probabilmente non è così, ma valuteremo anche questo aspetto per cercare un approccio più razionale in grado di generare qualche risultato positivo.
TRAFFICO E MOBILITA’
E’ fuor di dubbio che il problema abbia già da tempo superato la soglia della tollerabilità e della sostenibilità. C’è anche una generale consapevolezza che, senza una soluzione in grado di restituire un minimo di agibilità stradale, si rischia il collasso con un effetto moltiplicatore ad ampio raggio: cioè su tutte le attività, sulla vivibilità, sulla salute. Bisogna convenire su un dato: siamo tutti parte attiva del problema con i nostri comportamenti che, sommati al surplus di traffico generato dal turismo, anzi dall’overtourism, determinano la situazione che viviamo (subiamo) ormai H24 in ogni angolo della Penisola con tutte le conseguenze che ne derivano anche sul piano umorale e comportamentale, cioè sugli stati d’animo individuali e collettivi che appaiono sempre più esasperati. Guardiamo all’impennata di incidenti stradali che quotidianamente si verificano anche insanguinando le nostre strade! Guardiamo alle lunghe e interminabili code cui siamo costretti per spostarci ormai a qualunque ora da un luogo all’altro! E ancora l’indisponibilità di posti per la sosta-auto rispetto ad aree parcheggi assolutamente insufficienti se rapportate ai numeri delle auto e dei ciclomotori oggi circolanti; l’aria sempre più contaminata dai gas di scarico che ci costringono a incamerare massicce dosi di veleni che vanno ad aggiungersi a tutti gli altri che ingurgitiamo attraverso l’alimentazione e vizi come quelli del fumo, dell’alcool, delle droghe.
Si, anche le droghe il cui uso è sempre più largamente diffuso nella comunità peninsulare. Ora su traffico e mobilità chiediamoci e anche rispondiamo: quale provvedimento si può adottare per contrastare questa piaga e con essa parte dei suoi molteplici, negativi effetti? La risposta dell’uomo della strada, ma non solo, è anche la più scontata ed è la seguente: i sindaci dei sei comuni della Penisola Sorrentina devono operare congiuntamente per trovare una soluzione al problema. Poiché si tratta di una risposta ricorrente a fronte di tutti i problemi che viviamo e che andiamo ad analizzare, dobbiamo stabilire se davvero è così: cioè se dipende tutto dai sindaci, dalla loro volontà e dalle loro responsabilità e competenze! Per tentare di alleggerire la pressione del traffico i sindaci insieme agli operatori turistici si sono rivolti al Prefetto per istituire la circolazione a targhe alterne sulla statale sorrentina 145 e nello stesso tempo potenziare le corse direttissime della Circumvesuviana sulla linea Sorrento-Napoli-Sorrento con l’obiettivo di ridurre i tempi e le criticità del percorso venendo incontro anche ai turisti che affollano i treni Eav. Le ragioni di questo provvedimento le ha ripetutamente e ampiamente spiegate Sergio Fedele, presidente degli extralberghieri di Atex Campania e tra i più attivi nella ricerca di soluzioni ai tanti problemi del territorio.
Purtroppo la protesta dei sindaci dei quattro comuni del Miglio d’Oro (Torre del Greco, Portici, Ercolano, San Giorgio a Cremano) ha indotto l’EAV a rivedere le corse che dal 17 luglio prevederanno le fermate in questi comuni negli orari di punta. Le targhe alterne si sono rivelate, per ammissione generalizzata, un flop per le troppe deroghe previste nell’ordinanza e per l’impossibilità di esercitare un controllo-repressivo da parte delle forze di polizia se non al prezzo di paralizzare letteralmente la mobilità. Un provvedimento quindi a scarso o nullo impatto, solo un deterrente senza efficacia pratica. Se i sindaci avessero incluso nel divieto di circolazione alternato pure i residenti in Penisola Sorrentina si sarebbe scatenato l’inferno, anche a ragione sotto certi punti di vista!
Le deroghe previste per albergatori, ristoratori e affini altrettanto erano obbligate per cui la politica ha finito col gettare un po’ di fumo negli occhi consapevole di non aver risolto il problema, ma creata una suggestione! L’esperimento dei treni direttissimi è finito poi nel mirino dei sindaci della città bypassate dalle fermate Circum (da Torre Annunziata a Napoli) alimentando ulteriormente lo storytelling di una Vesuviana a pezzi, fatta solo di disagi e inefficienze che, certamente esistono, ma di cui non si può fare assolutamente a meno. Tra i beneficiari delle deroghe troviamo, com’era naturale, i conducenti di NCC e affini, i nuovi padroni della statale sorrentina il cui numero è lievitato e continua a lievitare avendo generato, com’è accaduto per il trasporto via mare, una vera e propria categoria di lavoratori, anzi di piccoli imprenditori che sono parte integrante del sistema turistico locale oltre che produttori di reddito familiare. Numeri da far spavento il cui peso sulle strade, e sul mare, è assolutamente insostenibile!
Stando così le cose e con la scarsa azione repressiva del dilagante malcostume automobilistico e soprattutto ciclomotoristico come si può pensare di trovare una soluzione a questo dramma peninsulare?
INQUINAMENTO MARINO
Puntuale ogni estate, all’indomani dell’assegnazione delle bandiere blu e delle vele blu, si ripropone in modo assolutamente preccupante il problema dell’inquinamento marino e di conseguenza di una balneazione quasi impraticabile sui lidi peninsulari. Se ne dibatte, si pubblicano centinaia di foto e video, ci si lamenta della grave criticità animando un film che dura l’intera stagione fino ad esaurirsi a settembre e cadere nel dimenticatoio generale…fino all’estate successiva. Così nessuno fa niente, non si va al nocciolo del problema, non si cercano soluzioni anch’esse estremamente complesse e costose da attuarsi, ma vitali per gli interessi socio-economici e di salute dell’intera Penisola. L’attivazione del Depuratore di Punta Gradelle ha solo ridotto l’impatto provocato dai liquami fognari che, in caso di piogge, vengono dirottati in mare per scongiurare che l’impianto (ampiamente insufficiente rispetto alla popolazione residente e turistica) si guasti e vada fuori uso. La cosa più grave riguarda però le condizioni in cui versa la condotta fognaria che da Sorrento trasferisce i liquami fognari a Punta Gradelle e che presenta gravi fratture lungo il percorso. Risultato: ingenti quantità di materia fognaria si sversa direttamente in mare, in particolare a Sant’Agnello e a Piano di Sorrento con le conseguenze che si ripercuotono a catena soprattutto su Meta. Discorso a parte meritano gli scarichi abusivi, inquinanti e tossici, che i soliti deliquenti effettuano nelle ore notturne e soprattutto quando le forti piogge occultano gli sversamenti.
Sui fondali marini, riferiscono sommozzatori adusi a immergersi nelle acque costiere, c’è una vera e propria montagna di liquami che, grazie alla pressione del mare, resta schiacciata sul fondo del mare…salvo scombussolarsi in condizioni di maltempo e per correnti sottomarine che in parte la smobilitano. C’è poi il problema dello stato comatoso in cui versano i tre Valloni che tagliano la Penisola Sorrentina tra Sorrento, Sant’Agnello, Piano e Meta, vere e proprie discariche a cielo aperto che, con le piogge, riversano in mare immondizia di qualunque tipo, veri e propri fiumi di spazzatura. Sulle condizioni dei nostri Valloni a occuparsene in un recente passato è stato l’ex sindaco di Piano di Sorrento Vincenzo Iaccarino che dopo escursioni, reportage e analisi dello stato dell’arte redasse un progetto di massima che fu presentato al Presidente della Giunta Regionale della Campania Vincenzo De Luca per sollecitarne un intervento, all’epoca valutato in circa 20 mln di euro.
Insieme al sindaco di Meta e consigliere metropolitano Giuseppe Tito si sono attuati alcuni interventi alla foce del Vallone di Lavinola, ma il grosso resta tutto da farsi. Su questo tema tutti i Comuni dell’area avrebbero dovuto richiedere una progettazione per accedere ai fondi del PNRR e realizzare un’opera assolutamente fondamentale per il territorio e dalle enormi potenzialità anche sul piano dell’attrattiva turistica, ma nessuno se ne è più premurato. Oltre a doversi riparare, se non addirittura ricostruire la condotta fognaria, c’è da attuare un’opera di separazione delle acque nere (fognarie) da quelle bianche (pluviali) se si vuole affrontare il problema alla radice: anche qui si sono attuati timidi passi, ma tutto è rimasto praticamente insoluto per cui l’acqua di pioggia fa esondare quella di fogna e lo spettacolo è quello del mare color marrone, un misto di terriccio, tralicci e affini, escrementi fognari. In piena stagione i sindaci di Sorrento e di Massa Lubrense hanno dovuto interdire la balneazione rispettivamente a Marina Grande e a San Montano (revocato il 15 luglio) a seguito dei rilievi effettuati dall’Arpac questa settimana. Anche a Piano di Sorrento, lido bandiera blu, i valori rilevati dall’Arpac sono superiori alla norma e qui ci troviamo di fronte a una delle fratture della condotta fognaria, in località Sopramare, ma nessuno sembra preoccuparsene. Tutte criticità davvero insostenibili.
Poichè il mare è una risorsa di primaria importanza per tutta la Penisola Sorrentina occorre affrontare i diversi problemi alla radice, in modo univoco e nelle differenti responsabilità in capo ai Comuni, alla GORI in particolar modo, alla Regione. E’ sempre troppo tardi quando ci si deciderà a muoversi.
SALUTE E SANITA’
Questo è un tema di stringente attualità per tutta una serie di motivi di ordine generale, cioè nazionale, regionale e locale peninsulare. Riveste un carattere di assoluta priorità svolgendosi il discorso nell’ambito di una triangolazione di competenze tra la Regione Campania, l’Asl Napoli 3 Sud e gli enti locali, ma senza tralasciare il Governo nazionale dal quale dipendono scelte di fondamentale importanza: dalla ripartizione delle risorse finanziarie alla rivisitazione delle politiche di istruzione universitaria che si sono dimostrate fallimentari vista la carenza di sanitari (medici) destinata purtroppo a lievitare in modo esponenziale nel giro di qualche anno. I sei comuni della Penisola Sorrentina sono compresi nel Distretto Sanitario n°59 la cui sede attualmente è a Sant’Agnello cui fanno capo due Presidi Ospedalieri (P.O.): il Santa Maria della Misericordia a Sorrento e il De Luca e Rossano a Vico Equense. Prima di entrare nel merito di alcune problematiche occorre richiamare alla memoria le ragioni dei dieci anni di commissariamento da parte dello Stato della sanità campana maturato in un contesto di sperperi e ruberie milionarie che hanno coinvolto i vertici dell’Asl, funzionari, sanitari. Una situazione letteralmente esplosiva le cui responsabilità di natura politica è stata acclarata con malgoverno e collusioni anche con contesti criminali.
Si pensi, per esempio, alla moltiplicazione dei rimborsi pagati alle strutture convenzionate due, tre e anche quattro volte. Un mangia mangia generalizzato che ha dequalificato e impoverito il servizio sanitario pubblico e ospedaliero facendo arricchire tutti gli organici al sistema penalizzando l’utenza, i cittadini, mortificando i buoni sanitari che spesso non hanno visto riconosciuti i propri meriti e diritti in ossequio a una logica di servilismo politico peculiare della nostra sanità regionale. La fine del commissariamento, durato dieci anni con tutte le restrizioni assistenziali e le mancate assunzioni che sono la causa del deficit odierno di personale medico e paramedico, ha coinciso con l’avvento alla guida della Regione Campania di De Luca che ha avviato, tra mille difficoltà, la ricostruzione della sanità in un contesto assolutamente difficile, ma compiendo oggettivi progressi che, per essere percepiti, richiedono ancora tempo e soprattutto risorse che il Governo si ostina a negare alla Campania cui sono stati sottratti oltre 200 milioni di euro l’anno che le competevano e che invece sono stati congelati. Anche su questo si concentra i braccio di ferro tra De Luca e il Governo che persiste nel negare alla Campania le risorse finanziarie che le spettano.
Per restare in ambito distrettuale il problema maggiore riguarda le scelti presenti e soprattutto la prospettiva legata alla realizzazione o meno del nuovo Ospedale a Sant’Agnello, un progetto pensato collegialmente dalle Amministrazioni peninsulari oltre 12 anni fa quando la Regione era amministrata dal centro-destra di Stefano Caldoro che recepì l’istanza del territorio di realizzare un nuovo ospedale che sostituisse gli attuali di Sorrento e Vico Equense. Con De Luca alla guida della Regione è proseguito il discorso fino a quando sono state stanziate le risorse finanziarie – circa 80 mln di euro – per realizzare l’opera a Sant’Agnello al posto della sede del Distretto 59.
Un’idea e un progetto bipartisan per dare una risposta definitiva alle criticità ospedaliere non altrimenti superabili, ma che trova l’ostilità della nuova Amministrazione comunale, nonostante gli atti già adottati, e degli ambientalisti che hanno presentato una serie di osservazioni che mettono in grave difficoltà la stessa Asl e la Regione Campania nell’iter di realizzazione dell’opera. Nel frattempo la direzione sanitaria distrettuale ha realizzato una serie di interventi per migliorare la qualità assistenziale e per fornire nuovi servizi presso i due nosocomi in attesa della nuova struttura (se sarà realizzata), mentre continua a restare chiuso il nuovo reparto di Rianimazione a Sorrento accentuando le difficoltà dei sanitari alle prese con i tanti problemi dovuti anche al boom turistico. Ora sul futuro della sanità, sempre più povera di risorse e di addetti, si gioca la partita decisiva e i Sindaci della Penisola Sorrentina hanno il dovere di assumersi le proprie responsabilità senza lasciare al solo sindaco di Sant’Agnello, Antonino Coppola (cardiologo), la decisione finale su un’opera la cui mancata realizzazione potrebbe ripercuotersi molto negativamente sull’intera comunità peninsulare. Anche su questo tema la politica peninsulare non appare sintonizzata, piuttosto silenziosa quando invece occorrerebbe far sentire una voce unitaria autorevole stante la delicatezza dell’argomento.
Il nuovo ospedale, se realizzato, sarà in grado anche di attrarre i medici che rappresentano, insieme alla struttura e alle tecnologie, la materia prima per un servizio sanitario ospedaliero all’altezza? Dipenderà anche dalle scelte che si accingono a fare oggi gli amministratori locali, perchè se non è sicuro che un nuovo ospedale sia in grado di attrarre nuovi e qualificati professionisti di diverse branche mediche, certamente con le attuali strutture questo potenziale attrattivo può essere escluso a priori. A Venezia per fronteggiare la crisi dovuta al deficit di personale medico è partita una campagna di sensibilizzazione e di reclutamento, il che la dice lunga sulla gravità del problema a livello generale. Quindi prima di mandare all’aria il progetto del nuovo Ospedale già finanziato è necessario che si valutino tutte le questioni, presenti e future, relativamente all’aspetto sanitario che invece nell’attuale dibattito sembrano soffocate, pericolosamente sottovalutate o addirittura ignorate.
NUOVA OSPITALITA’ ED EMERGENZA-CASA
Nel giro di qualche anno i posti-letto del comparto turistico peninsulare sono lievitati in modo esponenziale per il diffondersi capillare di strutture ricettive extralberghiere di tutti i tipi e per tutte le esigenze, ma anche di tutti i prezzi che molto spesso sono superiori anche a quelli di un hotel a 4 stelle. Il sold out di questa stagione è solo la conferma di una forte ripresa di domanda a livello internazionale cui il mercato risponde accrescendo l’offerta nei settori dell’ospitalità e della ristorazione. Questo fenomeno ha prodotto una modifica rilevante nel tessuto socio-economico peninsulare trasformando nuclei familiari con le loro abitazioni in realtà imprenditoriali vere e proprie, molte gestite direttamente, altre affidate ad agenzie e a operatori del settore. Ne scaturisce un cambio di status degli attori in campo e l’affermarsi di un nuovo soggetto economico con un proprio peso specifico e una forza di interlocuzione sempre più rilevante rispetto a quella tradizionalmente rappresentata dagli albergatori.
Il risultato è che oggi parlare di imprenditoria turistica con tutti i pro e i contro significa toccare gli interessi di migliaia di famiglie riconvertitesi, in toto o in parte, al turismo con annessi e connessi. Inevitabile quindi che la disponibilità di un appartamento venga sottratto al mercato delle locazioni e della vendita per essere convertito in casa vacanza, B&B e affini. Attività commerciali tradizionali vengono abbandonate e sostituite da bar, ristoranti, pub per soddisfare una domanda che appare costantemente in crescita, un business al quale nessuno vuole rinunciare. Ora come si fa a invertire una tendenza che investe scelte e responsabilità personali e familiari anche alla luce di una legislazione carente e comunque inadeguata rispetto all’incidenza assunta dal fenomeno e comune a tante città italiane? Mortificare e penalizzare l’iniziativa privata per porre un freno al dilagare del problema appare una violazione della libertà individuale e d’impresa, nel frattempo le città si svuotano di residenti, i giovani per studio e per lavoro sempre più spesso vanno via, la popolazione invecchia ponendosi così nuovi problemi di varia natura! Invertire qeusto trend appare un esercizio arduo, ma esiste la volontà politica di analizzarlo e di studiare una strategia adeguata per scongiurare il default?