Prima dell’Unione dei Comuni si pensi a cosa deve diventare la Penisola Sorrentina
Quanti pulman a Sorrento! Non c’è più posto per accoglierli mentre loro riversano a ritmo continuo centinaia e centinaia di turisti (che diventano migliaia) che invadono la città per un tocco e fuggi che alimenta il caos indescrivibile che si vive quotidianamente e che rappresenta solo il “più ingombrante” dei problemi legati al traffico stradale, stante la mole degli autobus che stazionano in parcheggio cui va ad aggiungersi tutto il resto fatto di mezzi pubblici e privati divenuti i veri padroni della città e delle strade. Il commendator Gaetano Mastellone suona ancora una volta il campanello d’allarme su questo e altri problemi legati alla vivibilità a Sorrento al centro di un vero e proprio boom turistico che ne sta trasformando radicalmente l’identità.
Che cosa scrive Mastellone? “Basta! Il parcheggio Correale ha un limite di capienza ma i Bus , fra poco, li metteranno uno sopra l’altro! I Bus che arrivano che fanno? Si fermano in strada e quindi si creano code! Messo lì a ‘dirigere’ le code un povero giovane, seppur volenteroso, Vigile. Il problema va risolto! Se, ad esempio, il parcheggio può contenere 20 Bus non ne possono arrivare 30!! Se qualcuno dei nostri Amministratori (esiste un Assessore alla viabilità?) si fa un giro da Via Bernardino Rota a Piazza Tasso e poi sul Corso Italia fino a Viale Nizza ed osserva ciò che accade durante la giornata, a mio parere da Cittadino che pensa e ragiona, ha solo due strade da scegliere: 1 – trova una soluzione possibile; 2 – si dimette“.
Ormai il problema della regolamentazione del traffico sulla statale sorrentina 145 e più in generale sulle strade della Penisola appare irrisolvibile per tutta una serie di motivi che potrebbero riassumersi in un solo concetto: siamo disposti a invertire completamente rotta rispetto a un presente che, diversamente, rischia di compromettere irreversibilmente gli interessi generali delle nostre comunità, in particolare di quelle future cui lasciamo un’eredità fatta di insostenibilità a 360 gradi? Dalla risposta a questa domanda dipendono il resto del ragionamento e la strada da intraprendersi. E’ lo stesso discorso che riguarda l’emergenza ambientale e il dissesto idrogeologico che interessa gran parte dell’Italia: dobbiamo essere disponibili a cambiare radicalmente comportamenti, abitudini, rinunciare a comodità e intraprendere un percorso di cambiamento dai mille risvolti sul piano individuale, familiare e collettivo.
Fermiamoci però alla realtà sorrentina e più in generale peninsulare per cercare di capire se esistono ancora margini di recupero di una situazione oggettivamente fuori controllo e che non può essere affrontata, pur in presenza di tante dichiarate buone volontà, solo dalla classe politica-amministrativa del territorio per evidenti limiti connessi alle proprie competenze e attribuzioni, ma anche per la propria natura e per l’oggettiva assenza di una visione condivisa dei problemi e quindi delle soluzioni da adottarsi nel breve, medio e lungo periodo. In questo senso anche l’annunciata istituzione dell’Unione dei Comuni della Penisola Sorrentina, con l’uscita di scena dell’ex sindaco di Sant’Agnello Piergiorgio Sagristani che ne sollecitava l’attuazione, rischia di generare un’ulteriore problematicità di governo del territorio per il concentrarsi da un lato di alcune attività, servizi e funzioni nel nuovo Ente, dall’altro svuotando di poteri e competenze le amministrazioni comunali che si troverebbero nella situazione di non disporre più di quanto necessario per rispondere al fabbisogno dei propri amministrati. Non è l’istituzione dell’Unione, come scelta politica e amministrativa, la soluzione per rispondere alle domande che pone Mastellone e che abbiamo riproposto poc’anzi!
Per comprendere la difficoltà a varare politiche unitarie a livello peninsulare basta guardare a quanto sta avvenendo a Vico Equense con le politiche di markerting territoriale e turistico dell’Amministrazione che si fondano su alcuni oggettivi punti di forza dell’economia e della storia locale e che senza problemi potrebbero essere assunti dall’intero comprensorio come valori identitari su cui costruire una nuova attrazione per l’intera Penisola Sorrentina. Vico Equense si è candidata per assurgere a Città Creativa del Gusto Unesco: se fosse accolta l’istanza peraltro forte degli endorsement degli chef stellati Antonino Cannavacciuolo, Gennaro Esposito e Peppe Guida si trattarebbe della quarta città italiana titolata a fregiarsi di tale importante riconoscimento…e non è cosa di poco conto! Domanda: non sarebbe stato il caso di coinvolgere in questa iniziativa l’intera Penisola Sorrentina nella dimensione di un vero e proprio “distretto del gusto” considerando le altre rinomate eccellenze del settore che fanno di questo territorio un unicum a livello nazionale? Per tutti il Don Alfonso di Sant’Agata dei due Golfi, ma anche Alfonso Caputo della “Taverna del Capitano“, Peppe Aversa de “Il Buco” di Sorrento e così via! Insomma ragionare in una dimensione globale vuol dire rinunciare ai municipalismi in nome di un progetto di più ampio respiro!
Se torniamo a ragionare dello straordinario e soffocante affollamento di mezzi e di persone che registriamo per uscire fuori dalla retorica e dai luoghi comuni che abbondano sui social è necessario confrontarsi non soltanto tra i sindaci, che assolutamente non hanno la bacchetta magica per affrontare qualsiasi problema o emergenza, ma tra amministratori e addetti ai lavori sul modello di quanto è avvenuto per iniziativa di Sergio Fedele, presidente Atex degli extralberghieri, consapevoli del fatto che si tratta di elaborare un progetto di lunga scadenza e che richiede l’assunzione di responsabilità e di impegni collegiali per poter dar frutti in futuro. Nell’immediato, bisogna riconoscerlo e rassegnarsi, non ci sono soluzioni a questo problema. Si individui almeno un team all’altezza che si metta a studiare e a elaborare un progetto finalizzato a conseguire una sostenibilità effettiva che è fatta di rinunce, sacrifici, modifica di abitudini e consuetudini, ma anche ridimensionamento di interessi e di business. Il discorso è complesso e articolato, ma sarebbe importante che si partisse da qui per verificare se esistono, in concreto, le condizioni per attuare politiche comprensoriali prima ancora di istituire un organismo istituzionale che, per sua natura, non rappresenta lo strumento più appropriato per governare cittadine della dimensione di quelle peninsulari. Se qualcuno vuol tentare l’impresa sicuramente sarà il benvenuto!