Un Porto lungo un secolo…il recupero di una scogliera abusiva
Sull’ampliamento dell’area portuale a Sant’Agnello sul versante della spiaggia di Santa Caterina pubblichiamo quest’intervento di Antonino De Angelis che ricostruisce la storia di quest’opera in corso di realizzazione alla Marina di Cassano.
di Antonino De Angelis
“Malgrado il parere negativo della Soprintendenza il 1° giugno del 1982 furono iniziati i lavori per la costruzione del porto turistico progettato nel 1974 dal consorzio formato dai comuni di Piano di Sorrento e Sant’Agnello.
Su quei lavori, già contestati ‘in culla’ durante l’iter di approvazione, vi fu una piaggia di ricorsi da parte della sezione sorrentina di Italia Nostra, dei deputati e senatori di vari partiti capitanati dell’allora Partito Comunista Italiano che produssero una serie di interrogazioni parlamentari nonché dai consiglieri della sinistra locale. Il progetto (tanto per cambiare redatto dallo stesso dirigente del Genio Marittimo ing. Marra) prevedeva la costruzione di una lunga banchina radicata nelle falesie de ‘Il Pizzo’ e la totale cementificazione della spiaggia di ‘Caterina’, da adibire quest’ultima ai banchinamenti e ai servizi annessi appoggiati al molo esistente sul confine dei due comuni.
Sospensione e ripresa dei lavori si alternarono a una serie di ricorsi e sentenze davanti al Tar, tribunali e Consiglio di Stato, scanditi da pubbliche conferenze e incontri presso vari ministeri, soprintendenze, capitaneria di porto e genio marittimo. Di tale rosario vi faccio grazia per brevità. Vi dico solo che alla fine un paio di sentenze accertarono e sancirono l’illegittimità dell’intera operazione sia sotto il profilo urbanistico che ambientale.
L’ultima del CONSIGLIO DI STATO ORDINAVA LA DEMOLIZIONE di quanto realizzato mediante la rimozione di tutti gli scogli immersi ed emergenti della scogliera posti in sito. Sono trascorsi quaranta anni, nessuno ha mai rimosso quegli scogli, nessuno ne ha imposto la rimozione. Nel frattempo, mentre il comune di Sant’Agnello ha dormito, il comune di Piano s’è fatto un porto per conto suo, la Caterina che gestiva il vecchio bagno è diventata per gli ignari di oggi “Santa Caterina” e, soprattutto, quegli scogli abbandonati sono diventati il riparo di un approdo precario realizzato con pontili galleggianti. Dopo lungo sonno gli attuali amministratori santanellesi si sonno svegliati, e come se caduti dalla luna, hanno pensato che quella SCOGLIERA ABUSIVA, ancorché da demolire, fosse una struttura da “recuperare” e così “tomo tomo, cacchio cacchio”, nella finta ingenuità generale ne hanno proposto non già solo il recupero ma anche il completamento della scogliera secondo l’antico progetto, lasciando che le carte con le loro motivazioni, i loro deliberati e le loro sentenze continuassero a dormire negli archivi polverosi dove giacciono almeno da trenta anni.
Quale sarà il risultato di siffatto, rinato, interesse?
Oltre agli sperati tornaconti di natura politico-elettorale, che durano finché durano le velleità personali, con la nuova scogliera sarà chiuso un più ampio specchio di mare da cui più difficile sarà la dispersione dei liquami fognari provenienti dal rivolo San Giuseppe che, come si sa, si scaricano fra i bagnanti nel cuore del bacino. Inoltre la potenziata attività portuale, con un inquinamento decuplicato, renderà incompatibile la balneazione sull’attuale arenile e, magari fra altri trent’anni, qualche altro zelante amministratore proporrà, “per il bene dei cittadini”, il completamento e la pavimentazione della spiaggia per la più agevole gestione del porto, come al di là del molo è stato già fatto dal Comune confinante.
Solo allora potrà dirsi che un porto turistico progettato nel 1974, fermato e sanzionato perché in contrasto con le leggi regionali e nazionali sarà stato, in barba a quelle stesse leggi, realizzato. Intanto saranno trascorsi altri decenni, un secolo dopo il primo progetto. Un record imbattibile nel guinness dei primati a testimonianza della pervicace ostinazione distruttiva dei nostri contemporanei.
Questo in Italia oggi è possibile applicando la strategia dell’ambiguità fatta di silenzio, omissioni e connivenze politiche e non solo. Antonio Cederna nel 1968 pronosticò il suicidio della penisola sorrentina; gli amministratori di oggi gli stanno tirando la corda”.