Piano di Sorrento,  Sorrento,  Vico Equense

Faito, è della Regione o della Camorra? Invervista di Agorà a Vincenzo Califano

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Il settimanale Agorà diretto da Nancy De Maio ha pubblicato un ampio servizio dedicato al blitz dei Carabinieri in Penisola Sorrentina contro gli spacciatori di droga. Pubblichiamo l’intervista fatta  a Vincenzo Califano (Giornalista) e pubblicata sul numero in edicola di Sabato 17 dicembre 2022.

D: Una grande retata antidroga con una centrale di spaccio scoperta a Vico Equense e che pare rifornisse anche la Penisola sorrentina con l’area stabiese e torrese usata per i rifornimenti. L’intervento della Procura di Torre Annunziata, sulla base di indagini curate dalla Compagnia dei Carabinieri di Sorrento, è assurto agli onori delle cronache nazionali. Nel commentare la notizia, sul tuo blog, hai fatto una tirata d’orecchie un po’ a tutti: dai commentatori seriali dei social che stavolta sono stati zitti, passando per i giornalisti, fino alla classe dirigente politica ed imprenditoriale. Vogliamo approfondire il senso della tua critica. Ci spieghi?
R: “Non scopriamo oggi che la Penisola è una terra di spaccio molto fruttuoso e l’operazione dell’altro giorno, alle prime luci dell’alba, assume un valore quasi simbolico. Infatti il frastuono provocato dall’elicottero che volteggiava a bassa quota e dalle sirene delle auto dei Carabinieri ha svegliato di soprassalto le persone che si sono chieste: “che cosa sta succedendo?”.
Nello spazio di qualche ora sono filtrate le prime notizie del maxi blitz dei Carabinieri e, in giornata, dei tanti arresti e dei fermi che hanno interessato oltre trenta persone di cui diverse della Penisola Sorrentina, prevalentemente di Vico Equense e Piano di Sorrento, il resto dell’hinterland stabiese-torrese-vesuviano dove c’è la centrale di comando, il mercato che rifornisce gli spacciatori locali.
Sono tutte cose che conosciamo da tempo, da anni oserei dire, fino alle più recenti scoperte delle piantagioni di cannabis di casa nostra e di un Monte Faito che, da quando è scomparsa la piccola Anna Celentano, ha acquisito una dimensione tetra al di là degli sforzi e degli investimenti che fa soprattutto la Regione Campania per qualificarlo come centro turistico d’eccellenza. Si badi bene che i numeri ce li ha tutti, come ce li avrebbe Castellammare di Stabia se non fosse soffocata dal sistema che l’ha contaminata e che oggi è uno dei Comuni sciolti dal Ministro dell’Interno, insieme a Torre Annunziata, per le infiltrazioni camorristiche. Stiamo parlando delle due realtà amministrative e socio-economiche più prossime alla Penisola Sorrentina in cui il sistema ha allungato i tentacoli con manovalanza e colletti bianchi divenuti parte integrante della comunità peninsulare. E, per restare al Faito, a fare da contraltare all’azione della Regione c’è quella della camorra che ne sembra il reale proprietario non solo per le coltivazioni che insedia in loco, ma anche per i ricoveri dove occulta armi, veri e propri arsenali godendo di una libertà di movimento sottratta a qualsiasi controllo. Da queste centrali, come lo confermano le indagini e gli arresti, si governa il malaffare che ha contaminato il territorio ricco della Costiera penetrando nei suoi gangli vitali non solo con la droga, che è un business milionario, ma anche con l’usura e con l’acquisizione di immobili convertiti in attività redditizie nel turismo e nel commercio. Non stiamo scoprendo l’acqua calda…Del resto ci sono i rapporti annuali della DDA e i vari dossier che fotografano molto dettagliatamente la situazione. E non dimentichiamo i campanelli d’allarme che Raffaele Lauro ha suonato in Parlamento, ma anche nella piazza di Sorrento e nelle istituzioni dove ha operato, tra l’altro, come Commissario Straordinario del Governo per il Coordinamento delle Iniziative Antiracket e Antiusura. Al contrario c’è il silenzio della politica locale e delle amministrazioni comunali dove non ci si occupa nè ci si preoccupa di queste vicende: ce lo dicono inchieste della Magistratura e processi tuttora in corso, atti pubblici da cui si evincono relazioni e interessi di personaggi che hanno avuto, e in qualche caso ancora hanno, agibilità nei comuni e che sono legati a filo doppio a un mondo di malaffare. Com’è assente la politica sono assenti gli intellettuali, se così vogliamo chiamarli, od opinionisti e quindi anche giornalisti che quasi mai si cimentano su fronti delicati lasciando a pochi colleghi il compito di fare, nei limiti del possibile, il lavoro sporco dell’informazione scomoda! E questi colleghi vivono poi situazioni di ostracismo sociale e politico!”.
D: Quali sono le colpe degli uni e degli altri, dei politici-amministratori e dei giornalisti secondo te?
R: “Innanzitutto siamo lontani orami anni luce dalla stagione in cui parlare di cultura della legalità e operare in tal senso era un carattere distintivo qualificante per entrambi. Ma parliamo di una tendenza generale e la colpa, se così vogliamo chiamarla, è del sistema-Paese che predilige una politica compiacente che genera un elettore fedele, privo di spirito critico, assolutamente egoista e quindi insensibile ai ragionamenti di “bene comune”. Le conseguenze sull’informazione sono naturali e i cosiddetti “cani da guardia” rappresentano un’eccezione mal vista un po’ da tutti forse proprio in virtù del fatto che il malcostume anche civico è più diffuso di quello che si immagina e il baratto elettorale eretto a prassi ordinaria rende sempre più complicato distinguere gli attori sul campo così come veder fare a ognuno, bene, il proprio mestiere. Piuttosto ognuno cerca di fare il mestiere degli altri e nell’informazione assistiamo a una vera e propria degenerazione che ha quasi irrimediabilmente compromesso la credibilità e l’affidabilità del mestiere generandosi una tale confusione e approssimazione che agevola soltanto chi delinque e aiuta a delinquere anche con i silenzi di convenienza.
Parlare ai giovani, ai ragazzi, agli studenti di legalità, di rispetto delle regole appartiene ormai soltanto a un rito cui assolve prevalentemente la scuola, a volte usata per fare semplicemente da pubblico agli eventi che organizzano gli amministratori locali più per esigenza di visibilità che per convinzione: ci sono, ovviamente le eccezioni, ma l’attenzione dei ragazzi, di tutte le fasce d’età, è rivolta altrove e non viene intercettata da questi temi.
Forse si dovrebbe ricominciare daccapo e parlare agli adulti, a quelli che con il loro esempio a casa, a scuola, nel lavoro, nella società possono contaminare positivamente i ragazzi sin dalla più tenera età. E’ un discorso complesso e chi vi si cimenta rischia anche di farsi male o di essere ulteriormente emarginato. Questa è infatti un’altra forma di violenza posta in essere dal sistema nei confronti delle persone considerate scomode per cui se ne contano sempre di meno in giro”.
D: Hai scritto che una vicenda del genere rischia di macchiare gli sforzi per il rilancio dell’economia turistica. Ma non sono proprio i flussi turistici con le ricchezze che alimentano una delle concause dell’estensione del mercato della droga? Si potrebbe dire che è fisiologico ciò che accade. Non ti pare?
R: “Sorrento e la Penisola Sorrentina stanno vivendo una stagione assolutamente critica nonostante la forte ripresa post-covid. Bisogna guardarsi attorno e comprendere quello che sta accadendo e con quali riflessi sulla società e sull’economia sorrentina. Tutto questo per non rendere vani i pur lodevoli sforzi che sta compiendo il sindaco Massimo Coppola per rilanciare il brand Sorrento nel mondo e sostenere la filiera turistica che resta quella prevalente per l’economia territoriale. Lo spaccio di droga ai turisti penso che avvenga con complicità locali perché non si capisce come un turista possa procurarsi le droghe sulle nostre piazze senza riferimenti. E questo ci fa capire che la rete degli spacciatori è ben più vasta e articolata di quella smantellata (ma fino a quando?) dalle forze dell’ordine! Vicende come questo maxi blitz hanno un’eco fortissima sui media nazionali ed esteri, basta verificarlo su google. Ciò infrange il mito della “Sorrento da cartolina” che ancora domina l’immaginario dei turisti stranieri, quantunque si tratti di preistoria se siamo intellettualmente onesti! Situazioni di questo tipo infondono l’idea di rischi, di insicurezza, di insidie, cioè di tutto quello che è sempre stato lontano mille miglia dall’immagine di Sorrento e della Penisola intera e anche questo deve indurci a riflettere. Se a tutto ciò ci aggiungiamo la diffusa prassi di gettarci fango addosso alimentando un esercizio semplicemente diffamatorio della nostra terra che viene amplificato all’infinito grazie alla rete, allora ci rendiamo conto che non sono sufficienti, quantunque utili alla causa, gli influencer cui il sindaco Coppola ha affidato la mission di raccontare Sorrento e il suo Natale. Si dovrebbe dar vita a una iniziativa qualificata che sappia parlare di Sorrento e della sua Penisola per invadere la rete e costruire un nuovo racconto del nostro Paese se vogliamo intraprendere una strada innovativa e costruttiva. Dobbiamo colmare una carenza di offerta artistico-culturale, che resta prevalente nella domanda di flussi turistici qualificati e qualificanti, che si può realizzare solo attraverso una rilettura e una reinterpretazione del territorio sorrentino superando logiche municipalistiche desuete per ricalibrare l’offerta globale di Sorrento”.
D: Potrebbe essere l’Unione dei Comuni una risposta ai diversi problemi cui hai accennato?
R: “Dal mio punto di vista una cosa è l’unione di intenti e di gestione condivisa di servizi e attività che è assolutamente utile e funzionale alle esigenze del territorio, un’altra cosa è l’unione sul piano istituzionale concepita per realtà comunali molto piccole, di qualche migliaio di abitanti, che hanno la necessità di riunirsi e di governarsi congiuntamente. Per comuni come quelli della Penisola Sorrentina l’Unione come prevista dalla legge è assolutamente complicata da realizzarsi a dispetto di quello che la gente pensa. Perché si tratta di devolvere a un ente terzo rispetto alle municipalità funzioni, servizi, personale, risorse finanziarie che verrebbero gestite da una struttura di secondo livello sul piano amministrativo, cioè non eletta dai cittadini, ma delegata dai singoli comuni dove si creerebbero vuoti con inevitabili ripercussioni soprattutto per le realtà più periferiche che già vivono situazioni di una certa emarginazione. E poi, per restare al tema dell’intervista, una realtà unica sul piano istituzionale diventa più facilmente aggredibile e condizionabile da certi interessi e da certo malaffare. Ci sono dei banchi di prova importanti su cui si deve misurare la reale volontà di amministrare insieme ed è su questo che si può valutare il grado di maturità di una classe dirigente decisa a compiere un passo così rilevante per gli effetti che produce sull’intero sistema istituzionale e patrimoniale dei singoli enti. Finora non si è riusciti a elaborare una proposta progettuale di mobilità a livello peninsulare e renderla operativa per dare una risposta a quella che possiamo definire una vera e propria emergenza cronicizzata! Non ci vuole l’Unione per varare un progetto del genere, ma la volontà e la disponibilità a farlo. La Città Metropolitana ha attivato da tempo i PUMS, i piani urbani di mobilità sostenibile, che riguardano anche la Penisola Sorrentina. E’ evidente che solo il sindaco di Meta Giuseppe Tito ne sia a conoscenza perché, sulla base delle mie informazioni, non risultano presenze e partecipazioni agli incontri e ai seminari di altri amministratori locali. Se si presidiano le istituzioni e si lavora in esse e per esse con impegno, dedizione e senso di responsabilità si può invertire rotta. Oggi invece abbiamo anche un deficit fortissimo di rappresentanza delle forze di opposizione in quasi in tutti i Comuni: questo non è un bene anche per chi governa. E’ un fenomeno preoccupante perché compromette la prospettiva di alternanze credibili alla guida dei nostri comuni che non siano semplici cambi di poltrona sempre tra gli stessi personaggi. Insomma il discorso è lungo e c’è di che discutere”.
D: Raffaele Esposito, politico carottese che tu ben conosci, ha parlato con nostalgia della manifestazione anticamorra che si tenne lungo il corso Italia fino a Sorrento nel 1980. Cosa e quando è cambiato da allora? Una manifestazione di quel tipo oggi sarebbe riproponibile?
R: “Se si coinvolgono gli studenti si può certamente fare, ma come dicevo all’inizio la sfilata dovrebbero farla gli adulti e testimoniare, col loro esempio, il rifiuto di logiche che davvero minacciano il futuro di questo territorio dove chi ci è nato è costretto ad andar via per lavoro o per trovare una casa e i giovani migliori già da tempo hanno scelto di formarsi e di andare all’estero. Forse non si ha la dimensione effettiva di questo problema, ma dovremo fare i conti anche con questo deficit qualitativo nel nostro futuro: le conseguenze le vedremo quindi sul piano delle classi dirigenti preposte al governo dei nostri comuni e alla gestione delle attività economiche. Allora potrebbe essere però troppo tardi per correre ai ripari”.

 

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