Concessioni demaniali: per Gianluigi Aponte anche il giudice non ritiene ci siano indizi a carico
La maxi operazione della DDA di Napoli attuata dalla Guardia Costiera di Napoli che ha visto, tra gli altri, indagato anche il patròn di MSC Gianluigi Aponte con l’ipotesi di reato di corruzione, ha fatto registrare la dichiarazione dei legali di Aponte, Giro Sepe e Annalisa Stile: “Il nostro assistito, per il quale non è stata richiesta alcuna misura cautelare, si ritiene completamente estraneo ai fatti, lo stesso giudice ha ritenuto che non ci siano indizi nei suoi confronti. Resta in ogni caso fiducioso nell’attività della magistratura“. In effetti il Gip nell’ordinanza scrive: “Quanto agli indagati Petrizzo Antonio, Aponte Gianluigi, Savarese Ivan e Staiano Antonino, che il PM indica quali concorrenti nel reato di cui al capo 15), in realtà forti sono le perplessità circa un loro effettivo e soprattutto consapevole contributo. Peraltro, per gli indagati Aponte Luigi, Savarese Ivan e Staiano Antonino il Pm non chiedeva alcuna misura cautelare, pertanto non appare utile in questa sede affrontare ulteriormente la condotta loro attribuita”.
Per dieci persone sono stati disposti gli arresti domiciliari, fra cui gli imprenditori marittimi Salvatore Di Leva, Fabio Gentile, Luigi Casola, Marcello Gambardella, indagati per corruzione. Stessa ipotesi di reato anche per i funzionari pubblici Aniello Formisano, Rosario Marciano, Liberato Iardino, dipendenti della Regione, che avrebbe ricevuto dagli imprenditori la promessa o la consegna di biglietti e tessere per aliscafi e traghetti in cambio provvedimenti favorevoli. E’ stata contestata l’aggravante mafiosa a Di Leva e Gentile in riferimento a due episodi di “illecita concorrenza con minaccia” per i quali non è stata emessa misura cautelare per carenza di indizi. Agli arresti domiciliari sono stati consegnati Giovanni Provenzano, della Capitaneria di porto indagato per corruzione, e i professionisti Aniello Portoghese e Francesco Cimmino, indagati per corruzione relativamente alle proroghe di concessioni illegittime. Il solo obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria riguarda invece Antonio Giannetto (comandante dell’ufficio marittimo del porto di Amalfi), Achille Giglio (funzionario regionale), Cosma Amendola e Vincenzo Cosenza (imprenditore).
La Guardia Costiera in una nota spiega che le indagini avrebbero consentito di “...delineare l’esistenza di stabili e consolidati rapporti (anche di natura corruttiva) tra taluni imprenditori del settore marittimo e pubblici ufficiali intranei all’Unità Operativa Dirigenziale trasporto marittimo e demanio marittimo della Regione Campania, accordi inerenti a varie concessioni demaniali rilasciate e/o prorogate dal predetto ufficio e diretti ad alterare o turbare le procedure utilizzate per la scelta del concessionario e, più in generale, la gestione dei rapporti tra l’Ente Pubblico concedente ed i concessionari; tanto sarebbe avvenuto in cambio di denaro ovvero di altre utilità destinate ai suddetti pubblici ufficiali da parte degli imprenditori”. Una pratica che avrebbe di fatto “...consentito la concentrazione delle concessioni demaniali marittime in capo ai medesimi imprenditori, dando vita ad un vero e proprio ‘cartello’, che in taluni casi agiva secondo modalità mafiose”. Gli altri indagati