Verità e pragmatismo non devono sottostare alle preconcette visioni ideologiche, anzi!
di Luigi Poi
Questo fondamentale assioma dovrebbe valere soprattutto in politica e nelle grandi scelte in materia economica e sociale. Ma anche se venisse abbinato alla vita quotidiana favorirebbe senza dubbio la convivenza civile e lo sviluppo socio-economico di una comunità.
Purtroppo troppo spesso succede l’inverso e prevalgono pregiudizi ideologici che sottomettono il valore della realtà, della esperienza, della concretezza e dell’utilità sociale ed economica.
Amaramente la storia recente ci ha dimostrato anche che non raramente la stessa religione e l’educazione dei figli diventa battaglia ideologica. E se poi questo posizionamento ideologico si trasforma in furore si capisce il perché del divampare di conflitti interni ed esterni.
I danni sono sotto gli occhi di tutti, degli esempi estremi potrebbero essere l’attentato alle “Torri Gemelle“ dell’11 settembre e le follie naziste dei campi di concentramento .
Anche sull’ambiente e sulla difesa del nostro pianeta, per utilizzare un argomento più attuale e sentito, le posizione di alcuni schieramenti hanno poco a che vedere con la concretezza, la realtà del vivere quotidiano, il buon senso.
La costruzione dei termovalorizzatori è terreno di grandi battaglie dove addirittura la scienza viene riposta in un cassetto blindato a vantaggio di improvvisati attivisti, più o meno verdi e più o meno in buona fede, che chiudono gli occhi di fronte al successo di questi impianti in capitali come Vienna e Copenaghen; cittadine non inquinanti, sporche e fracassone come le nostre, dove tutti i livelli di misurazione e tutte le certificazioni scientifiche della filtrazione dell’aria dimostrano la sicurezza e la pulizia del particolato raccolto in sospensione.
A parte i vantaggi economici per scuole, ospedali e pubblica illuminazione che si appropriano dell’energia di queste centrali quasi a costo zero.
Per non parlare del problema dell’immondizia (nella nostra – ex gloriosa – Capitale nutre topi e cinghiali) che deteriora l’immagine, il buon vivere, la salute, la sicurezza dei cittadini che, tra l’altro, sono anche bastonati dai continui aumenti della Tari.
In questi giorni il dibattito politico sembra concentrasi sui rigassificatori (anche quelli galleggianti), piccola ma significativa soluzione all’esagerato costo degli approvvigionamenti energetici.
Qui lo scontro tra prevenzioni di carattere ideologico e di giudizi preconcetti si oppone ai successi della vera scienza e della innovazione tecnologica che hanno fatto progressi da gigante nella costruzione e gestione di questi impianti ed arrivando a mortificare le concrete esigenze economiche e sociali della Nazione.
Idem con i termovalorizzatori dove delinquenza organizzata dal nord al sud continua a fare affari d’oro in combutta con pseudo imprenditori specializzatisi nel riciclaggio dei rifiuti con un modello antico, costoso, inquinante, dannoso, inquinando le falde acquifere ed esponendoci sempre più ai fumi tossici di calcolati incendi.
Un guazzabuglio in cui sguazzano i peggiori politici, imprenditori senza scrupoli, mafie e camorra.
Insomma l’esperienza, i risultati effettivi, le prove documentate di chi ha adottato termovalorizzatori e rigassificatori (e per amor di Dio è meglio non citare il nucleare cosiddetto sicuro e pulito) vengono accantonati sia dalla stampa quotidiana che nei talk show o solo parzialmente accennati per la paura di essere bollati come nemici dell’ambiente e distruttori della Terra.
“Per capire il mondo ed il suo universo avremmo bisogno di più scienza, ma non pare che la conoscenza si muova in questa direzione. Non ci inganni lo sviluppo delle nuove tecnologie, il mondo interconnesso, perché l’orizzonte scientifico è sempre più sfumato mentre la ragione sembra retrocedere dalla mente alla pancia. (Giovanni Fioravante – Chi ha paura della scienza ? 2016-Edscuola)”
Invece abbiamo più sproloqui politici e slogan propagandistici senza testa ne coda. Eppure l’Italia vanta nel campo il fior fiore delle professionalità, perché non lasciare a loro la parola?
Qualcuno osserverà che non è proprio il caso visto quanto successo con i tanti virologi.
E allora si rischia di aprire un nuovo dibattito ma in Italia esiste la meritocrazia, la carriera scientifica è immune da burocrazia e servilismo politico?
E gli scienziati Danesi, Norvegesi, Austriaci, Francesi sono dei “coglioni”?
E quei popoli degli inquinatori? E la tanto amata Comunità Europea, sempre esaltata da parte dei nemici dei rigassificatori e termovalorizzatori, è fuori di testa nell’assegnare il premio di capitale verde a 14 città il cui elemento significato ed identificativo è “l’inceneritore a recupero di energia“?
Stoccolma, Lubiana, Amburgo, Bristol, Nantes Lahti ( Finlandia), Oslo, Copenaghen, Essen, Greanoble e la stessa Lisbona.
L’Europa la dobbiamo citare ed esaltare solo quando conviene ad alcuni interessi politici ed a potentati finanziari (vedi la Borsa di Amsterdam) o è veramente la “Patria comune“ da seguire sempre?
Intanto chi paga il dazio è la famiglia italiana a basso-medio reddito, il commerciante, l’artigiano, il piccolo imprenditore, il dipendente privato.
Coloro che dovrebbero avere l’onere e l’onore di gestire tutto questo, i partiti politici, si sono trasformati in burocrazia elettiva dedita solo alla distribuzione delle poltrone sicure o delle nomine nelle partecipate ed enti controllati. E quando hanno un poco di tempo libero da queste pratiche clientelari e familiari le sparano grosse.
E avanti così.
Intanto l’inverno si avvicina ed dopo il terrore pandemico per molti italiani ora arriva il terrore economico con il rischio di esporsi al freddo ed al fallimento. Ci si mettono anche gli “alti burocrati” che continuano a bloccare la realizzazione di fonti energetiche alternative e rinnovabili come parchi eolici, quelli solari, quelle da biomasse ed idroelettriche.
Il dibattito eterno sulle trivelle tricolori nell’adriatico, sui termovalorizzatori e sui rigassificatori anche se portasse ad una conclusione positiva, con l’intercessione della Madonnina di Lourdes, porrebbe immediatamente un’altra immensa lacuna delle opere pubbliche made in Italy.
Tempi lunghissimi, aumenti dei costi in corso d’opera, incursioni della magistratura, occupazioni da parte di gruppi di cittadin , burocrazia a iosa.
Quando tempo è passato dalla fastosa cerimonia a Sant’Agnello quando il Presidente De Luca annunciò che in due anni avremmo avuto un grande ospedale?
Parole, parole cantava la brava Mina!