La guerra delle etichette, l’Europa ci riprova. Rischi anche per il Limoncello?
di Luigi Poi
Questa volta a lanciare l’allarme è la Coldiretti che contesta duramente l’intenzione della Commissione Europea di far passare il protocollo Hercberg che mette all’indice tutti i prodotti alcolici indipendentemente dalla gradazione aggiungendo alla serie di colori previsti per gli alimenti una penalizzante lettera F con cui bollare di nero tutte le bevande alcoliche. “Un sistema di etichettatura ingannevole che mette in pericolo una delle filiere produttive di qualità del Made in Italy; l’Italia è il principale produttore ed esportatore mondiale” Agronews 12 settembre.
La Coldiretti ribadisce che “è del tutto improprio assimilare l’abuso dei superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole dei prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come il vino che in Italia è diventato l’emblema di una stile di vita lento che aiuta a stare bene con se stessi e che andrebbe contrapposto all’assunzione sregolata di alcol ad alta gradazione”.
In questa disputa potrebbe essere coinvolta la produzione e la commercializzazione del limoncello e dei derivati da polpa e succo come la marmellata da Sorrento a Capri e Costiera Amalfitana, con gravi danni alla nostra economia.
Inutile elencare i dati di fatturazione, l’incasso fiscale e i posti di lavoro che girano intorno a queste attività che si è anche molto giovata della positiva immagine e dalla bontà del prodotto che ha allettato i tanti turisti in vacanza in Costiera ed in Penisola. Stiamo parlando quasi un migliaia di posti di lavoro e centinaia di milioni fatturati. Imitata in tutto il mondo ha già subito danni da produzione fatta altrove a bassi costi e scarsa qualità del prodotto base, ma furbamente presentata con artificiosi sinonimi e false diciture di provenienza come sorrentina o amalfitana e caprese.
Il danno maggiore in caso di un calo della limonicoltura lo riceverebbe proprio l’ambiente in quanto gli appezzamenti coltivati potrebbero facilmente cadere nelle mani della speculazione edilizia.
L’allarme era già stato sollevato da Micaela Pallini, presidente della Federvini, a marzo:
“Il piano europeo di lotta contro il cancro (ed altre patologie come il diabete) è un chiaro tentativo di attacco concentrico nei confronti di quei e di quei paesi che guarda caso da sempre sono stati portabandiera di uno stile di vita corretto, alimentazione bilanciata e sana, cultura del bere e bellezza associata ai propri territori. Il tutto con una base scientifica approssimativa e grossolana, che non fa le necessarie distinzioni. I prossimi mesi (ora ci siamo) saranno cruciali: difendiamo i nostri settori, le nostre abitudini, la nostra socialità ma soprattutto difendiamo il buon senso“.
In cosa consiste l’allarme?
Il Centro Comune di ricerca della Commissione Europea ha reso noto, venerdì scorso, che a loro parere “le etichette semplici valutative e con codice di colore sono più facilmente comprensibili“ in quanto impegnano meno mentalmente i consumatori (ridere o piangere?); testualmente “richiedono meno calcoli mentali per essere elaborate” – SIC!.
In pratica il metodo di etichettature degli alimenti sostenuto da Francia e Germania (e ti pareva!) ed i Paesi nordici chiamato “Nutriscore” sarà quello adottato per il 2023 per favorire una alimentazione più sana e ne viene data anche una motivazione sociologica : “in generale i consumatori, quelli con reddito più basso“ dovrebbero preferire queste etichette riassuntive, a colori . “Cose da pazzi “ esclamerebbe il buon Totò!!
Stop esplicito, come al solito, al sistema proposto ed in parte già applicato dall’Italia definito Nutinform battery che è più preciso ed esaustivo e quindi meglio valorizza la genuinità e la origine dei nostri invidiati prodotti.
La Coldiretti ha alzato la voce e anche la Confagricoltura.
L’etichetta Nutriscore, nata in Francia e adottata dagli altri padroni dell’Europa, mette a rischio la miglior parte del made in italy, quello di qualità e più esportato, con questo sistema di etichettatura “ambiguo e che non informa e che penalizza i tantissimi prodotti tradizionali di cui la dieta mediterranea è ricca“.
In effetti il nutriscore è stato pensato per favorire i cibi industriali e secondo il Codacons bisogna subito “mettere in atto iniziative di boicottaggio a questo sistema a semaforo che ha conseguenze negative per tutti gli agricoltori, produttori, utenti ed il Made in Italy in generale”.
Cos’è il “Nutriscore, etichetta a semaforo o batteria“?
Ad ogni prodotto verrebbe assegnato un colore in base ai livelli di zucchero, grassi e sale, classificando i cibi e le bevande con il segno di un colore. Semaforo verde i migliori, semaforo rosso i peggiori.
E’ un colpo, non in buona fede, che si vuole assestare alla produzione agro-alimentare italiana che sta conquistando sempre di più i mercati. Coldiretti e Federalimentare calcolano che si potrebbe arrivare ad una perdita fino al 50% dell’export. “l’Italia all’estero vende molti prodotti, è famosa per le sue eccellenze (il limoncello è una di queste) e su molti dei prodotti che vende ha ampio valore aggiunto. Mettendo un bollino rosso o arancione su molti dei nostri prodotti a risentirne sarebbe l’export e quindi la produzione (già in crisi per il costi energetici e per il falso made in Italy ) e mettendo in crisi l’occupazione.
Chi ci guadagna ?
La GDO francese e tedesca che ha tutto interesse a vendere prodotti con etichetta a semaforo, basata su criteri non scientifici e troppo semplificativa, che fa leva sulla paura dei consumatori di poter mangiare cibi non salubri, basata su un algoritmo da cui solo la grande distribuzione francese, tedesca, belga ed olandese ne traggono beneficio privilegiando prodotti confezionati con marchio proprio.
I rappresentanti italiani a Bruxelles ancora sperano in un ravvedimento e comunque hanno cercato di piantare un punto fermo: l’esclusione di prodotti DOP, IGP e STG la cui etichettatura non può essere doppiata, facendosi forza del principio che l’Italia vanta la migliore dieta al mondo, quella mediterranea, e quindi di tutto può essere accusata tranne di non avere a cuore la salute dei consumatori.
Ma è la salute dei cittadini europei e la bontà e salubrità dei prodotti alimentari che interessa a Francia e Germania ed ai loro soliti fidati alleati o il business delle grandi lobbies alimentari con un pizzico di immancabile invidia per le capacità e le eccellenze italiane? Quando finirà questo accanimento terapeutico?
Riusciremo a salvare il “Limoncello” dalla assegnazione della famigerata lettera “F” o entrerà anch’esso nell’infernale girone organizzato dalla potente burocrazia di Bruxelles?