Se la tassa di soggiorno diventasse una “tassa di risarcimento”!
Quando gli aridi numeri dell’imposta di soggiorno svelano la tendenza alla spesa elettoralistica di molti amministrazioni comunali. E la tentazione di ridefinirla come “ tassa di risarcimento”.
A metà del 2021 il Governo italiano stanziò 350 milioni di euro per coprire i mancati incassi della “tassa” di soggiorno a causa della pandemia-Covid. Chiaramente ne beneficiarono anche i Comuni turistici della Città metropolitana di Napoli.
In primis Napoli che ottenne la cifra maggiore: 5milioni e 551mila euro.
Seguita da Sorrento con ben 3milioni e 83mila euro.
In Penisola dopo la città del Tasso seguono:
Massa Lubrense: 353mila euro
Sant’Agnello: 335mila euro
Vico Equense: 285mila euro
Piano di Sorrento: 162mila euro
Meta di Sorrento: 97mila euro.
Successivamente il Ministero dell’Interno, di concerto con il Ministro dell’Economia e Finanza, ha rifinanziato, sempre come ristoro ai comuni per i minori incassi degli introiti dell’imposta di soggiorno ed di altri analoghi contributi, per 100milioni di euro (per l’art. 12 DL n. 4 del 2022) più altri 50milioni di euro (per art.27 DL n.17 sempre del 2022). Di quest’ultimo “regalo” logicamente gli importi sono inferiori:
Sorrento: euro 904.718,08
Sant’Agnello: euro 126.430,05
Massa Lubrense: euro 94.146,35
Vico Equense: euro 90.2229,99
Piano di Sorrento: euro 49.466,27
Meta: euro 28.470,42
Chiaramente a queste cifre vanno poi aggiunti gli incassi ottenuti dai turisti registrati e presenti in Penisola nel 2020 e 2021.
Tanto a smentire quanto spesso si è ascoltato. Cioè che anche le casse comunali “piangevano” per la perdita degli incassi della imposta di soggiorno e di conseguenza certe spese non si potevano sostenere perché erano venuti a mancare gli incassi di questo odioso balzello.
Indubbiamente i proventi sono stati minori rispetto a quelli degli anni pre-pandemia:
Sorrento nel 2019 aveva messo in cassa una cifra notevole: 6.366.646,13 euro.
Possiamo calcolare che nel 2020 solo la metà degli importi di solito incassati sono stati ristorati, ma che comunque si tratta di cifre notevoli e calcolando che anche con questo “bottino” dimezzato si è comunque potuto coprire altre poste di bilancio .
Inoltre essendo stata la ripresa quasi zero nei primi mesi del 2020 e molto limitata in quelli successivi si è speso di meno per manifestazioni ed eventi.
L’imposta di soggiorno è sulla carta una “tassa di scopo“, cioè un prelievo forzato finalizzato alla realizzazione di un obiettivo, nello specifico dovrebbe essere destinata quasi esclusivamente per il sostenimento dei servizi turistici.
Questa imposta è stata introdotta nel 2011 a seguito della riforma del federalismo fiscale ed era facoltà dei Comuni se applicarla o meno e stabilire il relativo importo con una ordinaria delibera del consiglio comunale.
Logicamente è successo che tale “tassa” è stata spesso utilizzata per finanziare, in maniera non sempre puntuale e distinta, il bilancio .
Le associazioni di categoria hanno più volte protestato “perché gli introiti della tassa di soggiorno vengono destinati al flusso di cassa dell’Ente anziché, come dovrebbe, alla destinazione di scopo finalizzata all’incremento dell’attività turistica”.
Una inchiesta di “ALTRAECONOMIA” del maggio 2021 finalizzata ad individuare dove finisce l’imposta di soggiorno ha indagato i bilanci di alcuni grandi comuni turistici, come Roma, Napoli, Genova, Bologna, Milano ed altri.
In Italia sono 1.125 i Comuni che hanno adottato l’imposta.
L’indagine ha potuto rilevare che ci sono molte forzature (il decreto istitutivo lascia spazi di applicazione molto ampi) come l’utilizzo sotto la voce generica di “decoro urbano e di manutenzione di spazi cittadini“.
Inoltre sta prendendo sempre più piede, di fronte “agli impatti negativi dell’overtourism“ (Sorrento docet) l’opportunità di avviare una riflessione della stessa natura dell’imposta di soggiorno. In particolare “per le politiche abitative a lungo termine e per gli affitti di lungo periodo, perché uno degli effetti del turismo di massa è proprio aggravare l’emergenza abitativa“ .
Spiega il professore Filippo Celata, docente di Geografia presso l’Università La Sapienza di Roma ed affermato studioso dei processi di trasformazione urbanistica: “Ma anche nel caso in cui i proventi siano dedicati a politiche specifiche sul turismo, queste ultime si limitano spesso ad interventi di natura promozionale il cui obiettivo è attrarre più visitatori senza mitigare gli effetti che tale modello comporta sulle città e sui cittadini residenti”.
Cioè problematiche del sistema dei trasporti, sanitario, gestione degli acquedotti ed altro. Lo sappiamo bene anche noi in Penisola!
Sia in materia di mancanza di abitazioni per i locali nonostante la cementificazione ad oltranza sia per l’insufficienza e le carenze di molti servizi fondamentali per la cittadinanza.
Inoltre con questa imposta, mal regolata, si finisce con finanziare un poco di tutto: eventi di modesta qualità, igiene ambientale, acquisto di riviste specializzate, lotta alla zanzara tigre, feste padronali, tornei giovanili di calcio e calcetto, mostre fotografiche e presentazioni di libri sui temi più disparati ma che non interessano a nessuno se non a chi le organizza e ……chi più ne ha più ne metta.
Alla fine è diventata una consuetudine conquistarsi fette di elettorato utilizzando i proventi dell’imposta di soggiorno e non si resiste alla tentazione di aumentarne l’importo da richiedere ai malcapitati turisti.
In questo modo darsi la zappa sui piedi diventa una pratica comune specie quanto si organizzano manifestazioni o spettacoli serali che niente hanno a che vedere con la cultura e la tradizione del posto e che creano solo rumore, traffico, intasamento dei parcheggi, importazione di delinquenza spicciola e quant’altro. In Penisola Sorrentina non c’è giorno che non si registrano risse, aggressioni, furti, vandalismo, schiamazzi notturni.
E’ facilmente intuibile che i “veri” turisti saranno costretti a chiudersi in albergo o nel BB e purtroppo a decidere di non ritornare.
Insomma la campagna elettorale con i fondi dell’imposta di soggiorno può garantire qualche successo di voti, ma finisce per causare un danno o perlomeno uno svantaggio al turismo stesso, alla quiete pubblica ed alla incolumità e sicurezza dei residenti.
Basta sfogliare i programmi degli eventi estivi per rendersi conto che da questa tentazione nessuno è esente; non è impresa impegnativa osservare quanti “eventi” sono non solo una “minaccia” per il turista, ma anche un disagio per quei cittadini che vogliono godersi la tranquillità ed il riposo come è loro sacrosante diritto. In effetti per una manciata di voti si compromette sia la simpatia del turista che quello di molti residenti.
In poche e chiare parole “‘A spesa nun vale ‘a ‘mpresa”! Su questo ci vorrebbe una attenta riflessione !
Anche per questo nel comune sentire si sta diffondendo l’idea di rivedere e ridefinire la “tassa” di soggiorno ribattezzandola come “tassa di risarcimento” (sarebbe meglio “tassa di compensazione”). E qui il discorso diventa ancora più divisivo ed impegnativo.
“Se da un lato il turismo è senza dubbio fonte di ricchezza e di benessere economico, dall’altro lato un numero troppo elevato di turisti ha sicuramente un impatto negativo sul territorio, sia da un punto di vista ambientale, sia per quanto riguarda la vivibilità dei cittadini residenti“.
Per di più sempre più spesso si sente parlare di turismo sostenibile, cioè meno inquinante è più attento all’equilibrio ecologico e sociale ed alla tutela del luogo.
Ecco perché in questo scenario (che riguarda da vicino anche Sorrento e dintorni) l’imposta di soggiorno secondo una forte corrente di pensiero dovrebbe essere proposta non più come una “tassa di scopo” come lo è attualmente (i proventi della quale “devono essere reinvestiti dal comune solo ed esclusivamente nell’ambito turistico”- comma 1 art.4 del D.Lgs del 14 marzo n.2011 n.23) ma come una tassa di “risarcimento”.
Il dibattitoè ancora pacato ma aperto, Ma se si continua ad utilizzare malamente e in modo dannoso per la comunità la destinazione dei soldini derivanti dalla imposta di soggiorno il conflitto arderà con più veemenza.
In attesa si può solo consigliare ed auspicare una maggiore aderenza al disposto legislativo, che testualmente sancisce: “finanziare interventi in materia di turismo, ivi compresi quelli a sostegno delle strutture ricettive, nonché interventi di manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali ed ambientali locali, nonché dei relativi servizi pubblici locali“.
Magari per gli amministratori con maggiore visione e lungimiranza puntare ad interventi che dotino il loro territorio di strutture stabili e di beni culturali di lunga durata (cultura e turismo sono un binomio armonioso e prezioso se coniugato bene) e nel contempo bandire feste, festicciole e quant’altro serve solo ad infastidire il concittadino che la mattina deve alzarsi per andare al lavoro ed il turista che è venuto in Penisola in cerca di relax (oltre il 70%) o a cercare opportunità di natura culturale ed ambientale come Pompei, Ercolano, Vesuvio e Paesaggi vari (circa il 30%).
“Il politico diventa uomo di Stato quando inizia a pensare alle prossime generazioni invece che alle prossime elezioni”- Winston Churchill.