Elezioni&Politica, note a margine del referendum fallito in vista delle elezioni 2023
Falliti i referendum, la politica e i media si interrogano sulle ragioni del flop e sulla crescente disaffezione degli italiani verso le urne col risultato che, eccezion fatta per i referendum dove l’astensionismo ha un peso rilevante nella determinazione dell’esito, ormai le elezioni sembrano cosa di famiglia tra addetti ai lavori e i loro entourage allargati ai sistemi che vivono di luce riflessa (definizione eufemistica di che cosa sono in realtà questi sistemi).
Accalarato che il leader leghista Matteo Salvini è un assoluto incapace di intendere e di volere politicamente parlando e non si comprende come il suo partito non lo destituisca per recuperare una funzione almeno coerente con gli ideali leghisti, ci dobbiamo chiedere perchè manca un’alternativa alla sua leadership. Questo è un grande problema sia interno alla Lega sia rispetto al Paese, perchè quando un ceto politico è in deficit di leadership gli effetti delle sue azioni e decisioni sono a cascata, interni ed esterni. Se pensiamo che manca meno di un anno alle elezioni ci rendiamo conto della criticità della situazione.
Discorso opposto per Giuseppe Conte, leader di quello che fu il Movimento 5 Stelle primo partito italiano ormai ridotto a poco o nulla. Qui il discorso è inverso: c’è un leader peraltro apprezzato da gran parte degli Italiani, ma il suo partito non c’è più e quello che ne rimane non è digeribile per la maggior parte dell’elettorato che quindi gli volterà le spalle alle politiche dell’anno venturo. L’errore di Conte è stato quello di illudersi di poter guidare il Movimento di Grillo in condominio con Luigi Di Maio che, inchiodato al poltrona ministeriale, oltre a implementare il suo sistema in chiave elettorale, deve trovare lo spazio e il contenitore dove farsi rieleggere. L’informazione al 99% ha sistematicamente aggredito e infangato il M5S e le sue iniziative parlamentari e governative, in primis quel reddito di cittadinanza che si è trasformato in un vero e proprio boomerang elettorale e sul quale si è consumata una frattura profonda con un elettorato immaturo nel comprendere il senso della misura, ma anche della politica grillina a darne la giusta rappresentazione. Ora se Conte ha una chance si successo essa è legata alla formazione di un nuovo movimento che si identifichi con la sua leadership lasciando a Di Maio lo spoglie di un M5S assolutamente incommestibile.
Il PD di Enrico Letta si gode la momentanea affermazione di primo partito italiano percetualmente parlando, ma ormai è una forza senza alcuna identità, incapace di parlare con credibilità a un elettorato confuso e che si rifugia nell’astensione piuttosto che dar fiducia a quello che fu un partito di sinistra. Avvinghiato a Draghi che si è dimostrato e si sta dimostrando assolutamente inadeguato a governare l’Italia nonostante lo scudo protettivo del sistema e dell’universo mediatico, il PD rischia di fallire l’appuntamento con le elezioni del 2023 sotto le spinte calendiane-renziane che vogliono allontanarlo definitivamente dall’alleanza col M5S proprio per metterlo fuori gioco. Renzi&Calenda sono espressioni di questa destra italiana e per la sua affermazione stanno lavorando.
Per quanto concerne l’astro nascente di Giorgia Meloni coi suoi Fratelli d’Italia è bastato rivedere la sua esibizione in un comizio in Spagna dell’altro giorno per capire che personaggio è e che svolta sarebbe capace di imporre all’Italia insieme alla “banda” che la circonda. C’è un serio motivo per essere preoccupati da questa donna che incarna la concezione fascista più becera la cui ascesa va contrastata con tutti i mezzi democratici di cui disponiamo.
Infine Berlusconi e le spoglie di Forza Italia: c’è poco o nulla da mettere in campo per risalire la china e recuperare uno spazio vitale. Alle politiche del 2023 rischia di essere fagocitata in Fratelli d’Italia non avendo alcun senso nè prospettiva l’attribuzione di un voto al partito del fu Cavaliere.
Per l’elettore disamorato e disarmato c’è davvero poco da stare allegro! Il deficit di rappresentatività politica non è stato mai così basso e non sarà facile costruire una proposta di uomini e di programmi credibile se qualche novità non matura da subito nell’attuale Parlamento e nello stesso Governo. L’appiattimento quasi totale sulla linea-Draghi riferita alla guerra russo-ucraina ha diviso il Paese che sta già pagando un prezzo salatissimo a questa strategia bellicista irrispettosa della Costituzione e asservita alle logiche USA-Nato in dispregio degli interessi reali del popolo italiano. La crisi economica d’autunno sarà tanto devastante da mettere seriamente a rischio la tenuta democratica e lo stesso esito delle elezioni. Tanto più se i media non fanno marcia in dietro dando voce al Paese reale e richiamando la politica e il governo alle proprie responsabilità piuttosto che assecondarne ogni passaggio.