Domenica 13 marzo elezioni metropolitane: Penisola divisa con tre candidati
Il 13 Marzo sindaci e amministratori comunali della provincia di Napoli andranno a votare per eleggere il Consiglio della Città Metropolitana presieduto, per legge, dal sindaco della città capoluogo, cioè Gaetano Manfredi primo cittadino di Napoli. In corsa ci sono tre candidati espressioni della Penisola Sorrentina: Giuseppe Tito, sindaco di Meta e consigliere metropolitano uscente, Luigi Di Prisco presidente del consiglio comunale di Sorrento e Peppe Aiello neo sindaco di Vico Equense. I primi due, Tito e Di Prisco, corrono in liste di centro-sinistra, Aiello invece di centro-destra col sostegno di Gennaro Cinque consigliere regionale. Un elezione di secondo livello (cioè che esclude la partecipazione dei cittadini e vede come elettori soltanto gli amministratori in carica nei Comuni) che è stata riconosciuta illegittima dalla Corte Costituzionale per cui potrebbe essere l’ultima volta che si celebrerà in questo modo per ritornare al vecchio regime dell’elezione da parte dei cittadini che hanno il diritto di esercitare le proprie prerogative elettorali e di controllo sull’operato degli amministratori metropolitani, allo stato sottratto a qualunque giudizio da parte dei cittadini e risolvendosi in una partita tutta politica giocata nell’ambito della casta.
A questo appuntamento la Penisola Sorrentina si presenta divisa col rischio di perdere l’opportunità di eleggere un proprio rappresentante nel consiglio metropolitano dove, come ha dimostrato la positiva esperienza di Tito, si gestiscono importanti progetti e ancor più sostanziose risorse finanziarie, oggi ancora più di ieri per i fondi del Pnrr. Appare quanto meno retorica la dichiarazione del sindaco di Piano di Sorrento Salvatore Cappiello che, dichiarando di voler sostenere la candidatura di Tito, si è sbilanciato nell’affermare che alle politiche dell’anno venturo la Penisola dovrà sostenere compatta la candidatura di Piergiorgio Sagristani, sindaco di Sant’Agnello che giungerà anche al termine del suo secondo mandato dopo averne già svolti due in precedenza. Dichiarazioni fine a sè stesse in quanto non tengono in considerazione fattori importanti come la riduzione dei seggi parlamentari con la creazione di collegi elettorali molto ampi, la probabile modifica del sistema elettorale con un ritorno al proporzionale e quindi con l’esigenza dei vari partiti di prendere voti per aggiudicarsi i seggi
Di candidature unitarie non se ne parla perchè tutte le forze politiche avranno interesse a candidare espressioni del territorio per ottenere voti indispensabili a conseguire il quorum regionale ai fini dell’attribuzione dei seggi. Quindi si tratta di chiacchiere prive di costrutto e senza consapevolezza del ruolo effettivo che un parlamentare è chiamato a svolgere per il governo del Paese, non certo dei territori da cui proviene. Se per esempio valutiamo il contributo che viene al territorio da una presenza in consiglio regionale con Gennaro Cinque, ex sindaco di Vico Equense, ci rendiamo conto di quanto il discorso delle rappresentanza territoriale sia un esercizio teorico estemporaneo.
Prima di Cinque in consiglio regionale la Penisola ha avuto la dottoressa Flora Beneduce e anche in questo caso non ci sono stati risultati significativi. Si dirà: sono stati entrambi all’opposizione! Il problema è che anche dall’opposizione si può rendere un servizio alla propria comunità nel contesto regionale dove effettivamente gli eletti possono giocare a favore dei propri territori e come ha ben dimostrato di saper fare Tito nella sua esperienza metropolitana: il problema è di cimentarsi sui problemi dell’area e cercare di dar loro una soluzione!