Marco Fiorentino: “Il caro bollette è una mazzata per il turismo”
In queste ore che precedono l’elezione del nuovo Capo dello Stato il Governo sta valutando di non prorogare le norme anti-covid in scadenza il 31 gennaio e che moritificano in particolare il settore turistico per le diverse modalità di entrata-uscita degli stranieri nei paesi dell’UE. E’ uno dei temi evidenziati da Marco Fiorentino nell’intervista rilasciata al settimanale Agorà in edicola da sabato 22 gennaio dove l’ex sindaco e imprenditore alberghiero fa il punto sulla criticità del momento che stiamo vivendo sia sul piano socio-economico sia su quello amministrativo a livello comprensoriale.
“Caro Bollette al 500%: MAZZATA PER IL TURISMO”
Marco Fiorentino è un noto e affermato imprenditore turistico sorrentino del settore alberghiero, ma soprattutto è stato un politico eccellente, sindaco della città di Sorrento per tre consiliature e quindi un osservatore privilegiato del contesto socio-economico territoriale. In questa “pausa” post-natalizia che prelude all’avvio della nuova stagione turistica facciamo con lui il punto sulla situazione sorrentina e più in generale peninsulare.
Come si prospetta la stagione turistica 2022?
“Al momento è già saltato il mercato invernale rappresentato dal quel turismo scolastico, nazionale e internazionale, di cui Sorrento è sempre stato una meta importante consentendo all’imprenditoria turistica di svolgere quella che viene comunemente definita destagionalizzazione, cioè il lavoro svolto durante il periodo invernale e che prelude a quello tradizionale primaverile/estivo. Si tratta di una grave perdita, per il terzo anno consecutivo, che colpisce imprese e lavoratori. Per il momento si guarda alla Pasqua 2022 con tutte le incognite legate all’andamento della pandemia covid-19 che rischia di frenare ancora i flussi turistici che tradizionalmente prediligono Sorrento e che alimentano stabilmente il nostro mercato del lavoro. Teniamo presente che il turismo inglese e quello americano, anche nei momenti internazionali più critici legati al terrorismo, non sono mai venuti meno. Oggi la pandemia, con le conseguenti restrizioni alla mobilità e con l’applicazione di norme sanitarie differenziate nei diversi paesi, costituisce un grande problema che nel breve periodo non ci permette di essere ottimisti, nè di poter programmare a media scadenza. Quindi la componente sanitaria, dopo tre anni, resta ancora decisiva rispetto alla ripresa della nostra economia turistica”.
Quali sono le principali conseguenze di questa situazione?
“Il mercato del lavoro, di questo tipo di lavoro, è fatto di programmazione e oggi gli imprenditori non sono in grado di poter pianificare, come per il passato, la loro attività e, fatto non secondario, i lavoratori del settore continuano a vivere una situazione di grave incertezza sul presente e sul futuro, vedendo compromessi i loro redditi e quindi determinandosi situazioni di instabilità familiare che stanno provocando altri problemi. Per esempio quello della fuga da questo tipo di lavoro, divenuto troppo incerto, in favore per esempio dell’edilizia dove sono sempre più numerosi, grazie anche ai tanti incentivi messi in campo per sostenere il settore, coloro che lasciano le cucine, le sale, i ristoranti per riconvertirsi nell’edilizia che ha bisogno di manodopera, garantisce stabilità e condizioni di lavoro anche agevolate se pensiamo alla tempistica lavorativa settimanale con sabato e domenica festivi e orari fissi nel resto dei giorni. Il fenomeno è in espansione e per noi che operiamo nel settore diventa sempre più difficile preservare quelle risorse umane che, attenzione, rappresentano un importante valore aggiunto per l’impresa sotto tutti i punti di vista. Questo è un problema serio su cui bisogna ragionare, perché una volta perduto questo valore umano e professionale non è facile rimpiazzarlo e garantire quegli standard di accoglienza noti e apprezzati in tutto il mondo”.
Il Governo ha però sostenuto il comparto turistico e si parla di ulteriori ristori…
“Attenzione: innanzitutto noi operatori, io per primo, abbiamo adeguato le nostre strutture sotto tutti i punti di vista ben prima della pandemia, con grossi investimenti per rispettare le norme ed elevare gli standard di qualità della nostra offerta rispetto a un mercato della domanda divenuto sempre più esigente anche rispetto alle innovazioni che l’hanno caratterizzato. Se pensiamo per esempio alla componente energetica, negli anni scorsi non solo il settore alberghiero, ma anche quello della ristorazione, ha investito per riconvertire gli impianti e le strutture puntando sull’elettricità in un’ottica green che significa anche cultura della sostenibilità applicata all’esercizio di impresa. Quindi efficientamento energetico, non solo, modernizzazione e interattività. Oggi ci troviamo nel bel mezzo di un vero e proprio tsunami energetico con aumenti già in corso che sfiorano il 500% e che rischiano di mandare all’aria la gestione delle nostre imprese. Mica si possono automaticamente riversare sull’utenza aumenti di questa portata! La nostra offerta andrebbe fuori mercato dovendosi garantire nello stesso tempo la conservazione dei nostri standard che rappresentano la chiave del nostro successo rispetto ad altre realtà dove sicuramente l’offerta di ospitalità e servizi è molto meno eccellente. Questo è un problema decisivo per il futuro della nostra economia e riguarda tutta l’imprenditoria, ancor di più quella alberghiero-ristorativa che rappresentano il valore aggiunto di questo territorio”.
Si è costituito un tavolo di confronto tra gli Assessorati al Turismo dei sei Comuni peninsulari per iniziativa di alcune associazioni di operatori del settore extralbeghieri e dei servizi. Cosa ne pensa?
“Quando ci si siede attorno a un tavolo per confrontarsi è sempre una cosa positiva, questa è la premessa, occorre però che siano coinvolti tutti gli attori della filiera turistica, quindi albergatori, commercianti, artigiani, se dobbiamo ragionare in una logica di sistema. Questo mi sembra ovvio. Inoltre per discutere di questi problemi c’è bisogno di farlo con competenze e con il polso della situazione che, come ho detto, tocca tanti aspetti della questione dove le strategie di marketing e di promozione devono necessariamente scaturire dalla loro soluzione per proporre al mercato, quello classico, ma anche esplorando nuove realtà, un’offerta territoriale attrattiva e in grado di non deludere le aspettative dei nostri ospiti. Quindi confrontarsi sulla mobilità nei suoi diversi segmenti: aerea, stradale, su ferro e via mare. Se ne parla da anni, ma di fatti concreti se ne sono visti pochi o niente! E poi dobbiamo fare sistema con il versante della Costiera Amalfitana, delle isole del golfo Capri, Ischia e Procida, perché insieme rappresentiamo un’eccellenza assoluta che la stessa Regione Campania, primo interlocutore per le politiche turistiche, deve tenere in una nuova e diversa considerazione sotto tutti i punti di vista. Individuare le priorità, quindi, elaborare un progetto e pianificare le diverse tipologie di interventi da effettuarsi, pianificare poi le azioni promozionali tenendo presente il tempo che stiamo vivendo e quello che ancora vivremo per gli anni a venire per cui su certi temi, come per esempio la sicurezza e la salute, dobbiamo stare sempre sul pezzo e dare garanzie di affidabilità. Solo così si possono riempire di contenuti le iniziative che altrimenti lasciano il tempo che trovano. Teniamo anche presente un altro fattore importante per Sorrento dove la disponibilità dimostrata dell’imprenditoria privata a mettersi in gioco e ad affiancare la pubblica amministrazione per la realizzazione di opere e iniziative significative per gli interessi della città rappresenta un valore importante per guardare con più ottimismo al futuro. Infine c’è da ragionare, tra i Comuni e con la Regione Campania, sul problema dell’offerta extralberghiera che, al di fuori di una seria disciplina, rischia di ulteriormente complicare tutti i ragionamenti con le note ripercussioni sulla città e sul grado di vivibilità”.
Cosa pensa del percorso meccanizzato di cui si parla da tanto tempo?
“Appunto: si parla da tanto tempo, ma c’è da passare dalla teoria alla pratica. A cominciare da un confronto in consiglio comunale che non mi pare si sia ancora espresso. E’ un’opera strategica per la città e più tempo passa, più si rischia di non realizzarla nonostante le dichiarate buone volontà che, sia chiaro, servono ,ma non sono sufficienti. Auspico che il Sindaco e l’Amministrazione facciano al più presto un passo avanti decisivo in questa direzione”.
E riguardo all’Unione dei Comuni che periodicamente ritorna nel dibattito politico?
“Ripeto lo stesso ragionamento: sedersi e confrontarsi è sempre positivo e aiuta a crescere. Il problema è quello di superare questa fase individuando le tematiche su cui si può cominciare a costruire per davvero un’unione e farlo, altrimenti restano chiacchiere e i problemi del comprensorio non trovano una composizione unitaria di cui invece si ha assolutamente bisogno se vogliamo crescere, essere più competitivi, migliorare la qualità della vita e ambire a costruire un futuro anche per le nuove generazioni che sempre più numerose scelgono altre strade depauperando la nostra comunità di intelligenze, di professionalità, di entusiasmi vitali per la società, per la sua economia e anche per la politica”.