Impasse politico sull’elezione del Capo dello Stato. La prospettiva Draghi non risponde agli interessi del Paese
L’iniziativa assunta da Mario Draghi, nella prima giornata di votazioni (con schede bianche) per l’elezione del nuovo Capo dello Stato, di incontrare i leader dei maggiorni partiti (Lega, Dem, 5 Stelle) è la conferma che il Premier intende veramente traslocare da Palazzo Chigi al Quirinale. Ormai questo è fuor di dubbio. Perchè? Oltre alle normali e legittime ambizioni personali, Draghi si è reso conto di aver esaurito il suo mandato (con tante, anzi troppe lacune sia sul fronte della gestione pandemica sia su quello dell’economia e dell’impiego dei fondi PNRR) e di non poter fare di più come Capo del Governo. Soprattutto nell’anno che precede le elezioni politiche rischia di ritrovarsi in conflitto permanente con le stesse forze politiche che oggi sostengono (?) il suo Governo e di dover ingaggiare una lotta politica di cui si sente assolutamente estraneo.
Alle elezioni ogni Partito vorrà arrivarci avendo fra le mani le carte giuste da giocarsi rispetto al corpo elettorale (da qui la richiesta di Salvini di ministeri di peso) e quindi le scelte che dovranno farsi nelle prossime settimane e mesi saranno subordinate a questi interessi elettorali con la Politica ansiosa di riprendersi il capo della matassa ed esercitare le proprie prerogative costituzionali oggi “espropriate” dal tecnico super-Mario.
Che cosa ci resta a fare Mario Draghi un altro anno a Palazzo Chigi? A fare il servitore dei suoi dante causa? L’ex Presidente BCE sa bene che salendo oggi (non avrà un’altra chance) al Quirinale conserverà, rafforzato, un reale potere interlocutorio rispetto alle forze politiche ed economiche e dai vertici dello Stato potrà dettar loro legge attuando un presidenzialismo di fatto forte della sua autorevolezza e delle garanzie derivantegli dalla carica presidenziale. Siamo certi che questo sia il vero interesse del Paese? E’ legittimo dubitarne! Una volta conclusi i “giochi presidenziali” con l’elezione a Capo dello Stato, Draghi potrebbe benissimo favorire il ricorso alle urne in un clima di inevitabile conflittualità che si manifesterà il giorno dopo la sua salita al Quirinale e la prospettiva di un ulteriore esproprio delle prerogative della politica a vantaggio di elite tecniche o presunte tali si farebbe ancora più concreta. Da qui la diffusa ostilità ad eleggere Draghi capo dello Stato.
Quello del Presidente della Repubblica è la carica più alta e di garanzia per il Paese, dev’essere sottratta a logiche che sono estranee alla salvaguardia di questo interesse se vogliamo scongiurare una deriva della nostra democrazia parlamentare. Ecco perchè la partita che si sta giocando oggi in Italia è decisiva per le sorti del Paese dove di servitori ormai ne restano ben pochi, sentendosi e comportandosi tutti gli altri da padroni. I primi a consentire questa degenerazione sono i media italiani che, con qualche sparuta eccezione, hanno rinunciato a svolgere la loro funzione di cani da guardia a difesa degli interessi pubblici. Questo aggrava ulteriormente la situazione per cui decisioni sbagliate rischiano di aggravare una situazione politica e socio-economica nazionale già critica, anzi fortemente critica!